L'art. 141 cod. ass. e l'azione diretta in favore del trasportato si applicano anche in caso di sinistro nel quale risulti coinvolto il solo veicolo ospitante?

Michele Liguori
11 Gennaio 2022

Stante il contrasto interpretativo venuto a delinearsi in seno alla Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione in relazione all'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. anche in caso di sinistro nel quale non risultino coinvolti veicoli diversi da quello sul quale viaggiava la persona trasportata e trattandosi, comunque, di questione di massima di particolare importanza, la causa va rimessa al Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione per l'eventuale relativa assegnazione alle Sezioni Unite.
Massima

Stante il contrasto interpretativo venuto a delinearsi in seno alla Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione in relazione all'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. anche in caso di sinistro nel quale non risultino coinvolti veicoli diversi da quello sul quale viaggiava la persona trasportata e trattandosi, comunque, di questione di massima di particolare importanza, la causa va rimessa al Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione per l'eventuale relativa assegnazione alle Sezioni Unite.

Il caso

Un veicolo in marcia su un'autostrada fuoriesce dalla carreggiata a causa dell'asfalto viscido per la pioggia, urta contro il guard-rail e provoca la morte della trasportata, moglie del conducente e proprietario del veicolo stesso.

Il marito (responsabile) ed i figli della trasportata agiscono in giudizio nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo ospitante, ai sensi dell'art. 141 C.d.A., al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti iure proprio e iure successionis.

Il Tribunale di Milano con sentenza 11 marzo 2016 n. 3181 accoglie in parte le domande.

L'impresa di assicurazione propone appello avverso detta sentenza.

La Corte d'Appello di Milano con sentenza 31 luglio 2018 n. 3717:

  • accoglie l'appello;
  • ritiene inapplicabile al caso in esame l'art. 141 cod. ass. in quanto trattasi di sinistro avvenuto senza il coinvolgimento di altro veicolo oltre a quello ospitante;
  • rigetta le domande originariamente proposte dai congiunti ed eredi della trasportata.

Il solo marito della trasportata propone ricorso per cassazione avverso tale sentenza affidato a cinque motivi.

Il marito della trasportata, per quello che qui rileva:

  • con il primo, secondo e quarto motivo lamenta la violazione e falsa applicazione dell'art. 141 cod. ass. in riferimento all'art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3 c.p.c.; con tali motivi lamenta, sostanzialmente, che la corte di merito ha erroneamente:
    • escluso l'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. in caso di sinistro come nella specie verificatosi con il coinvolgimento di veicolo non identificato, ponendosi in contrasto con recente giurisprudenza della Corte di legittimità;
    • espresso un giudizio sulla condotta di guida del conducente del veicolo nel sinistro che è pacificamente escluso dalla fattispecie disciplinata dall'art. 141 cod. ass.;
  • con il quinto motivo lamenta la violazione e falsa applicazione dell'art. 129 cod. ass., in riferimento all'art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3 c.p.c.; con tale motivo lamenta, sostanzialmente, che la corte di merito ha erroneamente ritenuto inapplicabile in suo favore l'azione diretta, erroneamente ritenendolo responsabile, laddove l'art. 141 cod. ass. trova applicazione a prescindere da ogni valutazione di colpevolezza, che rileva solo in caso di azione di rivalsa/regresso verso il conducente coobbligato solidale, nella specie non proposta.

L'impresa di assicurazione resiste con controricorso.

La Suprema Corte con una prima ordinanza (Cass. 21/4/2021 n. 10581) rileva che:

  • la vicenda pone la questione di se la persona trasportata possa avvalersi dell'azione diretta ex art. 141 cod. ass. nei confronti dell'impresa assicuratrice per la r.c.a. del veicolo sul quale viaggiava nel caso di sinistro senza il coinvolgimento di altro veicolo;
  • trattasi di questione di rilievo nomofilattico;
  • è opportuna la relativa disamina in pubblica udienza, alla presenza delle parti e con la partecipazione necessaria del P.M.;

e pertanto rinvia la causa a nuovo ruolo.

Nella successiva pubblica udienza il P.G. presso la Suprema Corte di Cassazione chiede il rigetto del ricorso.

La Suprema Corte con l'ordinanza interlocutoria in commento (Cass. 20/12/2021 n. 40885) rileva che sulla questione relativa all'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. (anche) in caso di sinistro nel quale non risultino coinvolti veicoli diversi da quello sul quale viaggiava la persona trasportata è insorto un contrasto in seno alla Terza Sezione Civile che ha sposato, nel tempo, due diverse tesi:

  • la prima che ritiene che la persona trasportata può avvalersi dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro anche se quest'ultimo si sia verificato senza il coinvolgimento di altri veicoli diversi da quello ospitante;
  • la seconda che, diversamente, ritiene che la persona trasportata può avvalersi dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro soltanto se quest'ultimo si sia verificato con il coinvolgimento di due o più veicoli pur in mancanza di un urto materiale tra essi.

La Suprema Corte, pertanto, con l'ordinanza interlocutoria rileva la necessità e, comunque, l'opportunità, che, stante il contrasto interpretativo venuto a delinearsi in argomento e trattandosi comunque di questione di massima di particolare importanza, la causa (e la relativa questione) sia rimessa al Primo Presidente della Suprema Corte per l'eventuale assegnazione alle Sezioni Unite.

La questione

Le questioni giuridiche sono tre, di cui la prima rimessa alla decisione delle Sezioni Unite e le altre due risolte, seppur solo implicitamente.

La prima questione è quella, evidente, relativa all'applicabilità o meno dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma in favore del trasportato anche in caso di sinistro nel quale non risultino coinvolti veicoli diversi da quello ospitante.

Tale questione, come innanzi esposto, stante il contrasto interpretativo venuto a delinearsi in seno alla Terza Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione e trattandosi, comunque, di questione di massima di particolare importanza, è stata rimessa alla decisione delle Sezioni Unite.

La seconda questione, risolta seppur solo implicitamente, è quella dell'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma anche in favore dei congiunti ed eredi della persona trasportata deceduta nel sinistro.

La terza questione, risolta anch'essa seppur solo implicitamente, è quella dell'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma anche in favore del conducente-proprietario del veicolo ospitante (anche se responsabile) per la morte della persona trasportata deceduta nel sinistro che sia suo congiunto e/o dante causa.

Le soluzioni giuridiche

L'art. 141 cod. ass. disciplina il risarcimento del terzo trasportato e prevede l'azione diretta nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo ospitante, per i danni subiti dal trasportato, a prescindere l'accertamento della colpa dei conducenti nei limiti del massimale minimo di legge, salvo il caso fortuito.

La norma - a dispetto dell'obbligo di chiarezza dei testi normativi pur previsto dall'art. 13-bis L. n. 23/8/1988 n. 400 (articolo inserito dall'art. 3, comma 1, L. 18/6/2009 n. 69) - è forse quella scritta peggio dell'intero Codice delle Assicurazioni private, sia per la tecnica, sia per il contenuto che è ambiguo e poco chiaro e, pertanto, ha lasciato agli interpreti numerosi problemi interpretativi ad oggi non tutti risolti.

Uno di questi è quello rilevato dalla Suprema Corte di Cassazione, con l'ordinanza interlocutoria in commento (Cass. 20/12/2021 n. 40885) e, tra l'altro, è bene sottolinearlo, a distanza di ben quindici anni dall'entrata in vigore del Codice delle Assicurazioni private.

La Suprema Corte di Cassazione, in particolare, con l'ordinanza interlocutoria rileva che sulla questione - relativa all'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma (anche) in caso di sinistro nel quale non risultino coinvolti veicoli diversi da quello sul quale viaggiava la persona trasportata - è insorto un contrasto in seno alla Terza Sezione Civile che ha sposato, nel tempo, due diverse tesi.

La prima tesi, più vetusta e minoritaria, che fornisce un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 141 cod. ass. e ritiene che la persona trasportata possa avvalersi dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro anche se quest'ultimo si sia verificato senza il coinvolgimento di altri veicoli diversi da quello ospitante (Cass. 5/7/2017 n. 16477).

La tesi, per completezza, è stata sostenuta sia in dottrina (M. Rossetti, Risarcimento del danno del terzo trasportato nella R.C.Auto, 26/4/2014, in Ridare.it; M. Rossetti, Il Diritto delle assicurazioni, vol. III: L'assicurazione della responsabilità, L'assicurazione sulla vita, Assicurazione e prescrizione, Assicurazione e processo, Padova, 2013, 467 e segg.), sia nella giurisprudenza di merito (Giud. Pace Gallipoli 11/2/2019; App. L'Aquila 30/3/2016 n. 355; Trib. Napoli 29/12/2014 n. 16759).

La seconda tesi, più recente e maggioritaria, che, diversamente, ritiene che la persona trasportata possa avvalersi dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro soltanto se quest'ultimo si sia verificato con il coinvolgimento di due o più veicoli (Cass. 23/6/2021 n. 17963) pur in mancanza di un urto materiale tra essi (Cass. 8/10/2019 n. 25033).

La tesi, per completezza, è stata sostenuta sia in altre decisioni di legittimità non indicate dall'ordinanza interlocutoria (Cass. 28/12/2021 n. 41743; Cass. 17/12/2021 n. 40558; Cass. 13/1/2021 n. 414), sia nella giurisprudenza di merito (Trib. Milano 21/5/2015 n. 6431; Giud. Pace Castellammare di Stabia 26/2/2014 n. 588; Trib. Nola 4/10/2011, in iussit.eu; Giud. Pace Pozzuoli 6/4/2009, in iussit.eu).

La Suprema Corte rileva, altresì, che “gli oneri probatori previsti all'art. 144 (rectius: 141) cod. ass., e art. 2054 c.c., comma 1, in capo al danneggiato si appalesano in realtà diversi” in quanto:

  • la prima norma (art. 141 cod. ass. e non 144 come erroneamente indicato, ma è evidente il lapsus calami) richiede “la mera allegazione del trasporto sul veicolo, salva la possibilità per la compagnia assicuratrice di provare il fortuito”; la norma, per la verità, contrariamente a quanto affermato dalla Suprema Corte, richiede non solo l'allegazione ma anche la prova: a. del trasporto sul veicolo; b. del sinistro; c. delle lesioni subite; d. del nesso di causalità tra sinistro e lesioni (Cass. 13/10/2016 n. 20654);
  • la seconda norma (art. 2054, comma 1, c.c.), invece, a sua volta richiede “la prova del fatto costitutivo della pretesa (condotta dolosa o colposa del danneggiante, evento e nesso di causalità che lega quest'ultimo alla prima)” (contra Cass. 23/6/2021 n. 17963 che ha ritenuto che “Sul piano probatorio non vi è alcuna differenza per il trasportato, essendo sul punto l'area dell'art. 2054, comma 1, omogenea al caso fortuito di cui all'art. 141”).

La Suprema Corte rileva, altresì, che va certamente “privilegiata un'interpretazione (anche relativamente alla ripartizione degli oneri probatori, ivi ricompreso il fortuito) che non si ponga in qualche modo in contrasto con il principio solidaristico di rilievo sovranazionale vulneratus ante omnia reficiendus, presiedente (anche) il riavvicinamento delle legislazioni nazionali in materia di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli così come interpretate dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea (cfr. Cass., 3/7/2020, n. 13738; Cass., 24/9/2019, n. 23621; Cass., 18/11/2014, n. 24469; Cass., 30/8/2013, n. 19963), a fortiori in ipotesi come nella specie di sinistro verificatosi senza il coinvolgimento di altri veicoli e con pacifica responsabilità del conducente del veicolo a bordo del quale la persona deceduta era trasportata” e, pertanto, ritenuta “la necessità, e comunque l'opportunità, che, stante il contrasto interpretativo venuto a delinearsi in argomento e trattandosi comunque di questione di massima di particolare importanza” rimette “la causa…al Primo Presidente della Corte, per l'eventuale relativa assegnazione alle Sezioni Unite”.

La Suprema Corte, pertanto, aderisce apertamente e motivatamente alla prima tesi ed all'interpretazione costituzionalmente orientata della norma che è l'unica che non si pone in contrasto con il principio solidaristico di rilievo sovranazionale vulneratus ante omnia reficiendus che si applica anche (e soprattutto) nel caso di sinistro verificatosi senza il coinvolgimento di altri veicoli e con pacifica responsabilità del conducente del veicolo ospitante.

La Suprema Corte risolve implicitamente e forse inconsapevolmente altre due questioni dibattute in dottrina e giurisprudenza che sono quelle dell'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma:

  • anche in favore dei congiunti ed eredi della persona trasportata deceduta nel sinistro;
  • anche in favore del conducente-proprietario del veicolo ospitante (anche se responsabile) per la morte della persona trasportata deceduta nel sinistro che sia suo congiunto e/o dante causa.

Trattasi di questioni che la Suprema Corte risolve implicitamente nel senso innanzi indicato in quanto, altrimenti, avrebbe dovuto rilevare, anche d'ufficio, la mancanza di rilevanza e decisività delle questioni poste con il ricorso per cassazione attesa l'inapplicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma:

  • vuoi in favore dei congiunti ed eredi della persona trasportata deceduta nel sinistro;
  • vuoi in favore del conducente-proprietario del veicolo ospitante (anche se responsabile) per la morte della persona trasportata deceduta nel sinistro che sia suo congiunto e/o dante causa.
Osservazioni

L'ordinanza interlocutoria è senz'altro condivisibile in toto.

In primis l'ordinanza interlocutoria è condivisibile per l'adesione aperta e motivata all'interpretazione costituzionalmente (ed eurounitariamente) orientata dell'art. 141 cod. ass. in base alla quale la persona trasportata può avvalersi dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti dell'impresa di assicurazioni del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro anche se quest'ultimo si sia verificato senza il coinvolgimento di altri veicoli diversi da quello ospitante.

Tale adesione all'interpretazione costituzionalmente (ed eurounitariamente) orientata della norma assume particolare valore nel caso in esame in quanto:

  • nel collegio giudicante dell'ordinanza interlocutoria risultano presenti la dott.ssa Vivaldi, quale presidente ed il dott. Scoditti, quale consigliere, che sono rispettivamente il presidente del collegio giudicante ed il consigliere relatore della decisione della Suprema Corte che soltanto sei mesi prima - seppur aveva avuto il pregio di affermare: a. il principio condivisibile della cumulabilità dell'azione diretta di cui all'art. 141 cod. ass. con la generale azione diretta di cui all'art. 144 cod. ass. (esperibile da qualsiasi danneggiato); b. il principio condivisibile secondo cui l'azione diretta di cui all'art. 141 non introduce un giudizio sulla responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro e, pertanto, prescinde dalla responsabilità o corresponsabilità del vettore (prendendo sul punto espressamente le distanze da Cass. 13/2/2019 n.4147 e Cass. 27/5/2019 n. 14388) - aveva aderito alla seconda tesi innanzi indicata (da cui oggi ha preso le distanze) ed aveva ritenuto senza incertezze che “la norma di cui all'art. 141 è concepita per l'ipotesi del sinistro con più veicoli coinvolti” e pertanto aveva affermato che “nel caso di sinistro in cui sia coinvolto solo il veicolo in cui sia trasportato il danneggiato, questi, deducendo la fattispecie di cui all'art. 2054 c.c., comma 1, ha azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo sul quale viaggiava al momento del sinistro quale impresa di assicurazione del responsabile civile ai sensi dell'art. 144 d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209” (Cass. 23/6/2021 n. 17963);
  • la fattispecie rientra nella previsione dell'art. 374, comma 2, c.p.c. (contrasto insorto in seno alle sezioni semplici) e non in quella del successivo comma 3 (secondo cui “Se la sezione semplice ritiene di non condividere il principio di diritto enunciato dalle sezioni unite, rimette a queste ultime, con ordinanza motivata, la decisione del ricorso”) e, pertanto, non era richiesta l'adesione motivata da parte della Suprema Corte all'una o all'altra tesi.

Tale condivisibile adesione all'interpretazione costituzionalmente (ed eurounitariamente) orientata della norma, però, non può essere limitata al solo fatto che la stessa è l'unica che non si pone in contrasto con il principio solidaristico di rilievo sovranazionale vulneratus ante omnia reficiendus che si applica anche (e soprattutto) in ipotesi di sinistro verificatosi senza il coinvolgimento di altri veicoli e con pacifica responsabilità del conducente del veicolo ospitante.

Sul punto, infatti, possono essere sviluppate ulteriori considerazioni - che probabilmente saranno sviluppate ed ulteriormente arricchite dalle Sezioni Unite nell'emananda decisione - che portano alla (e confortano la) stessa soluzione e sono basate sulle diverse interpretazioni della norma possibili quali:

  • l'interpretazione letterale;
  • l'interpretazione logica;
  • l'interpretazione secondo il canone del c.d. legislatore consapevole;
  • l'interpretazione coerente con i principi ed i criteri direttivi della legge delega;
  • l'interpretazione costituzionalmente orientata;
  • l'interpretazione eurounitariamente orientata.

INTERPRETAZIONE LETTERALE

L'art. 12, comma 1, primo alinea, disp. prel. c.c. dispone: “Nell'applicare la legge non si può attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse”.

Tale norma stabilisce il primo criterio interpretativo della legge, quello letterale, che ricerca il significato proprio delle parole.

L'art. 141 cod. ass., come innanzi esposto, disciplina il risarcimento del terzo trasportato e prevede l'azione diretta nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo ospitante, per i danni subiti dal trasportato, a prescindere l'accertamento della colpa dei conducenti nei limiti del massimale minimo di legge, salvo il caso fortuito.

Tale norma, pertanto:

  • non limita in alcun modo il diritto del soggetto trasportato alla circostanza che nel sinistro siano necessariamente coinvolti due o più veicoli;
  • non esclude l'azione diretta prevista nell'ipotesi in cui nel sinistro sia coinvolto il solo veicolo ospitante e, quindi, non ci sia la compartecipazione (colpevole o meno) di altri veicoli.

L'interpretazione letterale dell'art. 141 cod. ass., pertanto, porta a ritenere che:

  • il legislatore, con detta norma, ha chiaramente inteso ampliare la tutela risarcitoria del soggetto trasportato consentendogli di ottenere il risarcimento direttamente da parte dell'impresa di assicurazione della R.C. obbligatoria del veicolo ospitante a prescindere il numero di veicoli coinvolti nel sinistro;
  • tale maggior tutela non può certo essere preclusa da una limitata applicabilità della norma a casi non espressamente indicati o previsti;
  • la risarcibilità dei danni subiti dal trasportato da parte dell'impresa di assicurazione della R.C. obbligatoria del veicolo ospitante e l'esperibilità dell'azione diretta prevista dalla norma nei confronti della stessa impresa di assicurazione:
    • sono subordinate esclusivamente al trasporto, al verificarsi di un evento dannoso e che da questo siano derivate conseguenze dannose al trasportato;
    • non sono, pertanto, subordinate all'ipotesi che nel sinistro siano necessariamente coinvolti due o più veicoli.

INTERPRETAZIONE LOGICA

L'art. 12, comma 1, secondo alinea, disp. prel. c.c. dispone: “Nell'applicare la legge non si può attribuire altro senso che quello fatto palese…dall'intenzione del legislatore”.

Tale norma stabilisce il secondo criterio interpretativo della legge, quello logico, che tende a stabilire la “ratio” e l'intenzione del legislatore che è un essenziale riferimento alla coerenza della norma e del sistema (Cass. 4/4/2014 n. 7981).

L'interpretazione logica non è subordinata a quella letterale in quanto i due criteri, nell'ambito dell'art. 12, comma 1, disp. prel. c.c. che li prevede, sono collegati dalla congiunzione “e” che ha valore coordinativo e aggiuntivo, atteso che unisce due elementi della proposizione che hanno la stessa funzione.

La giurisprudenza di legittimità, pertanto, ha da tempo abbandonato il noto canone interpretativo meramente letterale scolpito nel brocardo “in claris non fit interpretatio” ed ha esaltato l'interpretazione logica delle norme, privilegiando lo spirito o la “ratio” e l'intenzione del legislatore (Cass. 4/4/2014 n. 7981) al fine di “tendere, per quanto possibile, all'armonizzazione del sistema mediante il superamento delle sue distonie o criticità” (Sez. Un. 20/7/2012 n. 12609).

Per la ricerca dell'intenzione del legislatore, cui l'interpretazione logica tende, si applicano tradizionalmente due criteri: quello storico e quello sistematico.

Il primo criterio, quello storico, è fondato sull'assunto che una norma giuridica non si forma tutta dal nulla ma il suo contenuto spesso è il risultato di una lunga elaborazione storica.

Il secondo criterio, quello sistematico, è quello che consente di coordinare in maniera organica e coerente le norme presenti nell'ordinamento, anche se apparentemente contrastanti.

L'ordinamento giuridico, infatti, è stato paragonato a un complesso organismo vivente, coordinato nei suoi elementi.

Esso, quindi, è un tutto organico, un sistema completo che non ammette contraddizioni.

Così una norma giuridica, che in sé presa avrebbe un significato, ne può acquistare uno diverso quando sia posta in relazione con le altre norme costituenti il diritto vigente.

L'esigenza fondamentale di coerenza nel sistema normativo, nel quale si considera un solo unico legislatore, costituisce un rimedio contro gli errori o le aberrazioni di un singolo comando (A. Trabucchi, Istituzioni di diritto civile, 22^ ed., Padova, 1977).

Storicamente la finalità principale della normativa sull'assicurazione obbligatoria dei veicoli (L. 24/12/1969 n. 990 oggi confluita nel Codice delle Assicurazioni private) è la tutela della vittima.

Ciò è stato affermato ripetutamente oltre che dall'unanime giurisprudenza di legittimità e di merito, anche dalla Consulta che ha più volte sancito che:

  • la L. 24/12/1969 n. 990ponendo in massimo rilievo la tutela del terzo danneggiato per eventi causati dalla circolazione dei veicoli e dei natanti, persegue il raggiungimento delle maggiori garanzie patrimoniali in suo favore. A tale scopo ha istituito l'assicurazione obbligatoria in materia, ponendo così la norma di ordine pubblico che ogni veicolo o natante deve essere assicurato; e ciò in vista della realizzazione, nel settore, delle esigenze di solidarietà sociale cui l'art. 2 Cost. ha conferito rilevanza costituzionale” (Corte Cost. 29/3/1983 n. 77);
  • L'introduzione nel nostro ordinamento dell'assicurazione obbligatoria di cui alla legge n. 990 del 1969 è l'espressione e il risultato di un ampio movimento di idee, di studi e di proposte di legge, ispirati dall'esigenza di garantire il risarcimento del danno alle vittime della circolazione stradale, esigenza ritenuta di pubblico interesse, non solo in Italia, ma anche all'estero, tanto che l'obbligatorietà dell'assicurazione aveva formato oggetto di affermazione di principio nella convenzione internazionale di Strasburgo del 20 aprile 1959. A base di questo movimento di idee e della legge che ne è la realizzazione, sta la constatazione che l'odierno enorme sviluppo del fenomeno dell'uso del mezzo motorizzato di circolazione, mentre si risolve in uno strumento di progresso dell'intera collettività in dipendenza dello sviluppo dei traffici, delle conoscenze e dei contatti umani, implica anche, per la stessa vastità del fenomeno, un rischio immanente di carattere generale. Onde, la vera finalità del nuovo sistema non sta nel salvaguardare il patrimonio del responsabile, ma piuttosto, attraverso una distribuzione mutualistica del rischio, nel garantire il risarcimento del danneggiato” (Corte Cost. 1/3/1973 n. 24).

Questo principio, affermato per la prima volta quasi cinquant'anni fa' dalla Consulta, è stato recepito dal diritto eurounitario.

Esso, infatti:

  • è chiaramente affermato dal 2°, 12° e 14° Considerando della Sesta direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 16/9/2009 n. 2009/103/CE, in G.U.E. 7/10/2009 n. 263, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, che ha modificato ed abrogato le precedenti direttive del Consiglio 72/166/CEE, 84/5/CEE e 90/232/CEE e le precedenti direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/26/CE e 2005/14/CE);
  • è stato più volte ribadito dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea (tra le tante: Corte GUE 14/9/2017, in causa C-503/16, Lu. Is. De. Me.; Corte GUE 1/12/2011, in causa C-442/10, Churchill; Corte GUE 9/6/2011, in causa C-409/09, Lavrador; Corte GUE 17/3/2011, in causa C-484/09, Carvalho Ferreira Santos; Corte GUE 19/4/2007, in causa C-356/03, Farrell; Corte GUE 30/6/2005, in causa C-537/03, Candolin; Corte GUE 28/3/1996, in causa C-129/94, Ruiz Bernàldez).

Sistematicamente l'art. 141 cod. ass. inserisce nell'ordinamento in generale e nell'ambito dell'assicurazione R.C. auto in particolare - dopo oltre cinquant'anni dalla prima normativa sull'assicurazione obbligatoria dei veicoli (L. 24/12/1969 n. 990) - una nuova azione diretta prevista in favore (non di tutti i danneggiati, ma soltanto) dei trasportati e, per quanto si dirà in seguito, delle vittime secondarie, che si affianca alla tradizionale azione diretta prevista dall'art. 144 cod. ass. (ed in precedenza dall'art. 18 L. 24/12/1969 n. 990) fondata sulla responsabilità civile.

La ratio dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma, pertanto, è certamente quella di garantire al soggetto trasportato il risarcimento da parte dell'impresa di assicurazione della R.C. obbligatoria del veicolo ospitante, seppur nei limiti del massimale minimo di legge, a prescindere la responsabilità del vettore e/o dei conducenti coinvolti nell'evento dannoso, salvo il caso fortuito.

Tale ratio dell'art. 141 cod. ass. è stata più volte affermata:

  • dalla Consulta che - nel rigettare l'eccezione di illegittimità costituzionale dell'art. 141 cod. ass. (sulla questione che la predetta norma ponendo il risarcimento dei danni subiti dal trasportato a carico dell'impresa di assicurazione del vettore, a prescindere dalla responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro, avrebbe sovvertito i canoni tradizionali di ricerca della responsabilità per colpa, creando un sistema di responsabilità oggettiva) - ha affermato che la norma in esame ha inteso “rafforzare la posizione del trasportato, considerato soggetto debole, legittimandolo ad agire direttamente nei confronti della compagnia assicuratrice del veicolo, senza peraltro togliergli la possibilità di fare valere i diritti derivanti dal rapporto obbligatorio nato dalla responsabilità civile dell'autore del fatto dannoso” (Corte Cost. 13/6/2008 n. 205 che è il leading case; conf. Corte Cost. 23/12/2008 n. 440);
  • dalla S.C. che ha affermato che:
    • sia il dato testuale che le finalità dell'art. 141 cod. ass. sono quelle di tutelare il terzo trasportato, in caso di scontro, per fargli avere nel modo più semplice e veloce possibile il risarcimento al quale ha diritto, individuando il soggetto sul quale allocare il rischio assicurativo in quello per lui più facilmente individuabilel'art. 141 attribuisce al terzo trasportato…la facoltà di esercitare una azione diretta nei confronti della assicurazione del vettore sulla base della semplice allegazione e dimostrazione del fatto…prescindendo dall'accertamento della responsabilità del vettore e del conducente del veicolo antagonista, salvo il caso fortuito. Il terzo trasportato, considerato soggetto debole, è legittimato quindi…ad agire direttamente nei confronti della compagnia assicuratrice del veicolo su cui viaggia, sulla base del principio vulneratus ante omnia reficiendus, e della semplice allegazione e dimostrazione del fatto storico del trasporto e del danno verificatosi a suo carico durante il trasporto, e non anche della responsabilità dei protagonisti. E' una possibilità che si aggiunge, e che non fa venir meno la possibilità di far valere i suoi diritti nei confronti dell'autore del fatto dannoso e del responsabile civile di esso, sottoposta alle ordinarie regole della r.c.a.” (Cass. 5/7/2017 n. 16477);
    • Il nuovo Codice delle Assicurazioni ha introdotto una novità rilevante prevedendo l'azione diretta del terzo trasportato, danneggiato a seguito del sinistro stradale, nei confronti dell'impresa assicuratrice del veicolo. Lo scopo della norma è quello di fornire al terzo trasportato uno strumento aggiuntivo di tutela, al fine di agevolare il conseguimento del risarcimento del danno nei confronti dell'impresa assicuratrice, risparmiandogli l'onere di dimostrare l'effettiva distribuzione della responsabilità tra i conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro” (Cass. 30/7/2015 n. 16181; conf. Cass. 27/5/2019 n. 14388).

Ritenere necessario, pertanto, per l'ammissibilità dell'azione diretta del terzo trasportato, ex art. 141 cod. ass., la compartecipazione (colpevole o meno) di almeno due veicoli nel sinistro, sarebbe irragionevole e porterebbe:

  • allo svilimento di parte della portata innovativa della norma che privilegia il risarcimento del danno al danneggiato-trasportato e, quindi, prescinde dal numero di veicoli coinvolti nel sinistro;
  • alla altrimenti non spiegabile (almeno razionalmente) limitazione di applicazione della norma a casi non espressamente previsti, come quello che nel sinistro siano coinvolti due o più veicoli.

INTERPRETAZIONE SECONDO IL CANONE DEL C.D. “LEGISLATORE CONSAPEVOLE”

Il canone interpretativo del c.d. “legislatore consapevole”, che presuppone un Parlamento (o un Governo da esso delegato) attento alle norme che emana, è stato sovente utilizzato dalla giurisprudenza di legittimità in tema di interpretazione di norme giuridiche, sia sostanziali che processuali (Sez. Un. 8/11/2018 n. 28575; Sez. Un. 22/9/2017 n. 22086; Sez. Un. 22/9/2017 n. 22085; Sez. Un. 22/9/2017 n. 22084; Sez. Un. 22/9/2017 n. 22083; Sez. Un. 22/9/2017 n. 22082; Sez. Un. 18/5/2011 n. 10864).

L'art. 141 cod. ass., come innanzi esposto, inserisce nell'ordinamento in generale e nell'ambito dell'assicurazione R.C. auto in particolare una nuova azione diretta prevista in favore (non di tutti i danneggiati, ma soltanto) dei trasportati (e delle vittime secondarie), che si affianca alla tradizionale azione diretta prevista dall'art. 144 cod. ass. (ed in precedenza dall'art. 18 L. 24/12/1969 n. 990) fondata sulla responsabilità civile.

Deve ritenersi, pertanto, in ossequio al canone interpretativo del c.d, "legislatore consapevole", che l'introduzione nell'ordinamento della nuova azione diretta in favore dei trasportati (e delle vittime secondarie) non può che costituire espressione della volontà normativa di modificare la differente e precedente disciplina introducendo una novità quale l'azione diretta che prescinde non solo dalla colpa del vettore (ed eventualmente degli altri conducenti) ma anche dal numero dei veicoli coinvolti nel sinistro.

Il "legislatore consapevole", se avesse voluto effettivamente introdurre nel Codice delle Assicurazioni private una nuova azione diretta in favore dei soggetti trasportati applicabile nel solo caso di due o più veicoli coinvolti nel sinistro, avrebbe dovuto dirlo esplicitamente, come del resto ha fatto con l'art. 149 cod. ass. e l'azione diretta prevista dalla norma che si applica soltanto “In caso di sinistro tra due veicoli a motore identificati ed assicurati per la responsabilità civile obbligatoria…”.

INTERPRETAZIONE COERENTE CON I PRINCÌPI ED I CRITERI DIRETTIVI DELLA LEGGE DELEGA

L'art. 70 Cost., nel pieno rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri, conferisce collettivamente alle due Camere la funzione legislativa.

L'art. 76 Cost., a sua volta, consente al Parlamento di delegare la funzione legislativa al Governo, mediante legge ordinaria, alla condizione che il potere delegato sia circoscritto nel tempo e nell'oggetto e vincolato positivamente con la determinazione dei princìpi e dei criteri direttivi.

I princìpi e criteri direttivi, cui è vincolato il Governo secondo l'espressione letterale del richiamato art. 76 Cost., secondo l'opinione pressoché unanime, costituiscono un'endiadi e, cioè, l'espressione di un unico concetto mediante due termini coordinati tra loro.

L'efficacia di tali princìpi e criteri direttivi dell'atto delegante, però, non è solo direttiva, come la lettera della norma di cui all'art. 76 Cost. potrebbe far intendere, ma è assolutamente e rigorosamente vincolante per l'esercizio del potere delegato.

Il Governo, pertanto, nell'emanare il decreto legislativo deve rispettare rigorosamente i limiti ed i princìpi e criteri direttivi sanciti nella legge delega.

L'art. 4, comma 1, lett. b), L. 29/7/2003 n. 229, recante “Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione” (legge delega dalla quale trae origine il Codice delle Assicurazioni private), espressamente dispone che il Governo, delegato ad adottare uno o più decreti legislativi, per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di assicurazioni, deve rispettare i seguenti princìpi e criteri direttivi: “b) tutela dei consumatori e più in generale dei contraenti più deboli… avendo riguardo anche alla correttezza…del processo di liquidazione dei sinistri, compresi gli aspetti strutturali di tale servizio”.

Tali princìpi e criteri direttivi fissati nella legge delega, seppur formulati a tutela dell'utente-consumatore-assicurato-danneggiato, hanno indubbiamente un carattere generale di tutela di tutti i danneggiati da sinistri stradali o nautici, ivi compresi i trasportati-danneggiati.

La Consulta, per quello che qui rileva, nel rigettare l'eccezione di illegittimità costituzionale dell'art. 149cod. ass., ha affermato che “Il nuovo sistema agevola i danneggiati che hanno contratto l'assicurazione (che non è dubbio rientrino in dette categorie), anche in relazione allo specifico riferimento dell'art. 4 lettera b) della legge delega al "processo di liquidazione dei sinistri, compresi gli aspetti strutturali di tale servizio"” (Corte Cost. 19/6/2009 n.180).

Una corretta interpretazione dell'art. 141 cod. ass., norma interposta, pertanto, compatibile ed in linea con i princìpi e criteri direttivi della legge delega, porta a ritenere, conseguentemente, insussistente il rilievo che limita l'applicabilità della norma e dell'azione diretta da essa prevista al caso di sinistro nel quale risultino coinvolti veicoli diversi da quello sul quale viaggiava la persona trasportata, atteso che:

  • il D.lgs. delegato, sottoposto alla legge delega e, pertanto, fonte sub-primaria, deve rispettare oltre la Costituzione e la normativa eurounitaria, anche i princìpi e criteri direttivi della legge delega;
  • il Codice delle Assicurazioni private - che ai sensi dell'art. 4 L. 29/7/2003 n. 229 è un riassetto in materia di assicurazioni - quale D.lgs. delegato non può contenere norme in contrasto con la legge delega e limitative della tutela dei danneggiati in quanto eventuali norme in tal senso si porrebbero in contrasto con i precisi limiti della delega;
  • le norme del Codice delle Assicurazioni private, in caso di contrasto, devono essere interpretate alla luce dei princìpi e criteri direttivi della legge delega.

La Consulta, nella stessa materia qui trattata attinente al Codice delle Assicurazioni private, ha utilizzato tale criterio di interpretazione della norma interposta in un significato compatibile con i princìpi e criteri direttivi della legge delega - che, con l'art. 4, comma 1, lett. b), L. 29/7/2003 n. 229, recante “Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione”, prevede espressamente, come innanzi esposto, la “tutela dei consumatori e più in generale dei contraenti più deboli…” - per orientare l'interpretazione delle disposizioni di cui agli artt. 140, 141, 145, 148 e 149 d.lgs. 7/9/2005 n. 209. (Corte Cost. 18/6/2014 n. 180; Corte Cost. 21/6/2013 n. 157; Corte Cost. 3/5/2012 n. 111; Corte Cost. 28/3/2012 n. 73; Corte Cost. 24/6/2010 n. 230; Corte Cost. 19/6/2009 n. 180).

INTERPRETAZIONE COSTITUZIONALMENTE ORIENTATA

I principi posti da una Costituzione non flessibile ma rigida, come quella italiana, essendo prevista per la sua revisione o per l'abrogazione di sue norme una procedura rinforzata ex art. 138 Cost. (Cass. 4/3/2000 n. 2455; Cass. 5/2/2000 n. 1307), investono l'intero ordinamento e funzionano come criteri di ermeneutica delle leggi ordinarie (Cons. Stato 20/3/1962, on Foro amm. 1962, 1, 723).

Ne deriva, in materia di interpretazione della legge, che se una norma si presta in astratto a più interpretazioni, di cui una sola conforme al parametro costituzionale, il dubbio è soltanto apparente e deve essere superato e risolto interpretando la norma in senso conforme alla Costituzione (Corte Cost. 28/1/2020 n. 4; Corte Cost. 23/7/2015 n. 181; conf., in dottrina, M. LIGUORI, La proponibilità della domanda di risarcimento del danno tra vecchio e nuovo regime della Rca, in Resp. Civ., 2007, 10, 833; M. LIGUORI, La proponibilità della domanda nelle azioni di risarcimento del danno cagionato dalla circolazione dei veicoli e dei natanti: problemi di diritto intertemporale tra vecchia normativa (art. 22 L. 24/12/1969 n. 990) e nuova normativa (artt. 145 e 148 d.lgs. 7/9/2005 n. 209, Codice delle Assicurazioni private), in www.altalex.com 3/4/2007; G. OLIVIERI, La ragionevole durata del processo di cognizione (qualche considerazione sull'art. 111, 2comma 2, Cost.), in Foro It., 2000, V, 251; G. FINOCCHIARO, Con un'interpretazione estensiva della normativa, la questione poteva essere risolta dalla cassazione, in Guida al dir., 2000, 36, 47).

L'unica interpretazione costituzionalmente orientata dell'art. 141 cod. ass. è quella fin qui prospettata e, cioè, quella in linea con i princìpi ed i criteri direttivi della legge delega, che consente al trasportato di ottenere il risarcimento dall'impresa di assicurazione del veicolo ospitante nei limiti del massimale minimo di legge a prescindere il numero di veicoli coinvolti nel sinistro.

La diversa interpretazione dell'art. 141 cod. ass., purtroppo fornita anche dalla stessa Suprema Corte in numerose decisioni, in base alla quale la norma e l'azione diretta da essa prevista si applicano solo in caso di sinistro avvenuto tra due o più veicoli, appare - non solo eccentrica ed in contrasto con i criteri interpretativi fin qui esaminati (letterale, logica, secondo il canone del c.detto legislatore consapevole ed i princìpi e criteri direttivi della legge delega) - ma anche odiosamente in contrasto con il principio di uguaglianza in quanto discriminerebbe irragionevolmente i trasportati a seconda se nel sinistro sia coinvolto uno o più veicoli e, pertanto, esporrebbe la norma al vizio di legittimità costituzionale sia per violazione degli indicati princìpi e criteri direttivi stabiliti dalla legge delega (Cass. 23/3/2015 n. 5810), sia per il criterio di uguaglianza (art. 3 Cost.).

INTERPRETAZIONE EUROUNITARIAMENTE ORIENTATA

L'art. 117, comma 1, Cost. dispone: “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.

La normativa nazionale, ai sensi del disposto di tale norma di rango superiore, non può essere in contrasto con la normativa eurounitaria, per la supremazia di quest'ultima e, pertanto, in caso di contrasto, prevale quella eurounitaria a causa dell'effetto vincolante che la stessa ha prodotto nell'ordinamento nazionale degli Stati membri della Comunità.

Lo stesso legislatore nazionale delegante, del resto, consapevole di tale supremazia eurounitaria, con l'art. 4, comma 1, l. 29/7/2003 n. 229, recante “Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione” (legge delega dalla quale trae origine il d.lgs. 7/9/2005 n. 209), ha espressamente disposto che il Governo, delegato ad adottare uno o più decreti legislativi, per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di assicurazioni, deve rispettare i seguenti princìpi e criteri direttivi: “a) adeguamento della normativa alle disposizioni comunitarie e agli accordi internazionali”.

Le Sezioni Unite, già da tempo, per quanto concerne la supremazia della normativa eurounitaria rispetto a quella nazionale, hanno sostanzialmente affermato che:

  • il carattere incondizionato e la precisione del contenuto delle disposizioni eurounitarie contenute nella direttiva impongono un'interpretazione delle norme interne conforme al testo della direttiva stessa;
  • il consolidato orientamento della Corte di Giustizia, in virtù del quale l'obbligo degli Stati membri, derivante da una direttiva, di conseguire il risultato da questa contemplato, come pure l'obbligo, loro imposto dall'art. 10 del Trattato CE, di adottare tutti i provvedimenti generali o particolari atti a garantire tale adempimento, valgono per tutti gli organi degli Stati membri, ivi compresi, nell'ambito della loro competenza, quelli giurisdizionali;
  • il giudice nazionale, pertanto, nell'applicare il diritto nazionale, deve interpretare il proprio diritto nazionale alla luce della lettera e delle finalità della direttiva, onde garantire la piena effettività dell'atto eurounitario stesso e conseguire il risultato perseguito da quest'ultimo, così conformandosi all'art. 249, comma 3, del Trattato (Cass. sez. un., 17/11/2008, n. 27310).

L'interpretazione della norma di cui all'art. 141 cod. ass. fin qui prospettata è l'unica conforme alle (ed è confortata dalle) norme eurounitarie quali:

  • le previsioni del Regolamento UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16/2/2011 n. 181 (in GUUE del 28/2/2011 L. 55 che è entrato in vigore il 20/3/2011, concernente i diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004), che dispone:
    • al 1° considerando che “l'azione dell'Unione nel settore del trasporto con autobus dovrebbe mirare, tra l'altro, a garantire un livello elevato di protezione dei passeggeri, comparabile a quello offerto da altri modi di trasporto, qualunque sia la loro destinazione. Occorre inoltre tenere in debita considerazione le esigenze relative alla protezione dei consumatori in generale”;
    • al 2° considerando che “dal momento che il passeggero che viaggia con autobus è la parte più debole nel contratto di trasporto, è opportuno garantirgli un livello minimo di protezione”;
    • al 4° considerando che “i passeggeri e, come minimo, le persone verso le quali il passeggero, in virtù delle disposizioni di legge, aveva o avrebbe avuto un'obbligazione alimentare dovrebbero essere tutelati adeguatamente in caso d'incidente derivante dall'utilizzo di autobus, tenendo conto della direttiva 2009/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità”;
    • all'art. 7, comma 1, che “i passeggeri hanno diritto, secondo la legislazione nazionale applicabile, a un risarcimento per il decesso, comprese spese ragionevoli per le esequie, o le lesioni personali nonché per la perdita o il danneggiamento del bagaglio dovuti a un incidente derivante dall'utilizzo di autobus. In caso di decesso di un passeggero, tale diritto si applica come minimo alle persone verso le quali il passeggero, in virtù delle disposizioni di legge, aveva o avrebbe avuto un'obbligazione alimentare”;
  • le previsioni della sesta direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 16/9/2009 n. 2009/103/CE, in G.U.E. 7/10/2009 n. 263, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità, che ha modificato ed abrogato le direttive del Consiglio 72/166/CEE, 84/5/CEE e 90/232/CEE e le direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/26/CE e 2005/14/CE), secondo cui l'impresa di assicurazione del vettore dovrebbe sempre risarcire il trasportato a prescindere dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro; tale direttiva, infatti, dispone:
    • al 22° considerando che “i danni alle persone e alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che costituiscono di solito la parte più debole in un sinistro dovrebbero essere coperti dall'assicurazione obbligatoria del veicolo coinvolto nel sinistro, se hanno diritto al risarcimento conformemente alla legislazione civile nazionale. Tale disposizione fa salva la responsabilità civile o il livello del risarcimento per danni in uno specifico incidente secondo la legislazione nazionale”;
    • all'art. 12 che “l'assicurazione di cui all'articolo 3 copre i danni alle persone e i danni alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che, in conseguenza di un incidente nel quale sia stato coinvolto un veicolo, hanno diritto al risarcimento del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Il presente articolo lascia impregiudicata sia la responsabilità civile sia l'importo dei danni”;
  • le analoghe e speculari previsioni della previgente quinta direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 11/5/2005 n. 2005/14/CE, in G.U.E. 11/6/2005 n. 149), secondo cui l'impresa di assicurazione del vettore dovrebbe sempre risarcire il trasportato a prescindere dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro; tale direttiva, infatti, dispone(va):
    • al 16° considerando che “i danni alle persone e alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che costituiscono di solito la parte più debole in un sinistro dovrebbero essere coperti dall'assicurazione obbligatoria del veicolo coinvolto nel sinistro, se hanno diritto alla riparazione del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Tale disposizione fa salva la responsabilità civile o il livello del risarcimento per danni in uno specifico incidente, secondo la pertinente legislazione nazionale”;
    • all'art. 4 che “l'assicurazione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 72/166/CEE copre i danni alle persone e i danni alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che, in conseguenza di un incidente nel quale sia stato coinvolto un veicolo, hanno diritto alla riparazione del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Il presente articolo lascia impregiudicata sia la responsabilità civile, sia l'importo dei danni”.

L'interpretazione della norma di cui all'art. 141 cod. ass. fin qui prospettata è l'unica conforme alla (ed è confortata dalla) giurisprudenza eurounitaria che, in più occasioni, ha ritenuto che in ambito di R.C. auto deve sempre essere garantito un risarcimento alle persone trasportate.

Tale giurisprudenza, infatti, in relazione alla tutela del soggetto trasportato, ha più volte affermato che:

  • le norme comunitarie che disciplinano la assicurazione obbligatoria della r.c. auto, devono essere interpretate nel senso che esse ostano ad una normativa nazionale che produca lo effetto di escludere in modo automatico l'obbligo in capo allo assicuratore di risarcire la vittima di un incidente stradale qualora tale incidente sia stato causato da un conducente non coperto dalla polizza assicurativa e la suddetta vittima, passeggero del veicolo al tempo dello incidente, fosse assicurata per la guida di tale veicolo e avesse dato a tale conducente il permesso di guidarlo, a nulla rilevando che essa sapesse o meno che la persona da lei autorizzata a guidare il veicolo non era assicurata” (Corte GUE 1/12/2011, in causa C-442/10, Churchill; conf. Corte GUE 17/3/2011, in causa C-484/09, Carvalho Ferreira Santos; Corte GUE 28/3/1996, in causa C-129/94, Ruiz Bernàldez);
  • le norme eurounitarie vanno interpretate “nel senso che osta ad una normativa nazionale ai sensi della quale l'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile per gli autoveicoli non copre la responsabilità dei danni fisici causati alle persone che viaggiano in una parte di un autoveicolo non progettata né costruita con sedili per passeggeri” (Corte GUE 19/4/2007, in causa C-356/03, Farrell);
  • l'obiettivo della normativa comunitaria “consiste nel garantire che l'assicurazione obbligatoria per gli autoveicoli debba consentire a tutti i passeggeri vittime di un incidente causato da un veicolo di essere risarciti dei danni subiti”, di talché le norme interne dei singoli Stati “non possono privare le dette disposizioni del loro effetto utile”, ciò che si verificherebbe se una normativa nazionale “negasse al passeggero il diritto al risarcimento da parte dell'assicurazione obbligatoria per gli autoveicoli, ovvero limitasse tale diritto in misura sproporzionata, esclusivamente sulla base della corresponsabilità del passeggero stesso nella realizzazione del danno”, essendo, in particolare, “irrilevante il fatto che il passeggero interessato sia il proprietario dei veicolo il conducente del quale abbia causato l'incidente”, atteso che la finalità di tutela delle vittime impone “che la posizione giuridica del proprietario del veicolo che si trovava a bordo del medesimo al momento del sinistro, non come conducente, bensì come passeggero, sia assimilata a quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente” e pertanto le norme eurounitarie che disciplinano l'assicurazione obbligatoria della R.C. auto “ostano ad una normativa nazionale che consenta di negare ovvero di limitare in misura sproporzionata, in considerazione della corresponsabilità del passeggero nella causazione del danno subito, il risarcimento a carico dell'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli” (Corte GUE 30/6/2005, in causa C-537/03, Candolin; conf. Corte GUE 9/6/2011, in causa C-409/09, Lavrador).

Tale complessivo assunto è confortato dalla giurisprudenza di legittimità che ha costantemente ritenuto che:

  • in tema di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, in conformità a quanto stabilito dalle direttive 84/5/CEE e 90/232/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni nazionali in materia di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli, così come interpretate nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea (v. Corte Giust., 1/12/2011, Churchill Insurance/Wilkinson), secondo il principio solidaristico vulneratus ante omnia reficiendus la vittima trasportata ha sempre e comunque diritto al risarcimento integrale del danno, quale ne sia la veste e la qualità, non potendo l'assicuratore avvalersi per negare il risarcimento di disposizioni legali o di clausole contrattuali, ivi comprese quelle che escludono la copertura assicurativa nelle ipotesi di utilizzo del veicolo da parte di persone non autorizzate o prive di abilitazione alla guida, con l'unica eccezione del trasportato consapevole della circolazione illegale del veicolo, come è nel caso di rapinatori, terroristi o ladri” (Cass. 17/11/2021 n. 34788);
  • le norme in tema di assicurazione della r.c.a., in caso di dubbio, vanno interpretate in modo da favorire il pieno risarcimento della vittima, piuttosto che in modo contrario (così sono stati interpretati, da questa Corte e dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea, il XII, XIII e XIV Considerando della Direttiva 2009/103/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, in tema di assicurazione r.c.a.” (Cass. 27/8/2020 n. 17893; conf. Cass. 24/9/2019 n. 23621; Cass. 18/11/2014 n. 24469; Cass. 30/8/2013 n. 19963);
  • il diritto dell'Unione osta alla possibilità che l'assicuratore della responsabilità civile per la guida di autoveicoli si avvalga di disposizioni legali o di clausole contrattuali allo scopo di negare a detti terzi (i trasportati) il risarcimento del danno conseguente ad un sinistro causato dal veicolo assicurato” (Cass. 3/7/2020 n. 13738);
  • Questa giurisprudenza si muove nel solco tracciato dalla Corte di Giustizia secondo cui l'esatta interpretazione delle direttive Europee in materia di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli deve condurre a privilegiare la posizione del terzo trasportato in conformità al principio solidaristico "vulneratus ante omnia reficiendus" con l'unico limite del terzo consapevole della circolazione illegale del mezzo” (Cass. 21/1/2020 n. 1161);
  • il d.lgs. n. 206 del 2005, art. 141 di derivazione comunitaria, assegna una garanzia diretta alle vittime dei sinistri stradali in un'ottica di tutela sociale che fa traslare il "rischio di causa" dal terzo trasportato, vittima del sinistro, sulla compagnia assicuratrice del trasportante” (Cass. 18/1/2019 n. 1279; conf. Cass. 21/1/2020 n. 1161);
  • il legislatoreha scelto di privilegiare, nei limiti del massimale minimo di legge, il diritto del trasportato ad ottenere prontamente il risarcimento, agendo nei confronti del soggetto a lui sicuramente noto (la compagnia di assicurazioni del veicolo sul quale è trasportato), senza dover…attendere l'accertamento delle rispettive responsabilità” (Cass. 5/7/2017 n. 16477; conf. Cass. 21/1/2020 n. 1161);
  • nel sistema del diritto dell'Unione Europea, in tema di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli, ai fini del diritto ad ottenere il risarcimento dall'assicuratore, la qualità di vittima-avente diritto al risarcimento prevale su quella di assicurato-responsabile. Ne consegue che, allorchè esse qualità si concentrino sulla medesima persona, la prima prevale sulla seconda e deve pertanto riconoscersi all'assicurato il diritto ad essere risarcito dalla compagnia assicurativa, come se si tratti di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente; ai fini della copertura assicurativa è irrilevante il fatto che la vittima si identifichi con il proprietario del veicolo (il quale, al momento del sinistro si trovi a viaggiare sullo stesso come passeggero, dopo avere autorizzato un'altra persona a mettersi alla guida), la cui posizione giuridica va assimilata a quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente; il diritto alla copertura assicurativa dell'assicurato-proprietario del veicolo che abbia preso posto nel medesimo come passeggero, non può essere escluso in ragione della sua corresponsabilità nella causazione del danno, salva, ovviamente, la necessità di tenere conto del suo eventuale concorrente comportamento colposo in funzione della diminuzione del risarcimento, ai sensi dell'art. 1227 c.c.” (Cass. 19/1/2018 n. 1269);
  • l'accertamento della “responsabilità dei rispettivi conducenti ed eventualmente…la presunzione di corresponsabilità di cui all'art. 2054 c.c., comma 2…è al di fuori della previsione dell'articolo 141 Codice delle Assicurazioni in quanto la responsabilità della compagnia assicuratrice del vettore prescinde "dall'accertamento della responsabilità dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro". In questo modo il Legislatore ha voluto introdurre una disposizione che sembra volta ad impedire la spendita di risorse processuali per l'effettuazione di tale tipo di accertamento (rinviando le questioni relative al regresso al rapporto tra le imprese assicurative coinvolte ai sensi degli artt. 141, quarto comma e 150 del Codice delle assicurazioni)” (Cass. 30/7/2015 n. 16181).

L'art. 141 cod. ass., pertanto, per tutto quanto fin qui esposto, deve essere interpretato, come in concreto ha fatto la Suprema Corte nell'ordinanza interlocutoria, in conformità al principio solidaristico europeo “vulneratus ante omnia reficiendus” - che si applica anche (e soprattutto) in ipotesi di sinistro verificatosi senza il coinvolgimento di altri veicoli e con pacifica responsabilità del conducente del veicolo ospitante - e, cioè, con favor verso il trasportato-danneggiato.

In secundis l'ordinanza interlocutoria è condivisibile per l'iniziativa di rimettere la questione definitivamente alla decisione delle Sezioni Unite per evitare ulteriori contrasti in seno alla Terza Sezione Civile.

In tertiis l'ordinanza interlocutoria è condivisibile per aver risolto, seppur solo implicitamente, la questione dell'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma anche in favore dei congiunti ed eredi della persona trasportata deceduta nel sinistro.

La Suprema Corte, con tale decisione, apre forse inconsapevolmente un ulteriore contrasto in seno alla Terza Sezione Civile in quanto la stessa, in precedenza, aveva ritenuto che:

  • la lettera della norma non consente l'estensione del suo campo di applicazione a danneggiati diversi dal terzo trasportato non solo per il significato proprio del termine, ma anche per l'insuperabile e ripetuto riferimento al "veicolo a bordo del quale (il danneggiato) si trovava al momento del sinistro”;
  • l'estensione della tutela del terzo trasportato ad ipotesi non specificamente previste dalla norma ed a favore di soggetti non espressamente contemplati non è predicabile in via di analogia, ai sensi dell'art. 14 disp. prel. c.c., in quanto l'art. 141 cod. ass. prevede una regola risarcitoria che prescinde dall'accertamento della colpa e, per ciò, di carattere eccezionale, con conseguente preclusione all'applicabilità in via analogica.

La Suprema Corte, pertanto, sulla scorta di tali argomentazioni aveva escluso l'applicabilità della norma e dell'azione diretta da essa prevista:

  • in favore dei prossimi congiunti del terzo trasportato, deceduto in conseguenza del sinistro, per i danni subiti iure proprio (Cass. 27/5/2019 n. 14388; conf. Trib. Oristano 23/6/2016 n. 564, in Ridare.it; contra: Trib. Milano 22/4/2016 n. 5104, in Ridare.it);
  • in favore del datore di lavoro che intenda agire a tutela del credito alla prestazione lavorativa del proprio dipendente, danneggiato in conseguenza di un sinistro stradale nel quale è stato coinvolto il veicolo sul quale era trasportato (Cass. 8/2/2019 n. 3729).

Tale orientamento della Suprema Corte, però, non è condivisibile in quanto ancorato esclusivamente all'interpretazione letterale della norma ed al divieto dell'applicazione analogica (che è certamente condivisibile), ma prescinde colpevolmente dalle altre interpretazioni fin qui esaminate ed in particolare:

  • l'interpretazione logica che porta a privilegiare l'interpretazione della norma che tutela non solo i trasportati, vittime primarie, ma anche le vittime secondarie;
  • l'interpretazione coerente con i principi ed i criteri direttivi della legge delega che porta a privilegiare, anche in questo caso, l'interpretazione della norma che tutela non solo i trasportati, vittime primarie, ma anche le vittime secondarie in quanto anch'esse rientrano nella definizione dell'art. 4, comma 1, lett. b), L. 29 luglio 2003 n. 229 quali “consumatori e più in generale… contraenti più deboli…avendo riguardo anche alla correttezza…del processo di liquidazione dei sinistri”;
  • l'interpretazione costituzionalmente ed eurounitariamente orientata che porta a privilegiare, anche in questo caso, l'interpretazione della norma che tutela non solo i trasportati, vittime primarie, ma anche le vittime secondarie anche per non creare disparità di trattamento;
  • l'interpretazione eurounitariamente orientata che porta a privilegiare, anche in questo caso, l'interpretazione della norma che tutela non solo i trasportati, vittime primarie, ma anche le vittime secondarie anch'esse parti deboli aventi diritto alla prestazione assicurativa ed al risarcimento del danno patito in proprio.

Per completezza si potrebbe aggiungere, a tutto quanto innanzi esposto, che l'interesse superiore alla realizzazione di un processo che sia giusto e, soprattutto, abbia una durata ragionevole, ex artt. 111 Cost., 6, paragrafo 1, Convenzione EDU e 47, comma 2, Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (proclamata a Nizza il 7/12/2000 e adattata a Strasburgo il 12/12/2007), impone di interpretare le norme e gli istituti processuali a favore del simultaneus processus nei confronti dello stesso debitore, anche per scongiurare il pericolo di frazionamento della domanda.

Le Sezioni Unite, infatti, da tempo hanno ritenuto che il frazionamento della domanda è un comportamento illegittimo ed abusivo “In relazione al quale si impone lettura "adeguata" della normativa di riferimento (in particolare dell'art. 88 c.p.c.), nel senso del suo allineamento al duplice obiettivo della "ragionevolezza della durata" del procedimento e della "giustezza" del "processo", inteso come risultato finale” (Sez. Un. 15/11/2007 n. 23726).

Non risponderebbe certamente all'invocato duplice obiettivo del giusto processo che deve avere una durata ragionevole consentire ai familiari del danneggiato-trasportato, deceduto a seguito delle lesioni subite nell'evento, di esperire l'azione diretta, ex art. 141 cod. ass., nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo ospitante per i danni subiti iure hereditario e non consentirlo per i danni subiti iure proprio costringendo gli stessi ad agire in altro processo, ex art. 144 cod. ass., nei confronti dell'impresa di assicurazione del veicolo danneggiante ed eventualmente e cumulativamente, ex art. 2043 e 2054 c.c., nei confronti dei responsabili.

In quartis l'ordinanza interlocutoria è condivisibile per aver risolto, seppur solo implicitamente, la questione dell'applicabilità dell'art. 141 cod. ass. e dell'azione diretta prevista dalla norma anche in favore del conducente-proprietario del veicolo ospitante (anche se responsabile) per la morte della persona trasportata deceduta nel sinistro che sia suo congiunto e/o dante causa.

Tale soluzione è direttamente collegata all'orientamento giurisprudenziale prevalente e consolidato secondo cui:

  • L'art. 141 delimita il giudizio di responsabilità alla mancanza di caso fortuito. Estenderlo invece alla mancanza (o concorrenza) di responsabilità del veicolo antagonista significherebbe limitare l'azione del trasportato ai soli casi di responsabilità esclusiva o concorrente del vettore con la conseguenza che l'art. 141 nulla aggiungerebbe alla comune azione ai sensi dell'art. 2054 c.c., comma 2, art. 2055 c.c. e art. 144 cod. assicurazioni” (Cass. 23/6/2021 n. 17963; conf. Cass. 10/12/2021 n. 39261; Cass. 18/1/2019 n. 1279; Cass. 30/7/2015 n. 16181; contra: Cass. 13/2/2019 n. 4147);
  • ai fini del diritto ad ottenere il risarcimento dall'assicuratore, la qualità di vittima - avente diritto al risarcimento prevale su quella di assicurato - responsabile. Ne consegue che, allorché esse qualità si concentrino sulla medesima persona, la prima prevale sulla seconda e deve pertanto riconoscersi all'assicurato il diritto ad essere risarcito dalla compagnia assicurativa, come se si tratti di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente; ai fini della copertura assicurativa è irrilevante il fatto che la vittima si identifichi con il proprietario del veicolo (il quale, al momento del sinistro si trovi a viaggiare sullo stesso come passeggero, dopo avere autorizzato un'altra persona a mettersi alla guida), la cui posizione giuridica va assimilata a quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente” (Cass. 9/11/2020 n. 25087; conf. Cass. 3/7/2020 n. 13738; Cass. 18/1/2019 n. 1279; Cass. 19/1/2018 n. 1269).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.