Codice Penale art. 518 quater - Ricettazione di beni culturali 1Ricettazione di beni culturali1 [I]. Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e con la multa da euro 1.032 a euro 15.000. [II]. La pena è aumentata quando il fatto riguarda beni culturali provenienti dai delitti di rapina aggravata ai sensi dell'articolo 628, terzo comma, e di estorsione aggravata ai sensi dell'articolo 629, secondo comma. [III]. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche quando l'autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto. [1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, lett. b), della l. 9 marzo 2022, n. 22, in vigore dal 23 marzo 2022. competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo (1° comma) obbligatorio (2° comma) fermo: consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d’ufficio InquadramentoL'art. 518-quater punisce la ricettazione di beni culturali ed è stato recentemente inserito all'interno del codice penale ad opera dell'art. 1, comma 1, lett. b), della legge 9 marzo 2022, n. 22. Per un commento sulla ratio della l. n. 22/22, entrata in vigore dal 23 marzo 2022, e sulle finalità della riforma cfr. sub art. 518-bis. Il legislatore ha ritenuto, infatti, maggiormente rispondente alle indicazioni costituzionali ed europee introdurre una fattispecie ad hoc avente ad oggetto i beni culturali, sebbene la giurisprudenza da sempre ha ritenuto che la condotta di colui che acquista o comunque riceve, o si intromette nel fare acquistare o ricevere cose di antichità o d'arte sostanzi il reato di ricettazione. Il delitto contemplato 518-quater, dunque, come alcune fattispecie di cui ai precedenti e successivi articoli, è un reato di nuovo conio la cui formulazione riproduce quella già adottata per l'ipotesi “base” di ricettazione di cui all'art. 648 c.p., specificando, però, l'oggetto materiale (i beni culturali in luogo del denaro o della cosa mobile) e prevedendo una pena più severa (la reclusione da quattro a dieci anni e la multa da euro 1.032 a euro 15.000 in luogo della reclusione da due ad otto anni e la multa da 516 euro a 10.329 euro). Il modello dell'ipotesi base della ricettazione è seguito anche nei commi successivi della nuova disposizione, ove si dispone da un lato un aggravamento della pena legato ai reati-presupposto della rapina aggravata e dell'estorsione aggravata e dall'altro l'applicabilità della fattispecie «quando l'autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto». La dottrina ha osservato l'importanza della previsione della fattispecie di ricettazione nell'ambito delle misure di tutela approntate: il delitto de quo, infatti, costituisce uno dei reati più frequenti nell'ambito di quelli aventi ad oggetto i beni culturali perché rappresenta la più diffusa forma di sostegno del reo dopo la commissione del fatto, tanto da fungere da stimolo alla commissione del reato presupposto, specie del furto. La maggior parte dei furti di oggetti d'arte, di pezzi di antiquariato o in generale di cose di valore artistico, archeologico o storico, vengono, infatti, commessi con la consapevolezza di trovare poi un ricettatore disposto a riceverli o “su commissione”. La ratio della previsione di una fattispecie autonoma si rintraccia anche nella necessità di contrastare la circolazione ed il traffico illecito dei beni culturali, spesso consentito anche grazie a delle preventive operazioni di “lavaggio” e “ripulitura” del bene, finalizzate a una immissione dello stesso nel circuito lecito del commercio d'arte. In tal modo il legislatore della riforma ha voluto assicurare una tutela più piena ed efficace e, di conseguenza, maggiormente rispondente al dettato costituzionale ed europeo. La formulazione speculare all'ipotesi base di ricettazione ex art. 648 c.p. consente di applicare, in via interpretativa, gli orientamenti giurisprudenziali e dottrinari maturatesi in relazione al predetto delitto, tenendo conto della peculiarità dell'oggetto di reato. L'art. 3 della succitata l. n. 22/2022, poi, ha incluso il delitto di cui all'art. 518-quater nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione di sanzioni pecuniarie ed interdittive in capo agli enti attraverso l'inserimento dell'art. 25-septiesdecies all'interno del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-septiesdecies comma 4 prevede proprio per il delitto di cui all'art. 518-quater la sanzione pecuniaria da quattrocento a novecento quote e al comma 5 le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9 comma 2 del d.lgs. n. 231/01 per una durata non superiore a due anni). Bene giuridicoCfr. sub art. 518-bis. Soggetti
Soggetto attivo Come l’ipotesi “base” la ricettazione di beni culturali è un reato comune: soggetto attivo dello stesso può essere chiunque acquisti, riceva od occulti i beni culturali provenienti da delitto o, comunque, si intrometta nel farle acquistare, ricevere od occultare. Autore del reato può, quindi, essere chiunque non sia autore del reato presupposto o compartecipe dello stesso. Qualsiasi forma di partecipazione morale o materiale nel delitto presupposto dovrà, infatti, essere punita a titolo di concorso nel suddetto delitto. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 648. Soggetto passivo Cfr. sub art. 518-bis. Elemento materiale
Oggetto materiale Oggetto materiale del delitto previsto dall'art. 518-quater è il bene culturale. Per la sua nozione cfr. sub art. 518-bis. Il d.lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (c.d. codice dei beni culturali) pone una presunzione di illegittimità nel possesso di oggetti archeologici da parte di privati. Ciò in quanto si tratta di beni di proprietà dello Stato fin dalla loro scoperta ed il loro impossessamento, sia che provenga da scavo, sia da rinvenimento fortuito è previsto dalla legge come delitto (attualmente l'art. 518-bis). Ai sensi dell'art. 826 comma 2 c.c., infatti, le cose d'interesse storico, archeologico, paletnologico e artistico, da chiunque ed in qualunque modo ritrovate, fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato. Al riguardo è stato osservato che anche nel caso di ricettazione si applica l'orientamento formatosi in relazione al furto di beni culturali secondo il quale ai fini della sussistenza del reato di impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato – e, quindi, anche ai fini della sussistenza della ricettazione - nel caso in cui i suddetti beni siano ceduti da terzi, non è necessaria la preesistenza di un provvedimento dell'autorità amministrativa che qualifichi il bene come culturale, essendo sufficiente un interesse culturale oggettivo derivante da tipologia, localizzazione, rarità o analoghi criteri, e la cui prova può desumersi o dalla testimonianza di organi della pubblica amministrazione o da una perizia disposta dall'autorità giudiziaria (Cass. II, n. 36111/2014). Nell'espressione “beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto” si devono ricomprendere non soltanto i beni che costituiscono il corpo del reato, ma anche quelli che ne rappresentano il prezzo e quelli che servirono o furono destinate a commetterlo. Anche la locuzione “beni culturali” – analogamente al termine “cose” nell'ipotesi base di ricettazione - è utilizzato dal legislatore in modo indeterminato, nel senso che la ricettazione potrà avere ad oggetto uno o una pluralità di beni. In questo caso se la ricezione dei beni è avvenuta in un unico contesto temporale, sarà sempre ravvisabile un unico reato, e non un'ipotesi di concorso di reati. Sulla configurabilità della ricettazione in via mediata cfr. sub art. 648. Condotta Il reato di cui all'art. 518-quater, come nell'ipotesi base, si configura qualora il bene culturale provenga dalla precedente commissione di un altro delitto. La ricettazione, infatti, non si realizza qualora il predetto bene, acquistato o comunque ricevuto, provenga da una contravvenzione o da un illecito amministrativo. La disposizione, infatti, si riferisce testualmente a “beni culturali provenienti da qualsiasi delitto”. Per quanto attiene alla nozione di reato presupposto e per approfondimenti cfr. sub art. 648. Trattasi di reato a forma vincolata, integrato da una delle seguenti condotte descritte dalla norma:
Elemento psicologico
Il dolo Il delitto è punito a titolo di dolo specifico: oltre alla generica coscienza del carattere culturale del bene e alla volontà di acquistare, ricevere od occultare, ovvero intromettersi nel fare acquistare, ricevere od occultare un bene culturale di provenienza delittuosa, della quale occorre che l'agente sia comunque consapevole, è richiesto anche il fine specifico di procurare a sé o ad altri un profitto. In relazione alla consapevolezza del soggetto attivo in merito all'illecita provenienza del bene cfr. sub art. 648. Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 12433/2009) hanno riconosciuto la compatibilità del dolo eventuale con il delitto di ricettazione. Secondo la Cassazione, infatti, è possibile ravvisare il dolo eventuale quando l'agente, pur rappresentandosi la provenienza delittuosa della res (rectius del bene culturale), non avrebbe agito diversamente anche nell'eventualità che di tale provenienza delittuosa avesse avuto la certezza. Occorre, inoltre, che vi sia più di un semplice motivo di sospetto, rispetto al quale il soggetto agente potrebbe avere un atteggiamento psicologico di disattenzione o di mero disinteresse. La situazione fattuale deve, infatti, essere di significato inequivoco e determinare nell'agente una scelta consapevole tra l'agire, ovvero accettare l'eventualità di commettere il reato "de quo", e il non agire. In relazione alla fattispecie in commento la dottrina ha rilevato l'importanza del summenzionato arresto giurisprudenziale in considerazione della peculiarità dell'oggetto dell'acquisto. La natura artistica, storica, archeologica o demoetnoantropologica del bene culturale può suscitare, infatti, un sospetto sulla legittimità della provenienza in qualsiasi persona di media levatura intellettuale La nozione di profitto ai fini della configurabilità del dolo specifico ricomprende qualsiasi vantaggio, anche non direttamente economico, che l'agente o un terzo può trarre dal possesso del bene culturale: può trattarsi sia di un vantaggio materiale sia morale. La norma, inoltre, non richiede che il profitto sia ingiusto. In riferimento alla tematica dell'errore in materia di elemento soggettivo del reato e per ulteriori approfondimenti sull'elemento soggettivo cfr. sub art. 648. Consumazione e tentativo
Consumazione Nei casi di ricettazione commessa tramite acquisto, ricezione o occultamento, il delitto si consuma nel momento in cui l'agente entra in possesso del bene culturale di provenienza delittuosa. In quello, invece, di ricettazione per intromissione il reato è consumato nel momento in cui l'agente pone in essere un atto di mediazione idoneo al trasferimento del bene culturale di provenienza delittuosa dall'attuale detentore al soggetto interessato ad acquistarlo, riceverlo od occultarlo. Non occorre che la mediazione sia andata a buon fine con l'effettivo trasferimento del bene né la sua materiale consegna poiché anche l'art. 518 quater, come l'art. 648, distingue l'ipotesi dell'acquisto da quella della ricezione (Cass. II, n. 33957/2017). Ai fini dell'integrazione del reato, poi, non è essenziale l'effettivo conseguimento del profitto, in quanto lo scopo dell'incriminazione è quello di reprimere il possesso di una cosa di provenienza delittuosa, quando l'agente sia a conoscenza di tale provenienza e voglia comunque ricavare dal possesso della cosa una qualsiasi utilità. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 648. Tentativo Il tentativo è sempre configurabile quando la ricettazione è realizzata attraverso le condotte di acquisto, ricezione od occultamento. Nel caso di acquisto, ad es., quando il soggetto agente, essendo a conoscenza della provenienza delittuosa di una cosa, avvia delle trattative per la sua compravendita, ma non le conclude per mancanza di accordi sul prezzo. In quello di ricezione quando il reo, ad es., pone in essere attività rivolte all'organizzazione del luogo ove conservare i beni culturali di provenienza delittuosa o alla predisposizione dei mezzi necessari per il medesimo scopo. Nell'ipotesi di occultamento potrà costituire tentativo punibile ogni attività diretta alla predisposizione del luogo ove occultare le cose di provenienza delittuosa. Il tentativo, invece, non è ammesso nel caso di ricettazione per intromissione poichè qualsiasi attività che il mediatore pone in essere ai fini del trasferimento del bene culturale di provenienza delittuosa già costituisce consumazione del reato. Al riguardo la dottrina ha rilevato che in questa ipotesi di reato il legislatore ha previsto un'anticipazione della punibilità a livello del tentativo, che, quindi, nel caso dell'intromissione, non sarà configurabile come reato autonomo. Per ulteriori approfondimenti cfr. sub art. 648. Forme di manifestazione
Circostanze speciali Il secondo comma dell'art. 518-quater riporta la medesima circostanza speciale prevista nell'ipotesi base di ricettazione in quanto stabilisce un aggravamento della pena quando il fatto riguarda beni culturali provenienti dai delitti di rapina aggravata ai sensi dell'articolo 628 comma 3, e di estorsione aggravata ai sensi dell'articolo 629, comma 2. La disposizione, pertanto, riporta una circostanza aggravante ad effetto comune in quanto si limita a prescrivere che la pena è aumentata. Al reato de quo, infine, si riferiscono anche le circostanze aggravanti speciali di cui all'art. 518-sexiesdecies e quelle attenuanti speciali di cui all'art. 518-septiesdecies, a cui si rinvia. Rapporti con altri reati
Ricettazione Il delitto di pone in rapporto di specialità con la ricettazione comune in quanto l’oggetto materiale del reato è costituito dal bene culturale, che rientra nell’ambito della categoria generale delle cose mobili. Concorso di reatiVedi sub art. 518 quaerdecies. ConfiscaCfr. sub art. 518-duodevicies. BibliografiaCfr. sub art. 518-bis. |