Decreto ministeriale - 7/06/2017 - n. 122 art.

Danilo Di Matteo

DECRETO DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 7 giugno 2017 n.122 (in Gazz. Uff., 10 agosto 2017, n. 186). - Regolamento recante disposizioni in materia di servizi sostitutivi di mensa, in attuazione dell'articolo 144, comma 5, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.1

[1]  Decreto abrogato dall'articolo 226, comma 3, lettera e) del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo.

Inquadramento

Il Decreto in esame è adottato in attuazione dell'art. 144, comma 5, del nuovo codice dei contratti pubblici, e si occupa, nel più generale ambito dei servizi di ristorazione, di disciplinare il servizio sostitutivo di mensa reso a mezzo buoni pasto, riproducendo, con poche modifiche formali ma qualche novità sostanziale, il previgente art. 285 del Regolamento attuativo di cui al d.P.R. n. 207/2010, con il preciso intento di colmare una lacuna della normativa, atteso che il nuovo codice ha abrogato il predetto art. 285 del d.P.R. n. 207/2010 senza, però, dettare una disciplina transitoria.

In attuazione della richiamata disposizione, è stato predisposto il decreto in trattazione che, in assenza di una espressa previsione circa la natura dell'atto, viene (correttamente, si ritiene) qualificato come regolamentare, adottato nelle forme e secondo le procedure di cui all'articolo 17, comma 3, del della legge 23 agosto 1988, n. 400, in considerazione del contenuto generale e astratto delle relative disposizioni che, dopo l'abrogazione del d.P.C.M. del 18 novembre 2005, erano pressoché tutte confluite in atti normativi di rango quanto meno regolamentare.

La scelta del regolamento quale fonte della disciplina della materia in esame è stata salutata con favore dal Consiglio di Stato, in sede di parere consultivo del 9 gennaio 2017.

Si è infatti rilevato che la valenza stessa della disciplina e degli obblighi introdotti dal provvedimento, e il rilievo degli interessi in gioco, inducono a giudicare corretto, anche sul piano dell'opportunità, intervenire con un atto di rango regolamentare, sottoposto a una più rigorosa procedura di valutazione della legittimità e della coerenza con i generali indirizzi normativi del Governo.

Inoltre, l'Amministrazione rileva, altresì, nella relazione di accompagnamento, che il richiamato decreto legislativo n. 50 del 2016 ha compiuto in materia anche un'opera di codificazione (e «legificazione») delle norme contenute nella disciplina previgente, con riguardo anche alle procedure di appalto al di sotto delle soglie di rilevanza europea e ad altri aspetti della disciplina nazionale delle materie connesse.

In particolare, il richiamato art. 144, così come già le disposizioni previgenti corrispondenti, nel disciplinare il servizio sostitutivo di mensa individua espressamente, ai commi 3 e 4, i requisiti e i presupposti necessari ai fini dell'avvio e dell'esercizio dell'attività di emissione di buoni pasto in via generale, applicabili sia ai datori di lavoro pubblici che ai datori di lavoro privati e, con la stessa generalità di applicazione, stabilisce le modalità per acquisire il relativo titolo legittimante, nonché gli aspetti relativi ai fattori qualificanti dell'attività a tutela soprattutto degli utenti del servizio.

Alla luce di tali considerazioni, è sembrato ovvio che anche il rinvio all'emanazione del provvedimento attuativo potesse dare luogo a un atto di valenza generale, al fine di introdurre maggiore trasparenza e certezza delle norme regolative di rapporti, a vantaggio soprattutto del lavoratore, al quale è riconosciuto il buono per soddisfare il bisogno primario del pasto durante la prestazione lavorativa, apparendo peraltro potenzialmente incongruo, in un mercato sostanzialmente unitario, distinguere un ambito specificamente regolamentato da uno invece rimesso, sulla base di appositi rapporti contrattuali, alla sola volontà delle parti.

In tal senso si è provveduto a confermare nello schema le disposizioni a suo tempo recate dal citato articolo 285 del d.P.R. n. 207/2010, ora abrogato, in precedenza contenute nel citato d.P.C.M. del 2005, che possono considerarsi già acquisite in termini di regolamentazione del settore e, soprattutto, non hanno determinato problematiche applicative.

In merito agli scopi del decreto in esame, le relazioni di accompagnamento del decreto danno conto di come le disposizioni formulate rispondano alla finalità, espressamente richiamata all'art. 1, non solo di assicurare l'efficienza funzionale ed operativa e la stabilità economica del mercato dei buoni pasto, ma anche, e può dirsi soprattutto, di favorire la libera ed effettiva concorrenza nel settore e l'equilibrato svolgimento dei rapporti tra i diversi operatori economici al fine di un efficiente servizio ai consumatori.

Risaltano, come elementi innovativi, le regole di maggior tutela degli esercizi convenzionati nei confronti delle società di emissione di buoni pasto, con una disciplina imperativa che giunge a incidere, in via diretta ed indiretta, sul contratto privatistico tra società di emissione ed esercizi convenzionati. Si è, altresì, voluto dare conto delle esigenze, manifestatesi nel corso del tempo, di modificazione del contesto dei rapporti tra i vari soggetti in campo, allo scopo di riportarlo a equilibrio, risolvendo gli attriti e le problematicità emerse in corso di applicazione del regime normativo previgente.

Pur essendo un provvedimento di esecuzione e attuazione del Codice dei contratti pubblici in realtà ha una portata piuttosto ampia, tanto è vero che individua «gli esercizi presso i quali può essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso a mezzo dei buoni pasto, le caratteristiche dei buoni pasto e il contenuto degli accordi stipulati tra le società di emissione di buoni pasto e i titolari degli esercizi convenzionabili».

Il provvedimento è rilevante anche per le imprese private interessate da tali servizi.

Rispetto all'articolo 285 del d.P.R. n. 207/2010, che disciplinava la medesima materia, è previsto un ampliamento degli esercizi convenzionati presso i quali si può usufruire del servizio di mensa (articolo 3) e vengono introdotte dettagliate previsioni sul contenuto degli accordi tra società emittenti ed esercizi convenzionati (articolo 5).

In relazione agli esercenti che possono erogare il servizio sostitutivo di mensa, oltre alla vendita al dettaglio di generi alimentari e quelle per il consumo sul posto dei prodotti provenienti dai fondi di imprenditori agricoli e coltivatori, sono previsti anche gli agriturismi e gli ittiturismo.

Con riferimento ai termini di pagamento nei confronti degli esercizi convenzionati, la società emittente è tenuta a rispettare le disposizioni del decreto legislativo 231/2002, come modificato dal decreto legislativo 192/2012. Inoltre, l'accordo deve contenere l'indicazione dello sconto incondizionato riconosciuto alla società emittente dai titolari degli esercizi convenzionati.

L'aspetto più innovativo del decreto consiste nel fatto che si potranno utilizzare fino a otto buoni pasto nell'ambito della stessa spesa.

L'emissione dei buoni potrà essere prevista in favore dei prestatori di lavoro subordinato, sia a tempo pieno sia part-time, anche nel caso in cui l'orario di lavoro non stabilisca una pausa per il pasto, nonché per coloro che a vario titolo hanno intrapreso un rapporto di collaborazione anche non subordinato.

Il lavoratore a favore del quale è stato emesso il buono non potrà naturalmente cederlo a terzi, anche se si tratta di familiari o parenti e potrà acquistarvi alimentari e bevande e non beni differenti da quelli commestibili.

A tal fine, i buoni pasto emessi in forma cartacea dovranno riportare – oltre al codice fiscale o alla ragione sociale del datore di lavoro, alla ragione sociale e il codice fiscale della società di emissione, al valore facciale espresso in valuta corrente, al termine ultimo di utilizzo e ad uno spazio destinato all'apposizione della data di utilizzo, della firma del titolare e del timbro dell'esercizio convenzionato ove il buono viene utilizzato – anche la seguente dicitura: «il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di otto buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro; può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare».

Le medesime indicazioni saranno riportate anche sui buoni pasto emessi in forma elettronica attraverso un'associazione elettronica sul relativo carnet elettronico ed il titolare del buono apporrà la firma in via digitale al momento dell'utilizzo.

Il decreto, dopo aver individuato gli esercizi commerciali ove potrà essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso attraverso i buoni pasto e le caratteristiche dei buoni stessi, fissa le linee guida degli accordi che dovranno essere stipulati tra le società di emissione dei buoni pasto e i titolari degli esercizi convenzionati.

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