Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 30 - Passaggio diretto di personale tra amministrazioni diverse ( Art. 33 del d.Igs n. 29 del 1993 , come sostituito prima dall' art. 13 del d.lgs n. 470 del 1993 e poi dall' art. 18 del d.lgs n. 80 del 1998 e successivamente modificato dall' art. 20, comma 2 della legge n. 488 del 1999 )Passaggio diretto di personale tra amministrazioni diverse (Art. 33 del d.Igs n. 29 del 1993, come sostituito prima dall'art. 13 del d.lgs n. 470 del 1993 e poi dall'art. 18 del d.lgs n. 80 del 1998 e successivamente modificato dall'art. 20, comma 2 della legge n. 488 del 1999) 1. Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti di cui all' articolo 2, comma 2 , appartenenti a una qualifica corrispondente e in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento, [previo, assenso dell'amministrazione di appartenenza]. E' richiesto il previo assenso dell'amministrazione di appartenenza nel caso in cui si tratti di posizioni dichiarate motivatamente infungibili dall'amministrazione cedente o, di personale assunto da meno di tre anni o qualora la mobilità determini una carenza di organico superiore al 20 per cento nella qualifica corrispondente a quella del richiedente. E' fatta salva la possibilità di differire, per motivate esigenze organizzative, il passaggio diretto del dipendente fino ad un massimo di sessanta giorni dalla ricezione dell'istanza di passaggio diretto ad altra amministrazione. Le disposizioni di cui ai periodi secondo e terzo non si applicano al personale delle aziende e degli enti del servizio sanitario nazionale e degli enti locali con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 100, per i quali è comunque richiesto il previo assenso dell'amministrazione di appartenenza. Al personale della scuola continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti in materia. Le amministrazioni, fissando preventivamente i requisiti e le competenze professionali richieste, pubblicano sul proprio sito istituzionale, per un periodo pari almeno a trenta giorni, un bando in cui sono indicati i posti che intendono ricoprire attraverso passaggio diretto di personale di altre amministrazioni, con indicazione dei requisiti da possedere. In via sperimentale e fino all'introduzione di nuove procedure per la determinazione dei fabbisogni standard di personale delle amministrazioni pubbliche, per il trasferimento tra le sedi centrali di differenti ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali non e' richiesto l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, la quale dispone il trasferimento entro due mesi dalla richiesta dell'amministrazione di destinazione, fatti salvi i termini per il preavviso e a condizione che l'amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore all'amministrazione di appartenenza. [Per agevolare le procedure di mobilita' la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica istituisce un portale finalizzato all'incontro tra la domanda e l'offerta di mobilita' ]1. 1.1. [Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano agli enti locali con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 100.] Per gli enti locali con un numero di dipendenti compreso tra 101 e 250, la percentuale di cui al comma 1 è stabilita al 5 per cento; per gli enti locali con un numero di dipendenti non superiore a 500, la predetta percentuale è fissata al 10 per cento. La percentuale di cui al comma 1 è da considerare all'esito della mobilità e riferita alla dotazione organica dell'ente2. 1-bis. L'amministrazione di destinazione provvede alla riqualificazione dei dipendenti la cui domanda di trasferimento e' accolta, eventualmente avvalendosi, ove sia necessario predisporre percorsi specifici o settoriali di formazione, della Scuola nazionale dell'amministrazione. All'attuazione del presente comma si provvede utilizzando le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica3. 1-ter. La dipendente vittima di violenza di genere inserita in specifici percorsi di protezione, debitamente certificati dai servizi sociali del comune di residenza, puo' presentare domanda di trasferimento ad altra amministrazione pubblica ubicata in un comune diverso da quello di residenza, previa comunicazione all'amministrazione di appartenenza. Entro quindici giorni dalla suddetta comunicazione l'amministrazione di appartenenza dispone il trasferimento presso l'amministrazione indicata dalla dipendente, ove vi siano posti vacanti corrispondenti alla sua qualifica professionale4. 1-quater. A decorrere dal 1° luglio 2022, ai fini di cui al comma 1 e in ogni caso di avvio di procedure di mobilità, le amministrazioni provvedono a pubblicare il relativo avviso in una apposita sezione del Portale unico del reclutamento di cui all'articolo 35-ter. Il personale interessato a partecipare alle predette procedure invia la propria candidatura, per qualsiasi posizione disponibile, previa registrazione nel Portale corredata del proprio curriculum vitae esclusivamente in formato digitale. Dalla presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica 5. 1-quinquies. Per il personale non dirigenziale delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, delle autorità amministrative indipendenti e dei soggetti di cui all'articolo 70, comma 4, i comandi o distacchi sono consentiti esclusivamente nel limite del 25 per cento dei posti non coperti all'esito delle procedure di mobilità di cui al presente articolo. La disposizione di cui al primo periodo non si applica ai comandi o distacchi obbligatori, previsti da disposizioni di legge, ivi inclusi quelli relativi agli uffici di diretta collaborazione, nonché a quelli relativi alla partecipazione ad organi, comunque denominati, istituiti da disposizioni legislative o regolamentari che prevedono la partecipazione di personale di amministrazioni diverse, nonché ai comandi presso le sedi territoriali dei ministeri, o presso le Unioni di comuni per i Comuni che ne fanno parte6. 2. Nell'ambito dei rapporti di lavoro di cui all'articolo 2, comma 2, i dipendenti possono essere trasferiti all'interno della stessa amministrazione o, previo accordo tra le amministrazioni interessate, in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso comune ovvero a distanza non superiore a cinquanta chilometri dalla sede cui sono adibiti. Ai fini del presente comma non si applica il terzo periodo del primo comma dell'articolo 2103 del codice civile. Con decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, previa consultazione con le confederazioni sindacali rappresentative e previa intesa, ove necessario, in sede di conferenza unificata di cui all' articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 , possono essere fissati criteri per realizzare i processi di cui al presente comma, anche con passaggi diretti di personale tra amministrazioni senza preventivo accordo, per garantire l'esercizio delle funzioni istituzionali da parte delle amministrazioni che presentano carenze di organico. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano ai dipendenti con figli di eta' inferiore a tre anni, che hanno diritto al congedo parentale, e ai soggetti di cui all' articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 , e successive modificazioni, con il consenso degli stessi alla prestazione della propria attivita' lavorativa in un'altra sede7. 2.1. Nei casi di cui ai commi 1 e 2 per i quali sia necessario un trasferimento di risorse, si applica il comma 2.3 8. 2.2 I contratti collettivi nazionali possono integrare le procedure e i criteri generali per l'attuazione di quanto previsto dai commi 1 e 2. Sono nulli gli accordi, gli atti o le clausole dei contratti collettivi in contrasto con le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 9. 2.3. Al fine di favorire i processi di cui ai commi 1 e 2, e' istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo destinato al miglioramento dell'allocazione del personale presso le pubbliche amministrazioni, con una dotazione di 15 milioni di euro per l'anno 2014 e di 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015, da attribuire alle amministrazioni destinatarie dei predetti processi. Al fondo confluiscono, altresi', le risorse corrispondenti al cinquanta per cento del trattamento economico spettante al personale trasferito mediante versamento all'entrata dello Stato da parte dell'amministrazione cedente e corrispondente riassegnazione al fondo ovvero mediante contestuale riduzione dei trasferimenti statali all'amministrazione cedente. I criteri di utilizzo e le modalita' di gestione-delle risorse del fondo sono stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. In sede di prima applicazione, nell'assegnazione delle risorse vengono prioritariamente valutate le richieste finalizzate all'ottimale funzionamento degli uffici giudiziari che presentino rilevanti carenze di personale. Le risorse sono assegnate alle amministrazioni di destinazione sino al momento di effettiva permanenza in servizio del personale e conseguentemente alla piena applicazione della riforma delle province di cui alla legge 7 aprile 2014, n. 56 oggetto delle procedure di cui ai commi 1 e 2 10. 2.4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 2.3, pari a 15 milioni di euro per l'anno 2014 e a 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015, si provvede, quanto a 6 milioni di euro per l'anno 2014 e a 9 milioni di euro a decorrere dal 2015 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all' articolo 3, comma 97, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 , quanto a 9 milioni di euro a decorrere dal 2014 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all' articolo 1, comma 14, del decreto-legge del 3 ottobre 2006, n. 262 convertito con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286 e quanto a 12 milioni di euro a decorrere dal 2015 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all' articolo 1, comma 527, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 . A decorrere dall'anno 2015, il fondo di cui al comma 2.3 puo' essere rideterminato ai sensi dell' articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 31 dicembre 2009, n. 196 . Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio per l'attuazione del presente articolo 11. 2-bis. Le amministrazioni, ad eccezione della Presidenza del Consiglio dei ministri, destinano alle procedure di mobilità di cui al presente articolo, una percentuale non inferiore al 15 per cento delle facoltà assunzionali provvedendo, in via prioritaria, all'immissione in ruolo dei dipendenti provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando, appartenenti alla stessa area funzionale e con esclusione del personale comandato presso gli uffici di diretta collaborazione o equiparati, che facciano domanda di trasferimento nei ruoli delle amministrazioni in cui prestano servizio da almeno dodici mesi e che abbia conseguito una valutazione della performance pienamente favorevole. Le posizioni eventualmente non coperte all'esito delle predette procedure sono destinate ai concorsi. In caso di mancata attivazione delle procedure di mobilità entro l'anno di riferimento, le facoltà assunzionali autorizzate per l'anno successivo sono ridotte del 15 per cento, con conseguente adeguamento della dotazione organica, e i comandi in essere presso l'amministrazione cessano allo scadere del termine di sei mesi dall'avvio delle procedure concorsuali e non possono essere riattivati per diciotto mesi, nemmeno per il personale diverso da quello cessato. In caso di mancata presentazione della domanda di inquadramento, il personale cessa dal comando alla naturale scadenza e non può essere ulteriormente comandato anche presso una amministrazione diversa nei successivi diciotto mesi. Gli inquadramenti di cui al presente comma avvengono, nei limiti dei posti vacanti, nell'area funzionale e posizione economica corrispondente a quella posseduta presso le amministrazioni di provenienza e possono essere disposti anche se la vacanza sia presente in area diversa da quella di inquadramento assicurando la necessaria neutralità finanziaria, previa rimodulazione della dotazione organica da inserire nella sezione del PIAO relativa alla programmazione triennale dei fabbisogni di personale1213. 2-ter. L'immissione in ruolo di cui al comma 2-bis, limitatamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero degli affari esteri, in ragione della specifica professionalità richiesta ai propri dipendenti, avviene previa valutazione comparativa dei titoli di servizio e di studio, posseduti dai dipendenti comandati o fuori ruolo al momento della presentazione della domanda di trasferimento, nei limiti dei posti effettivamente disponibili 14. 2-quater. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, per fronteggiare le situazioni di emergenza in atto, in ragione della specifica professionalità richiesta ai propri dipendenti può procedere alla riserva di posti da destinare al personale assunto con ordinanza per le esigenze della Protezione civile e del servizio civile, nell'ambito delle procedure concorsuali di cui all' articolo 3, comma 59, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 , e all' articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 15 . 2-quinquies. Salvo diversa previsione, a seguito dell'iscrizione nel ruolo dell'amministrazione di destinazione, al dipendente trasferito per mobilità si applica esclusivamente il trattamento giuridico ed economico, compreso quello accessorio, previsto nei contratti collettivi vigenti nel comparto della stessa amministrazione 16. 2-sexies. Le pubbliche amministrazioni, per motivate esigenze organizzative, risultanti dai documenti di programmazione previsti all’articolo 6, possono utilizzare in assegnazione temporanea, con le modalità previste dai rispettivi ordinamenti, personale di altre amministrazioni per un periodo non superiore a tre anni, fermo restando quanto già previsto da norme speciali sulla materia, nonché il regime di spesa eventualmente previsto da tali norme e dal presente decreto 17. (A) _______________ (A) In riferimento al presente comma, vedi: Circolare Ministero dello sviluppo economico 9 dicembre 2021, n. 388041. [1] Comma modificato dall'articolo 16 della legge 28 novembre 2005, n. 246 e successivamente sostituito dall'articolo 49, comma 1, del D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150 e dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114. Vedi deroga di cui all'articolo 1, comma 445, della Legge 27 dicembre 2017, n. 205. Da ultimo il presente comma è stato modificato dall'articolo 3, comma 7, del D.L. 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2021, n. 113, dall'articolo 12, comma 1, lettera a), del D.L. 21 ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17 dicembre 2021, n. 215 e successivamente, a decorrere dal 1° luglio 2022, dall'articolo 6, comma 1, lettera a), del D.L. 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79. [2] Comma inserito dall'articolo 3, comma 7-bis, del D.L. 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2021, n. 113e successivamente modificato dall'articolo 12, comma 1, lettera b), del D.L. 21 ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17 dicembre 2021, n. 215. [3] Comma inserito dall'articolo 49, comma 2, del D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150 e successivamente sostituito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114. [4] Comma inserito dall'articolo 14, comma 6, della Legge 7 agosto 2015, n. 124. [5] Comma inserito dall'articolo 6, comma 1, lettera b), del D.L. 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79. [6] Comma inserito dall'articolo 6, comma 1, lettera b), del D.L. 30 aprile 2022, n. 36convertito con modificazioni dalla Legge 29 giugno 2022, n. 79. [7] Comma modificato dall'articolo 16 della legge 28 novembre 2005, n. 246 e successivamente sostituito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114. [8] Comma inserito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114 per effetto della sostituzione dei precedenti commi da 1 a 2 con i commi da 1 a 2.4. [9] Comma inserito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114 per effetto della sostituzione dei precedenti commi da 1 a 2 con i commi da 1 a 2.4, e successivamente sostituito dall'articolo 3, comma 1, del D.Lgs. 25 maggio 2017, n. 75. [10] Comma inserito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114 per effetto della sostituzione dei precedenti commi da 1 a 2 con i commi da 1 a 2.4. [11] Comma inserito dall'articolo 4, comma 1, del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 , convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 agosto 2014, n. 114 per effetto della sostituzione dei precedenti commi da 1 a 2 con i commi da 1 a 2.4. [12] Comma inserito dall'articolo 5, comma 1-quater del D.L. 31 gennaio 2005, n. 7, successivamente modificato dall'articolo 1, comma 19, del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 e da ultimo sostituito dall'articolo 3, comma 1, lettera c), del D.L. 14 marzo 2025, n. 25, non ancora convertito in legge. [13] In deroga al presente comma vedi l'articolo 1, comma 435, della Legge 30 dicembre 2020, n. 178. [14] Comma inserito dall'articolo 5, comma 1-quater del D.L. 31 gennaio 2005, n. 7. [15] Comma inserito dall'articolo 5, comma 1-quater del D.L. 31 gennaio 2005, n. 7. [16] Comma aggiunto dall'articolo 16 della legge 28 novembre 2005, n. 246. [17] Comma aggiunto dall'articolo 13, comma 2, della Legge 4 novembre 2010, n. 183. A norma dell'articolo 1, comma 413, della Legge 24 dicembre 2012, n. 228, a decorrere dal 1° gennaio 2013, i provvedimenti con i quali sono disposte le assegnazioni temporanee. del personale tra amministrazioni pubbliche, di cui al presente comma, sono adottati d'intesa tra le amministrazioni interessate, con l'assenso dell'interessato. InquadramentoL'istituto della mobilità volontaria di personale dipendente di una amministrazione pubblica ad un'altra è disciplinato in via generale dall'art. 30 del decreto n. 165/2001, norma ampiamente modificata nel corso degli anni e, da ultimo, novellata dall'art. 3 del d.l. n. 80/2021e dall'art. 6 del d.l. n. 36/2022. La problematicità degli istituti della mobilità è contraddistinta da un delicato «contemperamento di interessi: quelli di natura organizzativa si combinano con le aspettative e i diritti dei lavoratori interessati alla (o dalla) mobilità. Ci si muove pertanto in un'area di compromesso foriera di implicazioni giuridiche a diversi livelli» (Esposito, 83). Come sottolineato anche dalla giurisprudenza, la procedura di mobilità per passaggio diretto tra pubbliche amministrazioni, ex art. 30 cit., integra una modificazione soggettiva del rapporto di lavoro con il consenso delle parti e, quindi, una cessione del contratto. La giurisdizione sulla controversia ad essa relativa spetta, quindi, al giudice ordinario, non venendo in rilievo la costituzione di un nuovo rapporto lavorativo a seguito di procedura selettiva concorsuale e, dunque, la residuale area di giurisdizione del giudice amministrativo di cui al quarto comma dell'art. 63 del d.lgs. n. 165/2001 (Corte cost., n. 324/2010; Cass.S.U., ord. n. 19251/2010; T.A.R. Sardegna II, n. 1695/2010; Cass. S.U., n. 26420/2006 e Cass.S.U., n. 16452/2020). Invero, con la l. n. 246/2005, era stato normativamente esplicitato che il passaggio diretto avvenisse mediante «cessione del contratto». Tale dato si è così consolidato da non essere stato scalfito nemmeno dalla circostanza che nel 2014 il d.l. n. 90 ha reciso il suddetto aperto riferimento. Quest'ultimo elemento di discontinuità assume, comunque, un peculiare portato ermeneutico, risultando palese che il legislatore ha inteso affievolire il lato negoziale della fattispecie, rimarcando alcuni tratti ‘speciali' della disciplina, sempre più protesa a enfatizzare e valorizzare le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni. (Esposito, 86). Il procedimento di mobilità esterna assume, quindi, la configurazione di un atto di gestione del rapporto di lavoro, in quanto determina una mera cessione del contratto di lavoro, con continuità del suo contenuto. Peraltro, la novella del 2021 ha limitato i casi in cui tale forma di mobilità è subordinata all'assenso dell'amministrazione di appartenenza, tipizzando le ipotesi in cui tale assenso rimane necessario. Contestualmente, il comma 7-quinquies dell'art. 3 del d.l. n. 80/2021 ha stabilito che anche per le procedure di mobilità volontaria del personale la presentazione della domanda di partecipazione del dipendente debba avvenire per via telematica. Le ulteriori modifiche recate dal d.l. n. 36/2022 introducono l'obbligo di pubblicazione degli avvisi dell'avvio di procedura di mobilità volontaria in un'apposita sezione del portale unico del reclutamento, utilizzato anche per l'inserimento delle candidature dei dipendenti, accanto alla limitazione della possibilità di ricorso a comandi o distacchi. Il comma 1 dell'art. 30 esordisce statuendo che le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti, appartenenti a una qualifica corrispondente e in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. È richiesto il previo assenso dell'amministrazione di appartenenza nel caso in cui si tratti di: – posizioni dichiarate motivatamente infungibili dall'amministrazione cedente; – personale assunto da meno di tre anni; – qualora la mobilità determini una carenza di organico superiore al 20 per cento nella qualifica corrispondente a quella del richiedente. È fatta salva la possibilità di differire, per motivate esigenze organizzative, il passaggio diretto del dipendente fino ad un massimo di sessanta giorni dalla ricezione dell'istanza di passaggio diretto ad altra amministrazione. In deroga alle due ultime disposzioni, è sempre richiesto il previo assenso dell'amministrazione di appartenenza alla mobilità in uscita per il personale delle aziende, degli enti del servizio sanitario nazionale e degli enti locali con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 100; al personale della scuola continuano, invece, ad applicarsi le disposizioni vigenti in materia. Le amministrazioni, fissando preventivamente i requisiti e le competenze professionali richieste, pubblicano sul proprio sito istituzionale, per un periodo pari almeno a trenta giorni, un bando in cui sono indicati i posti che intendono ricoprire attraverso passaggio diretto di personale di altre amministrazioni, con specifica dei requisiti da possedere. Come osservato da T.A.R. Calabria, Reggio Calabria, n. 414/2012, la natura della mobilità così come intesa dalla tradizionale e pacifica giurisprudenza (ovvero come modificazione soggettiva del rapporto di lavoro) non è mutata per effetto delle modifiche apportate all'art. 30 del d.lgs. n. 165/2001 da parte del d.lgs. n. 150/2009, perché nell'introdurre una più articolata disciplina circa l'obbligo di trasparenza, nelle procedure del genere considerato, il legislatore ha solamente inteso assicurare una maggiore imparzialità nella scelta del personale interessato, sottraendola alla discrezionalità delle amministrazioni interessate alla copertura dei posti e riconducendola al generale principio di necessaria comparazione che è tipico dell'azione della pubblica amministrazione, quando questa si svolge tra più interessi privati concorrenti e contrapposti. In via sperimentale e fino all'introduzione di nuove procedure per la determinazione dei fabbisogni standard di personale delle amministrazioni pubbliche, per il trasferimento tra le sedi centrali di differenti ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali non è, comunque, richiesto l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, la quale dispone il trasferimento entro due mesi dalla richiesta dell'amministrazione di destinazione, fatti salvi i termini per il preavviso e a condizione che l'amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore all'amministrazione di appartenenza. Per gli enti locali con un numero di dipendenti compreso tra 101 e 250, il nulla-osta è richiesto se la mobilità determina una carenza di organico superiore al 5% nella qualifica; per gli enti locali con un numero di dipendenti non superiore a 500, la predetta percentuale è fissata al 10 per cento. La percentuale di cui al comma 1 è da considerare all'esito della mobilità e riferita alla dotazione organica dell'ente. Ulteriori specificazioni sono state recate dal comma 7-ter dell'art. 3 del d.l. n. 80/2021, rimanendo incapsulate in tale fonte. In ogni caso, per tutti gli enti locali, a prescindere dalle richiamate fasce dimensionali, è previsto: – l'obbligo di permanenza del dipendente neo-assunto nella sede di prima assegnazione per almeno 5 anni; – la possibilità di differire, a discrezione, la cessione del personale a seguito di istanza di mobilità fino all'effettiva copertura della posizione che si renderebbe vacante; – la facoltà di un ulteriore differimento di 30 giorni per effettuare un periodo di affiancamento, ove ritenuto necessario, successivamente alla nuova assunzione. Ai sensi, invece, del comma 1-bis dell'art. 30, l'amministrazione di destinazione provvede alla riqualificazione dei dipendenti la cui domanda di trasferimento è accolta, eventualmente avvalendosi, ove sia necessario predisporre percorsi specifici o settoriali di formazione, della Scuola nazionale dell'amministrazione. Una corsia preferenziale è quella prevista dal comma 1-ter dell'art. 30. La dipendente vittima di violenza di genere inserita in specifici percorsi di protezione, debitamente certificati dai servizi sociali del comune di residenza, può presentare domanda di trasferimento ad altra amministrazione pubblica ubicata in un comune diverso da quello di residenza, previa comunicazione all'amministrazione di appartenenza. Entro quindici giorni dalla suddetta comunicazione l'amministrazione di appartenenza dispone il trasferimento presso l'amministrazione indicata dalla dipendente, ove vi siano posti vacanti corrispondenti alla sua qualifica professionale. In definitiva, la mobilità si svolge mediante un procedimento complesso, a fasi successive. La prima, ad evidenza pubblica – che riguarda il bando, la partecipazione dei lavoratori interessati al trasferimento e l'esito della valutazione dell'amministrazione di destinazione – sempre più contigua a una vera e propria selezione; la seconda di matrice negoziale, in cui si provvede al perfezionamento contrattuale della fattispecie successoria. Con l'inserimento del comma 1-quater da parte del d.l. n. 36/2020, il legislatore ha, poi, modificato, con decorrenza dal 1° luglio 2022, la disciplina concernente l'avviso dell'avvio di una procedura di mobilità volontaria da parte di una P.A. e le relative comunicazioni da parte degli interessati. La novella richiede che le amministrazioni pubblichino l'avviso dell'avvio della suddetta procedura in un'apposita sezione del portale unico del reclutamento (di cui all'art. 35-ter del decreto n. 165) e che i dipendenti interessati a partecipare alla procedura inseriscano, per qualsiasi posizione disponibile, la propria candidatura nel portale, previa registrazione nello stesso, la quale deve essere corredata dal proprio curriculum vitae. La novella prevede anche la soppressione del precedente riferimento al portale relativo alla mobilità, il quale ultimo viene assorbito, ai fini in oggetto, dal portale unico del reclutamento. Il decreto legge ha anche introdotto, con il comma 1-quinquies, una significativa limitazione della possibilità di ricorso a comandi o distacchi (come strumenti alternativi alla mobilità), prevedendo che essi non possano eccedere il venticinque per cento dei posti non coperti mediante le procedure di mobilità volontaria. Sono esclusi dal limite: i comandi o distacchi relativi a personale dirigenziale; i comandi o distacchi previsti come obbligatori da disposizioni di rango legislativo, ivi inclusi quelli relativi agli uffici di diretta collaborazione; i comandi o distacchi relativi alla partecipazione ad organi, comunque denominati, istituiti da disposizioni legislative o regolamentari che prevedano la partecipazione di personale di amministrazioni diverse; i comandi presso le sedi territoriali dei Ministeri; i comandi presso le unioni di comuni, con riferimento al personale dei comuni facenti parte dell'unione. Il limite in esame (fatte salve le suddette esclusioni) concerne tutte le pubbliche amministrazioni - di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto n. 165, ivi compresi, le cd. amministrazioni monocomparto di cui all'articolo 70, comma 4, dello stesso d.lgs. n. 165 e le autorità amministrative indipendenti. Il comma 2 dell'art. 6 del d.l. n. 36/2022 ha, inoltre, previsto la cessazione alla data del 31 dicembre 2022, o alla scadenza successiva eventualmente già fissata, dei comandi o distacchi in corso alla data di entrata in vigore (1° maggio 2022) del decreto stesso, nel caso di mancata attivazione della procedura straordinaria di inquadramento in ruolo di cui al comma 3; sono esclusi dall'ambito di tale norma i comandi o distacchi di cui al già citato comma 1-quinquies dell'art. 30 del decreto n. 165. Il comma 3 dell'art 6 in esame reca, infine, una disciplina transitoria che consente, a determinate condizioni e con alcune esclusioni, l'inquadramento in ruolo del personale che alla data del 31 gennaio 2022 si trovasse in posizione di comando o distacco. Tali procedure straordinarie possono essere attivate entro il 31 dicembre 2022, nel limite del 50 per cento delle vigenti facoltà assunzionali, con riferimento a dipendenti già in servizio a tempo indeterminato presso un soggetto pubblico; sono esclusi i dipendenti la cui amministrazione di provenienza sia un ente o azienda del Servizio sanitario nazionale ed il personale in regime di diritto pubblico (di cui all'articolo 3 del decreto n. 165), nonché, in ogni caso, il personale dirigenziale. Ai fini dell'attivazione delle procedure straordinarie in esame - le quali sono intese ad assicurare la funzionalità delle amministrazioni -, si tiene conto dell'anzianità maturata durante il comando o distacco, del rendimento conseguito e dell'idoneità alla specifica posizione da ricoprire. Il comma 3 specifica inoltre che non è richiesto il nulla osta dell'amministrazione di provenienza e che la procedura straordinaria si svolge in deroga alla disciplina sulla suddetta mobilità volontaria. Resta fermo il rispetto del limite della dotazione organica vigente. Il trasferimento di sede.L'attuale formulazione del comma 2 dell'art. 30 è tributaria della novella operata dal d.l. n. 90/2014. Il legislatore ha in quella sede previsto che i dipendenti contrattualizzati possono essere trasferiti all'interno della stessa amministrazione o, previo accordo tra le amministrazioni interessate, in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso comune ovvero a distanza non superiore a cinquanta chilometri dalla sede cui sono adibiti. A tal fine non trova applicazione la disposizione dell'art. 2103 del codice civile inerente il divieto di trasferimento del lavoratore «da una unità produttiva ad un'altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive». Con decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, previa consultazione con le confederazioni sindacali rappresentative e previa intesa, ove necessario, in sede di Conferenza unificata, possono essere fissati criteri per realizzare i predetti processi di mobilità, anche con passaggi diretti di personale tra amministrazioni senza preventivo accordo, per garantire l'esercizio delle funzioni istituzionali da parte delle amministrazioni che presentano carenze di organico. Tali disposizioni si applicano ai dipendenti con figli di età inferiore a tre anni, che hanno diritto al congedo parentale, e ai soggetti di cui all'art. 33, comma 3, della l. n. 104/1992, con il consenso degli stessi alla prestazione della propria attività lavorativa in un'altra sede. In attuazione della norma in esame è stato adottato il d.m. 14 settembre 2015, recante “Criteri per la mobilità del personale dipendente a tempo indeterminato degli enti di area vasta dichiarato in soprannumero, della Croce rossa italiana, nonché dei corpi e servizi di polizia provinciale per lo svolgimento delle funzioni di polizia municipale”. Da rilevare che l'orginario testo del d.l. n. 90/2014, poi modificato dalla legge di conversione, prevedeva più esplicitamente che le sedi delle pubbliche amministrazioni ubicate nel territorio dello stesso Comune o a una distanza inferiore a 50 chilometri dalla sede di prima assegnazione, costituissero medesima unità produttiva, all'interno della quale i dipendenti fossero tenuti a prestare la loro attività lavorativa. Si tratta, comunque, di una disciplina intesa a configurare una marcata specialità del settore pubblico. L'attuazione dei processi di mobilitàI contratti collettivi nazionali possono integrare le procedure e i criteri generali per l'attuazione di quanto previsto dai commi 1 e 2; sono invece nulli gli accordi, gli atti o le clausole dei contratti collettivi in contrasto (specificazione recata dal comma 2.2.). Al fine di favorire i processi di mobilità in questione è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo destinato al miglioramento dell'allocazione del personale presso le pubbliche amministrazioni, I criteri di utilizzo e le modalità di gestione delle risorse del fondo sono stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Una sotolineatura merita anche l'ulteriore istituto normato dal comma 2-sexies dell'art. 30 in esame. Le pubbliche amministrazioni, per motivate esigenze organizzative, risultanti dai documenti di programmazione in tema di fabbisogni, possono utilizzare in assegnazione temporanea, con le modalità previste dai rispettivi ordinamenti, personale di altre amministrazioni per un periodo non superiore a tre anni, fermo restando quanto già previsto da norme speciali sulla materia, nonché il regime di spesa eventualmente previsto da tali norme e dal decreto n. 165. Il criterio di preferenza per la mobilitàSecondo il disposto del comma 2-bis dell'art. 30, le amministrazioni, prima di procedere all'espletamento di procedure concorsuali, finalizzate alla copertura di posti vacanti in organico, devono attivare le procedure di mobilità, provvedendo, in via prioritaria, all'immissione in ruolo dei dipendenti, provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, appartenenti alla stessa area funzionale, che facciano domanda di trasferimento nei ruoli delle amministrazioni in cui prestano servizio. Il trasferimento è disposto, nei limiti dei posti vacanti, con inquadramento nell'area funzionale e posizione economica corrispondente a quella posseduta presso le amministrazioni di provenienza; il trasferimento può essere disposto anche se la vacanza sia presente in area diversa da quella di inquadramento assicurando la necessaria neutralità finanziaria. Come puntualizzato da Cons. St. V, n. 5830/2010, «ai sensi dell'art. 30 comma 2-bis, d.lgs. n. 165/2001, introdotto dall'art. 5, d.lgs. n. 7/2005, l'immissione in ruolo per mobilità riguarda tutti i pubblici dipendenti e non solo quelli provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, atteso che tale categoria di personale deve essere solo sistemata in ruolo con priorità rispetto agli altri dipendenti che hanno partecipato alla procedura di mobilità, e non già che la procedura di mobilità è esclusivamente riservata ad essa». Peraltro, l'immissione in ruolo di cui al comma 2-bis, limitatamente alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero degli affari esteri, in ragione della specifica professionalità richiesta ai propri dipendenti, avviene previa valutazione comparativa dei titoli di servizio e di studio, posseduti dai dipendenti comandati o fuori ruolo al momento della presentazione della domanda di trasferimento, nei limiti dei posti effettivamente disponibili. La legge specifica anche che «la Presidenza del Consiglio dei ministri, per fronteggiare le situazioni di emergenza in atto, in ragione della specifica professionalità richiesta ai propri dipendenti può procedere alla riserva di posti da destinare al personale assunto con ordinanza per le esigenze della Protezione civile e del servizio civile, nell'ambito delle procedure concorsuali di cui all'art. 3, comma 59, della l. n. 350/2003, e all'art. 1, comma 95, della l. n. 311/2004”. Il comma 2-bis in esame prescrive, quindi, apertamente e positivamente l'esperimento delle procedure di mobilità prima di procedere all'espletamento di concorsi. Il legislatore ha, così, recepito un orientamento consolidatosi sia in sede di prassi amministrativa sia nella giurisprudenza, financo costituzionale. Con un gruppo di sentenze (Corte cost. n. 388/2004 e Corte cost. n. 390/2004; poi Corte cost. n. 324/2010 e Corte cost. n. 17/2014) la Corte Costituzionale ha affermato la prevalenza – con qualche sfumatura – della mobilità rispetto alle assunzioni dall'esterno, riconoscendone il valore di principio generale, direttamente discendente da due cardini della riforma del lavoro pubblico: il contenimento della spesa e il miglioramento dell'efficienza degli apparati pubblici. Non sono mancate letture alternative – specie in sede di giustizia amministrativa – in ordine alla possibilità di discostarsi dal principio generale motivando la scelta di intraprendere direttamente la via concorsuale. Talvolta, quindi, si sono avanzate interpretazioni imperniate sulla natura derogabile dell'obbligo, così che la pur riconosciuta priorità della mobilità rispetto al concorso si arresterebbe dinnanzi a specifiche situazioni in cui può risultare opportuno e più corrispondente all'interesse pubblico privilegiare lo strumento del concorso, prescindendo dalla mobilità (cfr. T.A.R. Toscana I, n. 1212/2009; T.A.R. Marche I, n. 1428/2009). I predetti distinguo appaiono «talvolta originati dal diffondersi di istanze equitative concorrenti: si pensi in particolare a tutta la materia delle stabilizzazioni, ove si fronteggiano gli artt. 4 e 97 Cost. E non mancano conferenti interventi giudiziali; già rispetto alla relazione tra scorrimento delle graduatorie e mobilità sono emerse posizioni giurisprudenziali molto oscillanti e variegate. Tali orientamenti poggiano in ogni caso su due fattori. Da un lato la crescente domanda di competenze innovative, di profili professionali legati alla digitalizzazione e alle moderne tecnologie; e dinanzi a tale esigenze non aprirsi all'esterno risulterebbe fallimentare e segno di arretratezza. Dall'altro, numerose ipotesi di deroga all'art. 30 del d.lgs. n. 165: esplicitate da micro-interventi legislativi destinati a favorire specifiche realtà amministrative oppure costruite dal diritto vivente. Infine, sono da sottolinearsi le prescrizioni contenute nella l. n. 56/2019. La quale nell'art. 3, rubricato «Misure per accelerare le assunzioni mirate e il ricambio generazionale nella Pubblica amministrazione», dispone una deroga generale all'art. 30 del d.lgs. n. 165/2001 (vs. art. 3, commi 3 e 8) per i concorsi nel triennio 2019-2021, organizzati secondo le linee di indirizzo fissate nella stessa l. n. 56, «al fine di ridurre i tempi di accesso al pubblico impiego» (Esposito, 88). L'art. 1, comma 14-ter del d.l. n. 80/2021 ha, poi, prorogato fino al 31 dicembre 2024 la possibilità per le PA di bandire procedure concorsuali senza il previo svolgimento della procedura di mobilità volontaria previsto, in via generale, dalla normativa vigente. Il trattamento giuridico ed economico del trasferito.Come precisato dal comma 2-quinquies dell'art. 30 del decreto n. 165, salvo diversa previsione, a seguito dell'iscrizione nel ruolo dell'amministrazione di destinazione, al dipendente trasferito per mobilità si applica esclusivamente il trattamento giuridico ed economico, compreso quello accessorio, previsto nei contratti collettivi vigenti nel comparto della stessa amministrazione. Cass. S.U. , n. 16185/2006 ha evidenziato che «il passaggio da uno ad altro datore di lavoro comporta sempre l'inserimento del dipendente in una diversa realtà organizzativa e in un mutato contesto di regole normative e retributive, ancorché sia conservata l'anzianità pregressa in quanto non si è presenza di una nuova assunzione. Ne discende che, salva l'esistenza di regole diverse, il trattamento economico e normativo applicabile è, per principio generale, quello in atto presso il nuovo datore di lavoro (si veda l'art. 2112 c.c.); la regola generale è, quindi, l'applicazione del trattamento giuridico ed economico, compreso quello accessorio, previsto nei contratti collettivi vigenti nel comparto dell'amministrazione cessionaria. Analogamente, Cass. sez. lav., n. 5959/2012 fa salvi «gli assegni “ad personam” attribuiti al fine di rispettare il divieto di “reformatio in peius” del trattamento economico già acquisito, che sono destinati ad essere riassorbiti negli incrementi del trattamento economico complessivo spettante ai dipendenti dell'Amministrazione cessionaria. Per T.A.R. Piemonte II, n. 439/2007, «il dipendente contraente ceduto deve esercitare i suoi diritti fondati sul rapporto di lavoro, sia per il periodo precedente che per quello attuale, nei confronti dell'Amministrazione in cui presta servizio dopo la mobilità e non deve, pertanto, rivolgere la pretesa (costituita dal godimento delle ferie maturate ovvero dalla corresponsione dell'indennità sostitutiva) all'Amministrazione di provenienza» (cfr. anche Corte Conti sez. contr. Lombardia, parere n. 61/2008). Infine, nella mobilità volontaria è illegittima la pretesa di un nuova prova nell'Amministrazione di destinazione, ove il patto di prova sia stato già superato nell'Amministrazione di provenienza (Cass. S.U., n. 26420/2006). BibliografiaEsposito, La disciplina della mobilità nel lavoro pubblico. Una storia di politiche e strumenti discontinui, in Sinappsi, 2020, 1, 83. |