Decreto legislativo - 19/08/2016 - n. 175 art. 1 - Oggetto

Andrea Zoppini

Oggetto

 

1. Le disposizioni del presente decreto hanno a oggetto la costituzione di società da parte di amministrazioni pubbliche, nonché l'acquisto, il mantenimento e la gestione di partecipazioni da parte di tali amministrazioni, in società a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta.

2. Le disposizioni contenute nel presente decreto sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica.

3. Per tutto quanto non derogato dalle disposizioni del presente decreto, si applicano alle società a partecipazione pubblica le norme sulle società contenute nel codice civile e le norme generali di diritto privato.

4. Restano ferme:

a) le specifiche disposizioni, contenute in leggi o regolamenti governativi o ministeriali, che disciplinano società a partecipazione pubblica di diritto singolare costituite per l'esercizio della gestione di servizi di interesse generale o di interesse economico generale o per il perseguimento di una specifica missione di pubblico interesse;

b) le disposizioni di legge riguardanti la partecipazione di amministrazioni pubbliche a enti associativi diversi dalle società e a fondazioni.

5. Le disposizioni del presente decreto si applicano, solo se espressamente previsto, alle società quotate, come definite dall'articolo 2, comma 1, lettera p), nonché alle società da esse controllate1 .

 

Inquadramento

La rubrica dell'articolo 1 del d.lgs. n. 175/2016Oggetto») potrebbe indurre a ritenere che la sua portata precettiva sia circoscritta alla definizione dell'ambito oggettivo di applicazione delle norme in materia di società a partecipazione pubblica ivi istituite. Una simile conclusione sarebbe tuttavia erronea e frutto di una lettura solo superficiale della norma in commento. In realtà, l'art. 1 del d.lgs. n. 175/2016 si occupa di molto altro. La norma in commento, infatti, non si limita a) a definire l'oggetto del Testo Unico (comma 1), ma b) detta anche i principali criteri direttivi alla cui stregua le norme del Testo Unico devono essere interpretate (comma 2), c) reca il principio generale alla cui stregua è possibile risolvere i rapporti che legano la legislazione speciale, di impronta pubblicistica, dedicata alle società a partecipazione pubblica e il diritto privato, d) disegna i rapporti tra Testo Unico e norme speciali di diritto pubblico contenute in leggi e in regolamenti che disciplinano le società a partecipazione pubblica di diritto singolare, nonché la partecipazione delle pubbliche amministrazioni a enti associativi diversi dalle società e alle fondazioni (comma 3), e) esclude dall'ambito di applicazione del Testo Unico le società quotate e le società da esse controllate.

L'art. 1 del d.lgs. n. 175/2016, quindi, definisce i principi fondamentali che reggono l'interpretazione e l'applicazione delle successive norme del Testo Unico.

L'obiettivo perseguito dal d.lgs. n. 175/2016 e, ancor prima, dalla legge delega n. 124/2015 sulla cui base il TUSP è stato adottato, è di istituire una disciplina generale di diritto amministrativo per le società a partecipazione pubblica: il TUSP, infatti, si occupa degli aspetti – concernenti la costituzione di società da parte di amministrazioni pubbliche, nonché l'acquisto, il mantenimento e la gestione di partecipazioni (art. 1, comma 1) – che contraddistinguono le società a partecipazione pubblica differenziandole dalle società di diritto comune. Ciò costituisce il risultato di un'opera di codificazione che ha avuto due principali linee direttive: il riordino del quadro normativo previgente e la riduzione del numero di società partecipate (Mattarella, 5).

Il riordino del quadro normativo è funzionale a dare chiarezza e univocità di disciplina, nonché a superare l'ampiezza e la settorialità della legislazione speciale precedentemente dedicata alle società a partecipazione pubblica e che aveva un oggetto e un ambito di applicazione variegato, disordinato e difficilmente raccordabile, anche in considerazione dei ripetuti ed estemporanei interventi che sono stati operati nel corso degli anni da parte del legislatore (Morbidelli, 10). Osservato da questa angolazione, il TUSP ha stabilito quali siano le regole che, in linea generale, le società a partecipazione pubblica sono tenute ad applicare, in deroga al diritto comune delle società (Bonura, Fonderico, 723).

La riduzione del numero di società partecipate, invece, costituisce la risposta all'erompere delle società a partecipazione pubblica a livello nazionale e, soprattutto, locale (Morbidelli, 6). Si tratta di una tendenza che ha sovente portato le pubbliche amministrazioni a un utilizzo improprio e deviato del modello societario, che è stato impiegato quale strumento per eludere l'applicazione delle norme pubblicistiche e per gestire risorse finanziarie al di fuori degli schemi caratterizzanti tradizionalmente il diritto amministrativo. Di una tendenza alla quale, in realtà, il legislatore fin dai primi anni 2000 ha cercato di far fronte con una serie di norme speciali finalizzate a ridurre la capacità della amministrazioni pubbliche – soprattutto regionali e locali – a costituire nuove società e/o con cui sono state istituite regole di governance maggiormente rispondenti all'interesse pubblico, le società partecipate sono state sottoposte a controlli pubblicistici e a vincoli di spesa (c.d. spending review) di vario livello e di diversa intensità, la disciplina sul reclutamento del personale e sul conferimento degli incarichi è stata orientata a principi propri del diritto amministrativo, le società partecipate da soggetti pubblici sono state sottoposte a stringenti vincoli di spesa pubblica.

Il risultato che è conseguito all'opera di codificazione può essere apprezzato senz'altro positivamente. Il TUSP costituisce un punto di svolta nella direzione di regolare in modo unitario e di contenere il fenomeno delle società a partecipazione pubblica (Clarich, 24). Tuttavia, l'emanazione del d.lgs. n. 175/2016 non ha consentito di superare tutti i dubbi e tutte le incertezze interpretative preesistenti. Questo aspetto sarà evidenziato nel prosieguo di questo commentario, ma è possibile fin d'ora anticipare come anche dopo l'entrata in vigore del TUSP siano rimasti aperti i problemi concernenti: a) la eccessiva diversificazione di species di società a partecipazione pubblica che rende necessario, per ogni sotto-tipo societario, verificare quali siano le norme specifiche applicabili; b) l'effettiva razionalizzazione del numero di società partecipate, avendo il legislatore previsto una serie di eccezioni e deroghe al principio generale istituito dal TUSP, nonché conferito un potere di «dispensa» a Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidenti delle Regioni; c) la coabitazione tra le norme del diritto societario, le norme contenute nel TUSP e le norme speciali a società a partecipazione pubblica di diritto singolare: si tratta di una coabitazione che pone in taluni casi difficili questioni interpretative (Morbidelli, 17).

Ambito oggettivo di applicazione.

L'art. 1, comma 1 del TUSP identifica l'ambito oggettivo di applicazione delle norme ivi contenute e prevede che le stesse hanno a oggetto: la costituzione di società da parte di amministrazioni pubbliche, l'acquisto, il mantenimento e la gestione di partecipazioni da parte di tali amministrazioni, in società a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta.

L'individuazione dell'esatta portata precettiva della norma non può prescindere dal considerare che: a) le amministrazioni pubbliche sono le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del d.lgs. 165/2001, i loro consorzi o associazioni per qualsiasi fine istituiti, gli enti pubblici economici e le autorità di sistema portuale; b) ai sensi del Testo Unico la nozione giuridica di «partecipazione» dipende dalla titolarità di rapporti comportanti la qualità di socio in società o dalla titolarità di strumenti finanziari che attribuiscono diritti amministrativi; c) la partecipazione può essere diretta o indiretta; d) la partecipazione è indiretta quando è detenuta da un'amministrazione pubblica per il tramite di società o altri organismi soggetti a controllo da parte della medesima amministrazione pubblica.

I criteri direttivi per l'interpretazione e l'applicazione del TUSP

L'art. 1, comma 2 dispone che le norme contenute nel Testo Unico sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica. Sono questi i principali criteri direttivi alla cui stregua deve essere interpretato e applicato l'intero TUSP, affinché il modello organizzativo societario sia utilizzato in modo virtuoso da parte delle amministrazioni pubbliche. Gestione efficiente delle risorse significa, ad esempio, preventiva valutazione, secondo standard predeterminati e oggettivamente riscontrabili, della necessità della costituzione di una nuova società e/o dell'acquisto di partecipazioni in società già esistenti. Tutela e promozione della concorrenza e del mercato vuol dire, sempre a titolo esemplificativo, obbligo di far precedere l'alienazione delle partecipazioni da procedure effettuate nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza e non discriminazione. Razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, invece, si deve tradurre nel monitoraggio da parte delle amministrazioni pubbliche delle partecipazioni detenute nelle società e nell'adozione di un eventuale piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione. Su ognuno di questi criteri si tornerà nel commento alle disposizioni successive. I criteri dettati dall'art. 1, comma 2, infatti, sono alla base di tutte le norme del TUSP e servono a prevenire gli abusi inducendo le amministrazioni pubbliche a gestire correttamente le proprie risorse, che sono prima di tutto pubbliche, nella cura concreta dell'interesse pubblico cui sono istituzionalmente preposte, nonché dell'interesse della concorrenza e del mercato, che ha assunto una rilevanza sempre più marcata anche grazie alle spinte del diritto euro-unitario.

TUSP e diritto privato.

L'art. 1, comma 3 dispone: «Per tutto quanto non derogato dalle disposizioni del presente decreto, si applicano alle società a partecipazione pubblica le norme sulle società contenute nel codice civile e le norme generali di diritto privato».

La norma in commento codifica nel Testo Unico il principio del primato del diritto comune (Morbidelli, 58), il quale si applica a tutte le società a partecipazione pubblica, comprese le società a controllo pubblico e le società in house (Ibba, 29; Libertini, 5).

Si tratta di un principio che era stato affermato dalla legislazione previgente. In passato, infatti, già l'art. 4, comma 13, del d.l. n. 95/2012 (convertito in legge, con modificazioni, dalla l. n. 135/2012, oggi abrogato dal TUSP) disponeva «le disposizioni del presente articolo e le altre disposizioni, anche di carattere speciale, in materia di società a totale o parziale partecipazione pubblica si interpretano nel senso che, per quanto non diversamente stabilito e salvo deroghe espresse, si applica comunque la disciplina del codice civile in materia di società di capitali».

Con l'art. 1, comma 3 del d.lgs. n. 175/2016 è stato dunque confermato l'«intento [...] di applicare la disciplina civilistica alle società a partecipazione pubblica, contenendo le deroghe nella misura strettamente necessaria al concreto soddisfacimento dell'interesse pubblico di volta in volta perseguito attraverso la costituzione di una società o la detenzione di partecipazioni societarie» (Cons. St. I, parere n. 1389/2019); ed è stata istituita una vera e propria clausola ermeneutica generale, «che deve ammonire l'interprete come il diritto privato sia la regola e le deviazioni da tale modello siano delle eccezioni» (CGA n. 530/2019).

La norma in questione, pertanto, si pone in continuità con il diffuso indirizzo giurisprudenziale secondo cui «la partecipazione pubblica non muta la natura di soggetto privato della società la quale, quindi, resta assoggettata al regime giuridico proprio dello strumento privatistico adoperato, salve specifiche disposizioni di segno contrario o ragioni ostative di sistema che portino ad attribuire rilievo alla natura pubblica del capitale impiegato e del soggetto che possiede le azioni della persona giuridica» ed esplicita la riconduzione delle società a partecipazione pubblica all'ordinario regime civilistico (Cass. S.U., n. 24591/2016; n. 7759/2017).

Alla luce del principio enunciato dall'art. 1, comma 3 del TUSP, le società a partecipazione pubblica si presentano come un modello organizzativo, previsto dall'ordinamento e del quale si possono avvalere anche le amministrazioni pubbliche, che di regola è disciplinato di regola dal diritto privato e dalle sole norme del medesimo TUSP (Caia, 603). La norma in commento, quindi, osta a quelle interpretazioni che, specie nel passato, contrapponendo forma a sostanza, affermavano, proprio con riferimento alle società a partecipazione pubblica, la prevalenza delle norme e dei principi di diritto amministrativo su quello civile (Dugato, 534). Al tempo stesso, però, l'art. 1, comma 3 del TUSP non esclude la possibilità che la disciplina del diritto comune societario possa essere integrata con norme pubblicistiche, anche previgenti, che con il diritto privato siano compatibili. Da qui la distinzione tra «specialità derogatoria del diritto societario comune, per la quale vale il principio enunciato dall'art. 1, comma 3 T.U., da una specialità semplicemente integrativa, per la quale quel precetto non vale e che dunque può operare anche se non riprodotta o richiamata dal testo unico» (Ibba, 32).

Il principio enunciato dall'art. 1, comma 3 del TUSP fa sì che, sul piano operativo, il rapporto tra società e amministrazione pubblica azionista sia di assoluta autonomia. «Ciò significa che all'Ente pubblico non è consentito incidere unilateralmente sugli atti di gestione e sulla attività della società per azioni mediante l'esercizio di poteri autoritativi, ma solo avvalendosi degli strumenti previsti dal diritto societario dei quali dispone nella sua qualità di socio» (Cass. S.U., n. 29078/2019).

Il principio del primato del diritto comune implica, inoltre, che le società a partecipazione pubblica appartengono alla materia dell'ordinamento civile, per cui la potestà legislativa è esercitata in via esclusiva dallo Stato (Caia, 604).

Il mantenimento di (limitate) aree di specialità

Pur avendo perseguito l'obiettivo di uniformare la disciplina pubblicistica – derogatoria dal diritto privato – che riguarda la costituzione di società da parte di amministrazioni pubbliche, l'acquisto, il mantenimento e la gestione di partecipazioni da parte di tali amministrazioni, in società a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta, il TUSP ha previsto che «[r]estano ferme: a) le specifiche disposizioni, contenute in leggi o regolamenti governativi o ministeriali, che disciplinano società a partecipazione pubblica di diritto singolare costituite per l'esercizio della gestione di servizi di interesse generale o di interesse economico generale o per il perseguimento di una specifica missione di pubblico interesse; b) le disposizioni di legge riguardanti la partecipazione di amministrazioni pubbliche a enti associativi diversi dalle società e a fondazioni».

Con l'art. 1, comma 4 sono state quindi identificate delle specifiche aree insensibili all'opera di codificazione che si è tradotta nelle norme del d.lgs. n. 175/2016 (Morbidelli, 58). La portata precettiva della norma dev'essere intesa avuto riguardo a natura e portata del TUSP. Pertanto, l'inciso «restano ferme» dev'essere interpretato nel senso che solo le disposizioni legislative e regolamentari per le quali opera il c.d. rinvio esterno continuano ad essere disciplinati dalla legislazione speciale e non sono assoggettati al TUSP (Ibba, 30). La conseguenza di ciò è che «la normativa speciale (anche regolamentare) ha una forza passiva che resiste al testo unico, ma nello stesso tempo le norme dello stesso trovano applicazione laddove non siano incompatibili con lo ius singulare» (Morbidelli, 58).

La clausola di salvezza istituita dall'art. 1, comma 4 del TUSP ha un ambito di applicazione ben definito. Sul piano oggettivo, essa opera con riguardo a «specifiche disposizioni, contenute in leggi o regolamenti governativi o ministeriali». Sul piano soggettivo, invece, essa riguarda: le società a partecipazione pubblica di diritto singolare costituite per l'esercizio della gestione di servizi di interesse generale o di interesse economico generale o per il perseguimento di una specifica missione di pubblico interesse e le amministrazioni pubbliche che partecipano a enti associativi diversi dalle società e a fondazioni.

Le società a diritto singolare, definite in dottrina anche con l'espressione c.d. società legali, sono quelle istituite, trasformate o comunque disciplinate da una apposita legge speciale (Ibba, 1 ss.; Catricalà, Fimmanò, Occorsio, 9).

In questo senso si è espresso anche il Consiglio di Stato osservando che, mentre sul piano formale, «la qualificazione come «di diritto singolare» della «società a partecipazione pubblica» potrebbe essere eliminata», sul piano sostanziale, «tali società dovrebbero essere quelle disciplinate ad hoc da una specifica legge», in quanto l'«esigenza che muove la previsione del comma 4 sembra essere quella di conservare, nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema, talune società pubbliche costituite per legge, ex novo o a seguito di trasformazione di enti pubblici economici, per l'esercizio della gestione di servizi di interesse generale o di interesse economico generale» (Cons. St., parere n. 968/2016).

Le società a diritto singolare per cui opera la clausola di salvezza sono numerose. In via meramente esemplificativa, si possono in questa sede ricordare: Anas S.p.A., trasformata in società per azioni dall'art. 7 del d.l. n. 138/2002, convertito nella l. n. 178/2002, ora confluita in Ferrovie dello Stato Italiane per effetto di quanto disposto dall'art. 49 del d.l. n. 50/2017, conv. in l. n. 96/2017; Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., costituita in forza dell'art. 5 del d.l. n. 269/2003, convertito in l. n. 326/2003; Enav S.p.A., derivante dalla trasformazione dell'Ente Nazionale di Assistenza al Volo, disposta dalla l. n. 665/1996, così come modificata dalla l. n. 144/1999; Invitalia S.p.A., istituita dalla l. n. 296/2006 e disciplinata da norme primarie e regolamentari ad essa successivi (da ultimo, il Decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 maggio 2018, recante Individuazione degli atti di gestione, ordinaria e straordinaria, dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.a. e delle sue controllate dirette e indirette, da sottoporre alla preventiva approvazione ministeriale); Gestore dei Servizi Energetici S.p.A., costituito ai sensi dell'art. 3, comma 4, del d.lgs. n. 79/1999 e dell'art. 1, commi 1, lettera a), b) e c) e 3, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 maggio 2004; Rai S.p.A., la cui disciplina è dettata dall'art. 49 del d.lgs. n. 177/2005; Sport e Salute S.p.A., costituita in forza dell'art. 8 del d.l. n. 138/2002 n. 138, convertito con l. n. 178/2002 e modificata ai sensi del comma 629 e ss., art. 1 della l. n. 145/2018; le società di gestione aeroportuale, alle quali si applica il decreto interministeriale n. 521/1997, recante «Regolamento recante norme di attuazione delle disposizioni di cui all'art. 10, comma 13, della l. n. 537/1993, con cui è stata disposta la costituzione di società di capitali per la gestione dei servizi e infrastrutture degli aeroporti gestiti anche in parte dallo Stato».

L'effettiva portata applicativa della clausola di salvezza enunciata dall'art. 1, comma 4 lett. a) del TUSP dev'essere in concreto verificata confrontando le specifiche disposizioni contenute nelle leggi o nei regolamenti che disciplinano le società a diritto singolare e le norme del TUSP. La norma in commento, infatti, pone un principio di carattere generale e non recepisce la raccomandazione con cui la Sezione Consultiva del Consiglio di Stato aveva ritenuto opportuno «chiarire quale sia la disciplina ad esse applicabile», osservando che «la norma in esame fa salve le singole disposizioni normative che riguardano una determinata società», ma che, «qualora tale disciplina non sia esaustiva, sarebbe necessario chiarire che «si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni generali contenute nel Testo unico»» (Cons. St., parere n. 968/2016).

Analoga esigenza non sussiste, invece, per la ricostruzione della disciplina che riguarda la partecipazione di amministrazioni pubbliche agli enti associativi diversi da società e alle fondazioni. Anche in questo caso «restano ferme» le specifiche disposizioni di legge cui rinvia l'art. 1, comma 4, lett. b) del TUSP. E ciò si spiega perché il d.lgs. n. 175/2016 ha un ambito oggettivo di applicazione riferito in modo espresso ed esclusivo al modello organizzativo societario (v. art. 1, comma 1). Pertanto, in questa sede, l'espressione «restano ferme» dev'essere interpretata significa che in concreto sono del tutto fuori dal perimetro del d.lgs. n. 175/2016 (Morbidelli, 60).

TUSP e società quotate.

Le norme del TUSP si applicano, solo se espressamente previsto, alle società quotate, nonché alle società da esse partecipate, salvo che queste ultime siano, non per il tramite di società quotate, controllate o partecipate da amministrazioni pubbliche.

La nozione di società quotate è quella definita dall'art. 2, comma 1, lett. p) del d.lgs. n. 175/2016 ed è riferita alle «società a partecipazione pubblica che emettono azioni quotate in mercati regolamentati» e alle «società che hanno emesso, alla data del 31 dicembre 2015, strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati in mercati regolamentati». Si tratta di una nozione più ampia di quella delineata dal codice civile (art. 2325-bis) e che ha suscitato talune perplessità nei commentatori (Cantone, 233).

La scelta operata dal legislatore con l'ultimo comma dell'art. 1 è volta a preservare il regime di specialità che caratterizza le società quotate, la cui disciplina è sottoposta ad obblighi e adempimenti finalizzati alla tutela del mercato, nonché a stringenti e pervasivi poteri di controllo, di vigilanza e di regolazione delle competenti autorità di settore (in Italia, la Consob). Infatti, «Le società quotate, sono sottoposte ad un sistema di obblighi, di controlli e di sanzioni autonomo, in ragione dell'esigenza di contemperare gli interessi pubblici sottesi alla normativa anticorruzione e trasparenza con la tutela degli investitori e dei mercati finanziari» (T.A.R. Lazio, Roma I, n. 2607/2021 e n. 7333/2021; Cons. St. n. 1257/2017).

Bibliografia

Bonura, Fonderico, Il testo unico sulle società a partecipazione pubblica, in Giorn. dir. amm., 2016, 722 ss.; Caia, La disciplina sulle società a partecipazione pubblica, in Giorn. dir. amm., 2017, 601 ss.; Caringella, Ciaralli, Bottega, Codice ragionato delle società pubbliche. Commento organico al Testo Unico delle Società pubbliche e alle norme complementari, Roma, 2018, 5 ss.; Cantone, La prevenzione della corruzione nelle società a partecipazione pubblica: le novità introdotte dalla «riforma Madia» della pubblica amministrazione, in Rivista delle società, 2018, 233 ss.; Catricalà, Fimmanò, Occorsio, La fenomenologia delle fattispecie, in Catricalà, Fimmanò, Cantone (a cura di), Società pubbliche, Napoli, 2020, 1 ss.; Clarich, Le società a partecipazione pubblica dopo il Testo unico: il punto di vista del pubblicista, in Ibba (a cura di), Le società a partecipazione pubblica a tre anni dal testo unico, Milano, 2019, 27 ss.; Dugato, Efficienza e responsabilità nelle società a partecipazione pubblica, in Munus, 2016, 534 ss.; Ibba, Diritto comune e diritto speciale nella disciplina delle società pubbliche, in Ibba (a cura di), Le società a partecipazione pubblica a tre anni dal Testo Unico, Milano, 2019, 27 ss.; Ibba, Le società legali, Torino, 1992; Libertini, Principio di adeguatezza organizzativa e disciplina dell'organizzazione delle società a controllo pubblico, in Giur. comm., 2021, 5 ss.; Mattarella, Il riordino delle società a partecipazione pubblica, in Garofoli, Zoppini (a cura di), Manuale delle società a partecipazione pubblica, Molfetta, 2018, 5 ss.; Morbidelli, Commento all'art. 1, in Morbidelli (a cura di), Codice delle società a partecipazione pubblica, Milano, 2018, 57 ss., Morbidelli, Introduzione, in Morbidelli (a cura di), Codice delle società a partecipazione pubblica, Milano, 2018, 3 ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario