Decreto legislativo - 30/03/2001 - n. 165 art. 63 bis - Intervento dell’ARAN nelle controversie relative ai rapporti di lavoro1.Intervento dell’ARAN nelle controversie relative ai rapporti di lavoro1. 1. L’ARAN può intervenire nei giudizi innanzi al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro, aventi ad oggetto le controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni di cui agli articoli 1, comma 2, e 70, comma 4, al fine di garantire la corretta interpretazione e l’uniforme applicazione dei contratti collettivi. Per le controversie relative al personale di cui all’articolo 3, derivanti dalle specifiche discipline ordinamentali e retributive, l’intervento in giudizio può essere assicurato attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze. [1] Articolo aggiunto dall'articolo 1, comma 134, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. InquadramentoL'art. 1, comma 134, della legge n. 311 del 2004 ha introdotto nel corpo del decreto n. 165 il nuovo art. 63-bis, prevedendo la possibilità di intervento in giudizio dell'ARAN nelle controversie del pubblico impiego contrattualizzato – innanzi al giudice ordinario, in funzione di giudice del lavoro –, al fine di garantire la corretta interpretazione e l'uniforme applicazione dei contratti collettivi. Il secondo periodo della norma in esame si preoccupa delle controversie relative al personale in regime di diritto pubblico, avulse dal generale sistema di contrattazione collettiva. L'intervento in giudizio può essere assicurato attraverso il Dipartimento della funzione pubblica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, in relazione alle specifiche discipline ordinamentali e retributive proprie delle categorie escluse dalla privatizzazione. La novella del 2004 manifesta uno spiccato carattere innovativo, attribuendo un ampio potere di intervento in giudizio all'ARAN, senza un corrispondente ed analogo diritto riconosciuto in capo alle organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti collettivi. Tale ipotesi si aggiunge, infatti, al più specifico intervento dell'ARAN già previsto dal comma 5 dell'art. 64 e limitato ai giudizi in merito alle sole questioni pregiudiziali sull'efficacia, validità ed interpretazione delle clausole di un contratto o accordo collettivo nazionale, processi su cui si inserisce anche una preventiva fase preordinata alla ricerca di un accordo tra le parti contrattuali sull'interpretazione autentica o sulla modifica della clausola controversa. Con il citato comma 5, il legislatore ha, peraltro, garantito ad entrambi i soggetti protagonisti della disciplina contrattuale, ARAN ed organizzazioni sindacali firmatarie, la legittimazione ad intervenire in giudizio, anche oltre il termine previsto dall'articolo 419 del codice di procedura civile. I medesimi soggetti sono, altresì, facoltizzati a presentare memorie nel giudizio di merito ed in quello per cassazione anche se non intervenuti precedentemente. Da rilevare che la stessa legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005) al precedente comma 133 dell'art. 1 ha novellato anche l'art. 61 del decreto n. 165, inserendo il nuovo comma 1-bis. Esso ha introdotto la comunicazione, da parte delle pubbliche amministrazioni, alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze, dell'esistenza di «controversie relative ai rapporti di lavoro dalla cui soccombenza potrebbero derivare oneri aggiuntivi significativamente rilevanti». Il Dipartimento della funzione pubblica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, può, a sua volta, intervenire nel processo ai sensi dell'articolo 105 del codice di procedura civile (intervento volontario). Entrambe le disposizioni recate dalla finanziaria 2005 sono chiaramente finalizzate a rafforzare le difese delle amministrazioni pubbliche evocate in giudizio dinanzi al giudice del lavoro (BUSICO). Il tenore delle espressioni adoprate dal legislatore nell'art. 63-bis appaiono, almeno in parte, ricalcare il dettato dall'art. 46, comma 1, d.lgs. n. 165/2001 che, dopo aver indicato la funzione dell'ARAN di legale rappresentante delle P.A., agli effetti della contrattazione collettiva (funzione di negoziatore), aggiunge che l'Agenzia esercita a livello nazionale ogni attività relativa alle relazioni sindacali, alla negoziazione dei contratti collettivi e alla assistenza delle pubbliche amministrazioni «ai fini della uniforme applicazione dei contratti collettivi». La comunicazione ARAN del 2005In relazione all'istituto in esame, con comunicazione a tutte le amministrazioni pubbliche in data 14/3/2005, l'ARAN, valutato come l'intento del legislatore appaia quello «finalizzato ad assicurare alla parte contraente pubblica, nei contenziosi aventi per oggetto l'applicazione di norme contrattuali controverse, un ruolo attivo, al fine di consentire la ricostruzione logico-sistematica della clausola contrattuale e della volontà espressa sul tavolo negoziale, anche con riferimento ai profili di spesa che la sorreggono», ne ha tratto la conclusione che «risultano escluse dall'intervento dell'ARAN le controversie che, di fatto, riguardino principalmente i singoli atti dell'amministrazione, adottati nell'esercizio delle proprie funzioni gestionali e strettamente connesse alla realtà lavorativa ed organizzativa locale oppure i contenziosi determinati da casi molto circoscritti, mentre, invece, questa Agenzia può avere interesse ad intervenire in controversie che propongono problematiche interpretative aventi rilevanza generale per un intero comparto – o addirittura intercompartimentali – anche al fine di evitare l'annullamento di clausole contrattuali particolarmente significative che rimetterebbero in discussione gli equilibri raggiunti al tavolo negoziale. Di conseguenza [...], la presenza in giudizio dell'ARAN sarà limitata alle controversie che abbiano le sopra riportate caratteristiche o di cui, in precedenti analoghi giudizi, sia stata già esperita inutilmente la procedura di interpretazione autentica, senza pervenire ad un accordo». Generalmente, quindi, l'attività dell'ARAN relativa alle procedure ex art. 63-bis si esplica, su richiesta da parte delle amministrazioni interessate, nei contenziosi che propongono problematiche interpretative delle clausole contrattuali con rilevanza generale. Questo nuovo tipo di intervento in causa, sicuramente più autonomo e agevole nella sua attivazione rispetto a quello previsto in sede di interpretazione autentica, ha inteso anche supplire (ma non sostituire) allo scarso utilizzo dello strumento del ricorso all'interpretazione autentica stessa, a sua volta provocata dal timore delle parti di attivare una procedura che, prevedendo la necessaria sottoscrizione dell'accordo di tutti gli originali firmatari del contratto collettivo, rende vana una qualsiasi conclusione positiva laddove si manifesti l'indisponibilità di anche una sola sigla sindacale. BibliografiaBusico, Interventi del Dipartimento della funzione pubblica e dell'A.R.A.N. nelle controversie di lavoro pubblico, in lexitalia.it, 2005. |