Decreto ministeriale - 22/08/2017 - n. 154 art.DECRETO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI 22 agosto 2017 n. 154 (in Gazz. Uff., 27 ottobre 2017, n. 252). - Regolamento concernente gli appalti pubblici di lavori riguardanti i beni culturali tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.1 [1] Decreto abrogato dall'articolo 226, comma 3, lettera f), del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con efficacia a decorrere dal 1° luglio 2023, come stabilito dall'articolo 229, comma 2. Per le disposizioni transitorie vedi l'articolo 225 D.Lgs. 36/2023 medesimo. InquadramentoIl decreto ministeriale del 22 agosto 2017, n. 154 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 ottobre 2017, n. 252), recante «Regolamento concernente gli appalti pubblici di lavori riguardanti i beni culturali tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42», stabilisce i requisiti di qualificazione dei direttori tecnici e degli esecutori dei lavori e le modalità di verifica ai fini dell'attestazione. Lo schema del decreto mutua in buona parte la previgente disciplina regolamentare contenuta nel d.P.R. n. 207 del 2010 e nel d.m. n. 294/2000, e si pone in continuità con la disciplina previgente, salvi limitati aggiornamenti. Il decreto ministeriale è stato sottoposto a parere del Consiglio di Stato ex art. 17 della l. n. 400 del 1988. In tale sede il Consiglio di Stato ha evidenziato le molte duplicazioni contenuto nel decreto della disciplina degli artt. 145-151 del Codice appalti. Le duplicazioni, sottolinea il Supremo consesso amministrativo, (i) si pongono in contrasto con il principio di certezza del diritto e con quello di semplificazione cui il Codice appalti si ispira, (ii) rendono caotico il quadro regolatorio per gli operatori del settore e gli interpreti e, soprattutto, (iii) potrebbero vanificare l'abrogazione della norma primaria se non disposta contestualmente alla abrogazione del decreto stesso (Cons. St. Ad. Comm. Spec., n. 263/2017). Fortunatamente, i commenti del Consiglio di Stato sono stati recepiti nella versione definitiva del decreto pubblicata in Gazzetta Ufficiale e le duplicazioni individuate in sede di parere sono state eliminate. Il TAR Lombardia si è recentemente soffermato sulla portata dell'art. 11, comma 4 del decreto in parola, il quale sancisce espressamente che i lavori possono essere utilizzati «solo se effettivamente eseguiti dall'impresa, anche se eseguiti in qualità di impresa subappaltatrice. L'impresa appaltatrice non può utilizzare ai fini della qualificazione i lavori affidati in subappalto». Il T.A.R. Lombardia, facendo diretta applicazione di tale disposizione, da cui ha tratto un principio generale, ha sostenuto che, ai fini di ottenere la qualificazione SOA per l'esecuzione di appalti nelle categorie proprie dei lavori relativi a beni culturali, non possono essere utilizzati i lavori non eseguiti direttamente dall'impresa, ma la cui esecuzione è stata subappaltata a terzi (T.A.R. Lombardia Brescia II, n. 1310/2017). Degna di nota è altresì la evoluzione che ha riguardato l'art. 14 del decreto (commi 3, 4 e 5) in relazione alle modifiche che hanno interessato l'art. 147 del Codice di cui il primo è attuazione. In particolare, il parere del Consiglio di Stato citato sopra aveva evidenziato un possibile contrasto tra la disciplina di cui all'art. 147, comma 4, del Codice, che poteva essere interpretata nel senso di rendere sempre necessario il progetto esecutivo per i lavori ivi descritti, e la disciplina dell'art. 14 del decreto, la quale, invece, permetteva di prescindere dallo stesso in alcune ipotesi (Cons. St. Ad. Comm. Spec., n. 263/2017). Alla luce delle osservazioni del Supremo organo di giustizia amministrativa, il legislatore è intervenuto modificando in senso permissivo l'art. 147, comma 4, e aggiungendo l'inciso «di regola» nel corpo del comma. Così facendo, il progetto esecutivo è stato reso non più assolutamente necessario e, di conseguenza, è stato risolto l'eventuale conflitto con il decreto attuativo. Per un commento esteso sul sugli appalti nel settore dei beni culturali, si rinvia al commento degli artt. 145-151 del Codice. |