Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 37 - Accertamento delle conoscenze informatiche e di lingue straniere nei concorsi pubblici (Art. 36-ter del d.lgs n. 29 del 1993, aggiunto dall'art. 13 del d.lgs n. 387 del 1998)

Ciro Silvestro

Accertamento delle conoscenze informatiche e di lingue straniere nei concorsi pubblici

(Art. 36-ter del d.lgs n. 29 del 1993, aggiunto dall'art. 13 del d.lgs n. 387 del 1998)

1. A decorrere dal 1 gennaio 2000 i bandi di concorso per l'accesso alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, prevedono l'accertamento della conoscenza dell'uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse e della lingua inglese, nonche', ove opportuno in relazione al profilo professionale richiesto, di altre lingue straniere1.

2. Per i dirigenti il regolamento di cui all'articolo 28 definisce il livello di conoscenza richiesto e le modalità per il relativo accertamento.

3. Per gli altri dipendenti delle amministrazioni dello Stato, con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni ed integrazioni, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sono stabiliti i livelli di conoscenza, anche in relazione alla professionalità cui si riferisce il bando, e le modalità per l'accertamento della conoscenza medesima. Il regolamento stabilisce altresì i casi nei quali il comma 1 non si applica.

Inquadramento

Il comma 1 dell'art. 37 del d.lgs. n. 165/2001 reca una disposizione di carattere generale riferita all'accesso a tutte le amministrazioni destinatarie del decreto stesso. A partire dal 1° gennaio 2000, le P.A. sono tenute, in sede di redazione dei bandi di concorso, a contemplare l'accertamento delle conoscenze informatiche e linguistiche dei candidati (esterni o interni che siano).

L'art. 7 del d.lgs. n. 75/2017 ha modificato la norma in questione, sancendo che i bandi di concorso prevedano, tassativamente, l'accertamento della conoscenza della lingua inglese (e non più, come in precedenza, di almeno una lingua straniera a scelta dell'amministrazione). Ove opportuno in relazione al profilo professionale richiesto, il bando potrà, altresì, richiedere la conoscenza anche di altre lingue straniere.

La novella trova il suo fondamento nella legge di delega n. 124/2015, laddove si riviene, all'art. 17, comma 1, lett. e), l'indicazione inerente la «previsione dell'accertamento della conoscenza della lingua inglese e di altre lingue, quale requisito di partecipazione al concorso o titolo di merito valutabile dalle commissioni giudicatrici, secondo modalità definite dal bando anche in relazione ai posti da coprire».

La prevalenza accordata alla lingua inglese è apparsa «ragionevole e opportuna, oltre che coerente con i principi di cui agli artt. 2,3, comma 2, e 97 Cost., tale conoscenza rispondendo notoriamente ad un miglior funzionamento dell'amministrazione e tenendo conto peraltro che viene rimessa alla discrezionalità dell'amministrazione la previsione nel bando di concorso di altre lingue straniere in relazione ai posti messi a concorso» (Cons. St. comm. spec., parere n. 916/2017). Ciò in relazione ad un contesto globalizzato e sempre più aperto alla dimensione internazionale, dove l'inglese rappresenta una vera e propria lingua franca. Quanto alle conoscenze informatiche, anche esse rappressentano ormai un profilo fondamentale per i dipendenti pubblici, nello scenario della moderna società dell'informazione, risultato del processo di trasformazione digitale originato dalla diffusione universale delle infrastrutture dell'informazione e caratterizzata dalla convergenza delle tecnologie delle telecomunicazioni, dell'informatica e dei media.

I commi 2 e 3 dell'art. 37 dispongono, poi, che, per le amministrazioni centrali, siano emanate disposizioni regolamentari disciplinanti i livelli di conoscenza richiesti e le modalità di accertamento, distinguendo tra i dirigenti e gli altri dipendenti.

Per gli aspiranti dirigenti è previsto che il livello di conoscenza e le modalità per il relativo accertamento siano definiti dallo specifico regolamento di cui all'art. 28 del decreto n. 165.

Per il personale statale non dirigenziale, con regolamento emanato ai sensi dell'art. 17, comma 1, l. n. 400/1988 sono stabiliti:

– i livelli di conoscenza, anche in relazione alla professionalità cui si riferisce il bando;

– le modalità per l'accertamento della conoscenza medesima;

– i casi di esclusione, nei quali l'accertamento delle conoscenze di cui si tratta non si applica.

La mancata emanazione di tali disposizioni regolamentari non pregiudica, in ogni caso, la possibilità che i bandi dispongano direttamente le modalità di accertamento e i livelli delle conoscenze in questione (Cons. St. V, n. 4081/2008).

L'accertamento delle conoscenze informatiche e linguistiche tra prove di esame e requisiti di ammissione.

In assenza di una contraria disposizione primaria, è stato ritenuta legittima la possibile qualificazione delle conoscenze informatiche e linguistiche come vero e proprio requisito di ammissione previsto dal bando di concorso. Il bando può, quindi, configurare la valutazione di tali conoscenze non come una prova attributiva di uno specifico punteggio, ma come un accertamento finalizzato a un giudizio di idoneità. Ciò implica che il mancato raggiungimento della soglia di idoneità nell'accertamento comporta l'esclusione dalla procedura. La legge neppure prescrive che l'accertamento debba collocarsi necessariamente in uno specifico momento della procedura, né che debba precedere le altre prove, nemmeno nel caso in cui possa determinare un giudizio di inidoneità. L'accertamento dell'idoneità informatico/linguistica può quindi avvenire anche nel corso della prova orale conclusiva (Gambetta).

In tema, ex multis, T.A.R. Abruzzo, Pescara I, n. 158/2012, secondo cui, «la mancata emanazione delle previste disposizioni regolamentari non pregiudica la possibilità che i bandi dispongano direttamente le modalità di accertamento e i livelli delle conoscenze in questione; per cui tali bandi possono alternativamente prevedere o che l'accertamento di tali conoscenze costituisca parte integrante delle prove di esame ovvero che venga in rilievo quale requisito di ammissione al concorso»

(cfr. anche Cons. St. V, n. 4081/2008).

Tale opzione, peraltro, trova riscontro anche nel principio di delega recato dall'art. 17, comma 1 lett. e) della legge Madia n. 124 del 2015, già citato.

Con la decisione Cons. St. II, n. 3975/2020, i magistrati di Palazzo Spada hanno puntualizzato che:

– non è illegittima la scelta di riscontrare le effettive conoscenze in questione – nella specie degli strumenti informatici – in occasione e durante la fase di prova orale, da cui poi la conseguenza di un'eventuale esclusione del candidato (privo di detta conoscenza) all'esito di questa stessa prova;

– trattandosi di un requisito di qualificazione e non di materia di esame, del tutto legittimo è anche il fatto che, nella fattispecie, non siano stati predeterminati i ‘quesiti' da porre ai candidati (così come al contrario previsto, invece, per le vere e proprie prove d'esame);

– per di più, secondo i comuni principi in tema di verbalizzazione delle prove concorsuali, non integra illegittimità la mancata specificazione dei ‘quesiti' concretamente posti al candidato ai fini dell'accertamento della conoscenza in questione;

– non v'è illegittimità o irregolarità quanto alla nomina dei membri aggregati per l'accertamento delle conoscenze in questione né nel fatto che essi non abbiano partecipato alla commissione d'esame ab initio (giacché, appunto, membri aggregati) ma abbiano piuttosto partecipato solo alle sedute nelle quali il loro apporto era necessario.

La giurisprudenza ha ulteriormente confermato che non deve ritenersi «estensibile il vizio della mancata predisposizione di quesiti in relazione alla prova pratica, richiedendo la verifica della conoscenza dell'uso delle apparecchiature e delle applicazione informatiche più diffuse modalità d'accertamento per lo più uniformi» (Cons. St. V, n. 160/2008).

Il livello di conoscenza.

T.A.R. Lazio, Roma III – bis, n. 8426/2018 ha affrontato il tema del livello di conoscenza linguistica richiesta in relazione alla professionalità cui si riferisce il bando. Leggendo in parallelo il disposto dei commi 1 e 3 dell'art. 37 del decreto n. 165, i giudici romani hanno evidenziato come «il grado di conoscenza di una lingua straniera venga fissato in rapporto alla rilevanza della lingua stessa nell'economia del concorso di cui si discuta». Nella fattispecie, relativa a concorso per il reclutamento di personale scolastico per le scuole di primo e secondo grado, è «intuitivo che laddove lo stesso verta proprio sull'insegnamento dell'idioma straniero, il grado di conoscenza debba essere maggiore; viceversa laddove la materia di insegnamento messa a bando non sia la lingua straniera, il livello di conoscenza di essa debba arrestarsi agli steps iniziali, non potendosi estendere addirittura al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento. [...] Non si richiedono particolari sforzi ermeneutici per affermare che un simile livello di conoscenza si profila ultroneo rispetto ad un concorso incentrato sull'insegnamento di uno strumento musicale nella scuola primaria».

A sua volta, T.A.R. Lazio, Roma, III-quater, n. 1206/2018 ha affermato la legittimità di un bando di concorso che, tra i requisiti di ammissione, annoverava la certificazione – in corso di validità – di conoscenza della lingua inglese pari almeno al livello B2 del Quadro Comune Europeo. Nella specie, infatti, risultava di tutta evidenza che ai fini dell'ingresso nella figura professionale di analista di processo-consulente professionale, in grado di svolgere funzioni di operatore internazionale in INPS, «non era sufficiente «l'accertamento» della conoscenza della lingua inglese comunque predicato dall'art. 37 d.lgs. n. 165 nella versione modificata con il d.lgs. n. 75/2017 a fattor comune per tutte le figure professionali della pubblica amministrazione, ma era necessario, trattandosi di una figura specialistica, che la conoscenza della lingua inglese di un certo livello fosse individuato come requisito di partecipazione, essendone in ciò consentito l'Istituto dall'art. 17, comma 1 lett. e) della l. n. 124 del 2015».

In sostanza, la legge non prescrive obbligatoriamente la certificazione, ma questa può essere richiesta direttamente dal bando tra i requisiti di ammissione, in congruenza rispetto alla professionalità da reclutare.

Anche la Direttiva n. 3/2018 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, recante Linee guida sulle procedure concorsuali, ha avuto modo di segnalare «l'importanza di competenze come quelle linguistiche e quelle informatiche, che potranno essere oggetto, oltre che di prove di esame o in alternativa a esse, di requisiti di ammissione, secondo le previsioni di cui all'art. 37 del d.lgs. 165/2001. [...] I bandi possono richiedere, per esempio, una certificazione di un certo livello di conoscenza della lingua inglese, sulla base del sistema di esami diffuso a livello internazionale».

Si segnala, infine, T.A.R. Toscana I, n. 82/2016 laddove ha statuito che l'eventuale eccellenza nella conoscenza della materia dell'informatica e della lingua straniera non può consentire di colmare lacune nelle materie caratterizzanti il concorso. Le lacune dimostrate nelle materie «principali», specifico oggetto della prova concorsuale ed attinenti direttamente alle mansioni che i candidati vincitori avrebbero dovuto espletare, palesano una inidoneità degli interessati alle mansioni che sarebbero stati chiamati a svolgere, mentre la conoscenza della lingua straniera e delle applicazioni informatiche è accessoria e «servente» allo sviluppo di queste.

Bibliografia

Gambetta, L'accertamento delle conoscenze informatiche nei concorsi pubblici alla luce della recente giurisprudenza amministrativa, in diritto.it, 2020.

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