Codice Penale art. 518 duodecies - Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici 1

Francesca Romana Fulvi

Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici1

[I]. Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili, o ove previsto, non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.0002.

 

[II]. Chiunque, fuori dei casi di cui al primo comma, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 10.000.

[III]. La sospensione condizionale della pena è' subordinata al ripristino dello stato dei luoghi o all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.

[1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022.

[2] Comma modificato dall'art. 2 l. 22 gennaio 2024, n. 6, che ha inserito le «, ove previsto,».

 

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo (1° comma); non consentito (2° comma)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (1° comma); non consentito (2° comma)

altre misure cautelari personali:  consentite  (1° comma); non consentito (2° comma)

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

L'art. 518-duodecies punisce la distruzione, la dispersione, il deterioramento, il deturpamento, l'imbrattamento e l'uso illecito di beni culturali o paesaggistici ed è stato recentemente inserito all'interno del codice penale ad opera dell'art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis.

L'attuale delitto di cui all'art. 518-duodecies ricomprende nel suo ambito di applicazione le seguenti ipotesi di reato:

  1. quella punita dall'art. 635, comma 2, n. 1, che contemplava il danneggiamento di cose di interesse storico o artistico ovunque fossero ubicate;
  2. quella sanzionata all'art. 639, comma 2 c.p., che prevedeva il deturpamento e l'imbrattamento di cose di interesse storico o artistico;
  3. quella riportata all'art. 170 del d.lgs. n. 42/2004, che perseguiva l'uso illecito del bene culturale.

Nella nuova formulazione viene specificato, però, l'oggetto materiale (i beni culturali o paesaggistici in luogo cose di interesse storico o artistico) e prevista una pena più severa (al primo comma la reclusione da due a cinque anni e la multa da euro 2.500 a euro 15.000 in luogo della reclusione da sei mesi a tre anni; al secondo comma la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da euro 1.500 a euro 10.000 in luogo della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro in riferimento al deturpamento e l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 in riferimento all'uso illecito).

La ratio della disposizione s'individua nell'esigenza di rafforzare gli strumenti di protezione dei beni culturali – in particolar modo la conservazione e il godimento del patrimonio artistico - sanzionando attraverso una disposizione ad hoc una serie di condotte tutte finalizzate a ledere l'integrità del bene culturale o del bene paesaggistico e che realizzano tutte una forma di danneggiamento e di deterioramento dei beni culturali e paesaggistici, ma con intensità lesive diverse.  La previsione, poi, di un trattamento sanzionatorio più grave sembrerebbe maggiormente rispondente al dettato costituzionale ed europeo e alla rilevanza del bene giuridico tutelato, il patrimonio culturale. 

Il terzo comma dell'art. 518-duodecies riproduce parzialmente il disposto del comma 4 dell'art. 635: la sospensione condizionale della pena, infatti, viene subordinata alternativamente:

  1. all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato;
  2. alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.

Alle suddette condizioni l'art. 518-duodecies, poi, ne aggiunge una ulteriore, ovvero il ripristino dello stato dei luoghi. La dottrina ha segnalato che il predetto comma 3 non riporta che vi sia la mancanza opposizione del condannato alla subordinazione del beneficio allo svolgimento di attività non retribuita a favore della collettività. Tale assenza di opposizione è però da ritenersi comunque sempre necessaria, anche in tale ipotesi, sulla base delle norme costituzionali poste a tutela della libertà personale e dell'art. 4 Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) che vieta i lavori forzati od obbligatori.

La formulazione speculare alle ipotesi di danneggiamento ex art. 635 e di deturpamento e imbrattamento di cose altrui ex art. 639 e di uso illecito ex art. 174 d.lgs. n. 42/2004 consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione ai predetti reati. In   particolare,  in riferimento al reato di cui all'art. 639 la Cassazione ha osservato, infatti, che tra la vecchia e la nuova norma vi è continuità normativa, in quanto l'art. 518 duodecies c.p. continua a punire la condotta che era penalmente sanzionata dall'art. 639 (Cass. II, n. 51260/2023).

L'art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all'art. 518-duodecies nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l'inserimento dell'art. 25-septiesdecies all'interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-septiesdecies comma 3 prevede proprio per il delitto di cui all'art. 518-duodecies la sanzione pecuniaria da trecento a settecento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9 comma 2 del d.lgs. n. 231/01 per una durata non superiore a due anni).

Recentemente è intervenuta la legge 22 gennaio 2024 n. 6, volta a contrastare i fenomeni vandalici connessi alle c.d. eco-proteste. Quest'ultima apporta una modifica al primo comma della fattispecie in esame – per cui si rinvia al paragrafo 4 – e introduce all'art. 1 nuovi illeciti amministrativi, facendo salve le sanzioni penali applicabili (per i rapporti tra gli illeciti penali e quelli amministrativi v. paragrafo 8).

Bene giuridico

Cfr. sub art. 518-bis.

Soggetti

 

Soggetto attivo

Trattasi di reato comune: può essere, infatti, commesso da “chiunque”, incluso il proprietario del bene culturale o di quello paesaggistico. Entrambe le fattispecie incriminatrici previste al primo e al secondo comma dell’art. 518- septiesdecies, infatti, hanno come oggetto materiale beni propri o altrui, a differenza degli artt. 635 e 639, che nella loro formulazione fanno riferimento all’altruità della cosa.

Soggetto passivo

Cfr. sub artt. 518-bis e 635.

Elemento oggettivo

 

Oggetto materiale

Oggetto materiale del delitto previsto dall’art. 518-duodecies è il bene culturale e quello paesaggistico. Per la loro nozione cfr. sub art. 518-bis.

Condotta

L'art. 518-duodecies è una disposizione a più norme in quanto contempla due distinte e autonome fattispecie incriminatrici, una descritta al primo comma e l'altra al secondo, che descrivono diverse condotte delle quali ciascuna integra un diverso reato. Tutte sono accumulate dalla finalità di evitare il depauperamento, realizzato in qualsiasi forma, del patrimonio culturale.

Più specificamente il primo comma riporta una norma a più fattispecie perché descrive un unico reato, nel caso di specie a forma libera, il quale può essere commesso attraverso una serie di condotte tra loro diverse, produttive di un danneggiamento funzionale e/o strutturale del bene e che presentano un'intensità lesiva differente.

  1. Distruggere: per la nozione cfr. sub. art. 635;
  2. Disperdere: per la nozione cfr. sub. art. 635;
  3. Deteriorare: per la nozione cfr. sub. art. 635;
  4. Rendere in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui: per la nozione cfr. sub. art. 635.

Rispetto alla formulazione riportata dall'art. 635, comma 2 il legislatore della riforma ha aggiunto la condotta “rendere in tutto o in parte non fruibili”. La dottrina ha osservato che se alla nozione di fruizione si assegna il significato di “modo di impiego del bene”, il “rendere inservibile” e il “non fruibile” sono modi di agire difficilmente distinguibili. Pertanto occorre interpretare l'espressione tenendo presente la peculiare funzione strumentale dei beni tutelati, ovvero di alimento per l'anima prima ancora che per l'organismo, ed intenderla nel senso che il bene non più tale da garantire il “godimento” estetico. In particolare, per quanto riguarda i beni paesaggistici una loro trasformazione non necessariamente gli inibisce di rendere un servizio (siano resi “inservibili”), ma probabilmente incide sulla loro gradevolezza.  In riferimento al requisito della fruibilità la legge n. 6/2024 ha operato una precisazione specificando che deve essere prevista. In tal modo ha circoscritto il perimetro di operatività della fattispecie che, pertanto, non sarà applicabile in tutti i casi in cui manca la previsione della fruibiltà.

Anche il secondo comma, che si applica fuori dei casi di cui al primo comma, prevede norma a più fattispecie, entrambe a forma libera, in cui il reato può essere integrato da una delle seguenti condotte

  1. deturpare o imbrattare beni culturali o paesaggistici propri o altrui: per la nozione cfr. sub. art. 639. A differenze di quelle elencate al primo comma entrambe le condotte devono avere effetti rimovibili e non devono incidere sulla funzionalità del bene;
  2. destinare beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità: si tratta di una condotta commissiva a forma vincolata che non comporta un'alterazione del bene nella sua materialità, ma un cambiamento d'uso che può produrre effetti degradanti, incidendo sulla dignità e sul valore culturale del bene.

Tali condotte anticipano la tutela penale a un momento antecedente alla vera e propria lesione dell'integrità del bene, configurando un reato di pericolo.

Elemento psicologico

 

Il dolo

I delitti previsto dall'art. 518-duodecies sono entrambi puniti a titolo di dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di cagionare un danneggiamento al bene culturale o paesaggistico o il suo deturpamento o imbrattamento o il suo uso illecito.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

Si ha consumazione quando il bene culturale o paesaggistico viene danneggiato, deturpato o imbrattato. Nel caso di uso, invece, nel momento in cui l'agente utilizza, per la prima volta, il bene culturale o quello paesaggistico in modo incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità.

Tentativo

Il tentativo è ritenuto configurabile attraverso il compimento di atti idonei ed equivocamente diretti al danneggiamento o al deturpamento o imbrattamento del bene culturale o paesaggistico o alla sua destinazione ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità: occorre, però, che la condotta si arresti prima che il danno sia prodotto.  

Forme di manifestazione

 

Circostanze speciali

Al reato de quo, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all’art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all’art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia.

Rapporti con altri reati

Il delitto di pone in rapporto di specialità con il danneggiamento ex art. 635 e con quello di deturpamento e imbrattamento ex art. 639 in quanto l'oggetto materiale del reato è costituito dal bene culturale o da quello paesaggistico. 

La Cassazione ha recentemente sottolineato come la fattispecie in analisi si ponga rispetto a quella generale contenuta nell'art. 639 in un rapporto di specialità unilaterale per specificazione. Quest'ultima, infatti, è rappresentata dalla culturalità del bene, che qualifica, diversificandolo rispetto a quello del delitto di cui all'art. 639, l'oggetto materiale (Cass. II, n. 51260/2023).   

Per quanto attiene ai rapporti con gli illeciti amministrativi riportati dall'art. 1 della l. n. 6/2024 il comma 7 del predetto art. 1 stabilisce che quando per lo stesso fatto è stata applicata, a carico del reo o dell'autore della violazione, la sanzione amministrativa pecuniaria indicata ai commi 1 e 2 ovvero una sanzione penale: a) l'autorità giudiziaria e l'autorità amministrativa tengono conto, al momento dell'irrogazione delle sanzioni di propria competenza, delle misure punitive già irrogate; b) l'esazione della pena pecuniaria ovvero della sanzione pecuniaria amministrativa è limitata alla parte eccedente quella riscossa, rispettivamente, dall'autorità amministrativa ovvero da quella giudiziaria.

Confisca

Cfr. sub art. 518-duodevicies.

Bibliografia

Cfr. sub art. 518-bis.

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