Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 51 - Disciplina del rapporto di lavoro (Art. 55 del d.lgs n. 29 del 1993)

Ciro Silvestro

Disciplina del rapporto di lavoro

(Art. 55 del d.lgs n. 29 del 1993)

1. Il rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche è disciplinato secondo le disposizioni degli articoli 2, commi 2 e 3, e 3, comma 1.

2. La legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni ed integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti.

Inquadramento

Il comma 1 dell'art. 51 del decreto n. 165 conferma che il rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche è disciplinato secondo le disposizioni degli artt. 2, commi 2 e 3 (personale contrattualizzato) e 3, comma 1 (personale in regime di diritto pubblico).

Il regime di privatizzazione comporta l'attrazione dei relativi rapporti di lavoro pubblico nell'orbita della disciplina civilistica per tutti i profili non connessi al momento esclusivamente pubblico dell'azione amministrativa (T.A.R. Toscana II, n. 1043/1998; T.A.R. Lombardia, Milano II, n. 330/1999). Tutti gli atti relativi ai rapporti individuali di lavoro del personale delle amministrazioni pubbliche, fra cui vanno ricompresi i provvedimenti concernenti l'inquadramento nei ruoli e nelle qualifiche funzionali, disciplinati dal d.lgs. n. 165/2001, dalle disposizioni del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa, non sono più sottoposti al controllo della Corte dei Conti (C. conti, sez. contr., n. 91/1993; Cons. St. II, n. 2219/1993).

L'applicabilità dello Statuto dei Lavoratori.

Il legislatore ha sancito l'applicabilità della l. 20 maggio 1970, n. 300 anche alle pubbliche amministrazioni, a prescindere dal numero dei dipendenti, ponendo fine al dibattito che aveva in precedenza impegnato dottrina e giurisprudenza (Ferraro, 110; Alleva, 150).

Corte cost. n. 118/1976 era, a suo tempo, intervenuta stabilendo l'inapplicabilità della l. n. 300/1970 all'impiego pubblico in ragione delle notevoli differenze «per la diversa genesi, per la diversa struttura, per la diversa funzione», che vi erano fra il lavoro pubblico e quello privato.

Successivamente, con la l. 29 marzo 1983, n. 93, venne disposta l'applicabilità al pubblico impiego di una serie di disposizioni contenute del Titolo I dello Statuto, demandando agli accordi sindacali l'estensione di alcune norme in materia di diritti sindacali. Con il d.lgs. n. 29/1993, può dirsi pienamente realizzata il percorso verso l'applicabilità dello Statuto dei Lavoratori essendosi giunti alla piena trasformazione della natura del rapporto di lavoro.

Tuttavia, nonostante il rinvio espresso fatto dall'art. 51, d.lgs. n. 165/2001 allo Statuto dei Lavoratori, va detto che non tutte le norme si applicano «sic et simpliciter» al pubblico impiego. Così, ad es., per le eccezioni previste in relazione alla disciplina delle sanzioni disciplinari (art. 7) e delle mansioni (art. 13). Continua, inoltre, a non trovare applicazione al lavoro pubblico, la norma dell'art. 40, comma 2, dello Statuto, il quale stabilisce che «restano salve le condizioni dei contratti collettivi e degli accordi sindacali più favorevoli ai lavoratori».

Al contrario, le norme in materia di libertà ed attività sindacale trovano piena attuazione, in ragione del rinvio operato anche dal comma 1 dell'art. 42 d.lgs. n. 165/2001.

Ai casi di condotta antisindacale del datore di lavoro, diretta ad impedire o limitare l'esercizio della libertà e dell'attività sindacale nonché il diritto di sciopero, si ritiene pacifica l'applicabilità dell'art. 28 Statuto dei Lavoratori.

Bibliografia

Alleva, Il campo di applicazione dello Statuto dei lavoratori, Milano, 1980; Ferraro, Statuto dei lavoratori e pubblico impiego, Napoli, 1979;

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