Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 47 bis - Tutela retributiva per i dipendenti pubblici 1.Tutela retributiva per i dipendenti pubblici 1. 1. Decorsi sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria che dispone in materia di rinnovi dei contratti collettivi per il periodo di riferimento, gli incrementi previsti per il trattamento stipendiale possono essere erogati in via provvisoria previa deliberazione dei rispettivi comitati di settore, sentite le organizzazioni sindacali rappresentative. salvo conguaglio all'atto della stipulazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro. 2. In ogni caso a decorrere dal mese di aprile dell'anno successivo alla scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro, qualora lo stesso non sia ancora stato rinnovato e non sia stata disposta l'erogazione di cui al comma 1, e' riconosciuta ai dipendenti dei rispettivi comparti di contrattazione, nella misura e con le modalita' stabilite dai contratti nazionali, e comunque entro i limiti previsti dalla legge finanziaria in sede di definizione delle risorse contrattuali,una copertura economica che costituisce un'anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all'atto del rinnovo contrattuale. [1] Articolo inserito dall'articolo 59, comma 2, del D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150. InquadramentoCon il d.lgs. n. 150/2009, il favor per il contratto collettivo, ricavabile dagli artt., 2, comma 3, e 45, comma 1, del d.lgs. n. 165/2001 – che tendenzialmente riservano la definizione e attribuzione dei trattamenti economici ai contratti collettivi – è stato rimodulato e attenuato da nuove disposizioni che prevedono nuovi meccanismi di tutela retributiva (intesa in senso ampio), sia a livello nazionale che decentrato. In queste ipotesi, infatti nel caso di mancata stipulazione dei contratti collettivi, la parte pubblica ottiene ex lege la possibilità di una definizione unilaterale dell'oggetto del negoziato, erogando le somme stanziate a tale scopo. Per la contrattazione nazionale viene in rilievo l'istituto normato dall'art. 47-bis del decreto n. 165. La norma prevede che «decorsi sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria che dispone in materia di rinnovi dei contratti collettivi per il periodo di riferimento, gli incrementi previsti per il trattamento stipendiale possono essere erogati in via provvisoria previa deliberazione dei rispettivi comitati di settore, sentite le organizzazioni sindacali rappresentative, salvo conguaglio all'atto della stipulazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro». Il secondo comma dell'art. 47-bis in commento prosegue disponendo che in ogni caso, a decorrere dal mese di aprile dell'anno successivo alla scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro, qualora lo stesso non sia ancora stato rinnovato e non sia stata disposta la predetta erogazione provvisoria, «è riconosciuta ai dipendenti dei rispettivi comparti di contrattazione, nella misura e con le modalità stabilite dai contratti nazionali, e comunque entro i limiti previsti dalla legge finanziaria in sede di definizione delle risorse contrattuali, una copertura economica che costituisce un'anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all'atto del rinnovo contrattuale». L'obbligatoria corresponsione di una copertura economica provvisoria ed anticipatoria tiene il luogo dell'indennità di vacanza contrattuale, istituto retributivo che nel pubblico impiego non ha avuto, in pratica, diffusione, marcando una obiettivo elemento di divergenza con il settore privato (cfr. Cons. St., parere n. 2585/2002). Peraltro, nella prassi contrattuale, il sindacato ha spesso giocato una strategia centrata sul blocco della contrattazione per lunghi periodi fino alla rideterminazione in aumento delle risorse definite dal Governo e la conseguente corresponsione, seppur con ritardo, di incrementi superiori non solo all'inflazione programmata ma anche a quella realmente registrata. Con l'introduzione dell'istituto della tutela retributiva per i pubblici dipendenti, spetta ora al Governo decidere volta per volta «se sublimare il mancato accordo sulle risorse ed i conseguenti ritardi attraverso l'erogazione unilaterale di quanto accantonato in sede di legge finanziaria, lasciando ad un successivo momento (quasi una coda contrattuale) l'eventuale integrazione delle risorse, ovvero continuare in sede politica le concertazioni, indennizzando i dipendenti pubblici del ritardo dei rinnovi contrattuali attraverso l'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale, da ora in poi obbligatoria anche per il settore pubblico» (Talamo). Peraltro, i poteri unilaterali riconosciuti alla parte pubblica sono apparsi in grado di alterare gli equilibri in campo, attribuendo ad una delle parti del negoziato una prerogativa ulteriore che si traduce in uno strumento di pressione molto incisivo sulla controparte (Natullo, 693; Zoppoli). La norma sui poteri unilaterali della parte pubblica nella contrattazione nazionale trova, poi, riscontro nell'attribuzione di un'analoga facoltà in sede di contrattazione integrativa, ex comma 3-ter dell'art. 40 del d.lgs. n. 165/2001, anche essa frutto della riforma Brunetta. BibliografiaNatullo, La nuova contrattazione collettiva nel lavoro pubblico: ambito e limiti, in Le ist. del federalismo, 5/6, 2009, 685; Talamo, Gli interventi sul costo del lavoro nelle dinamiche della contrattazione collettiva nazionale e d integrativa, in Il lavoro nelle p.a., 2009, 3-4, 544; Zoppoli, La contrattazione collettiva dopo la delega, in csdle.lex.unict.it. |