Legge - 7/08/1990 - n. 241 art. 21 decies - Riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali1

Maurizio Francola

Riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali1

1. In caso di annullamento di un provvedimento finale in virtu' di una sentenza passata in giudicato, derivante da vizi inerenti ad uno o piu' atti emessi nel corso del procedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale, il proponente puo' richiedere all'amministrazione procedente e, in caso di progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale, all'autorita' competente ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, l'attivazione di un procedimento semplificato, ai fini della riadozione degli atti annullati. Qualora non si rendano necessarie modifiche al progetto e fermi restando tutti gli atti e i provvedimenti delle amministrazioni interessate resi nel suddetto procedimento, l'amministrazione o l'ente che abbia adottato l'atto ritenuto viziato si esprime provvedendo alle integrazioni necessarie per superare i rilievi indicati dalla sentenza. A tal fine, entro quindici giorni dalla ricezione dell'istanza del proponente, l'amministrazione procedente trasmette l'istanza all'amministrazione o all'ente che ha emanato l'atto da riemettere, che vi provvede entro trenta giorni. Ricevuto l'atto ai sensi del presente comma, o decorso il termine per l'adozione dell'atto stesso, l'amministrazione riemette, entro i successivi trenta giorni, il provvedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale, in attuazione, ove necessario, degli articoli 14-quater e 14-quinquies della presente legge e dell'articolo 25, commi 2 e 2-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

[1] Articolo aggiunto dall'articolo 12, comma 1, lettera i-bis, del D.L. 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 settembre 2020, n. 120.

Inquadramento

Nella relazione di accompagnamento al d.l. n. 76/2020 si spiega che la disciplina sul procedimento amministrativo è stata sottoposta negli anni a un continuo processo di revisione da parte del legislatore, allo scopo di velocizzare i meccanismi decisionali delle amministrazioni pubbliche, adeguando la fisionomia degli istituti di semplificazione del procedimento alle diverse esigenze emerse dalla prassi applicativa e dalla giurisprudenza in materia. Permangono, tuttavia, alcune criticità applicative, che rendono necessari interventi puntuali su determinati strumenti di semplifica zione del procedimento, previsti sia dalla legge generale 7 agosto 1990, n. 241 sia dalla legislazione di settore. Le disposizioni contenute nel presente Capo intervengono in tale direzione, con l'intento di introdurre nella disciplina vigente alcuni correttivi e talune precisazioni volti a garantire maggiore certezza e speditezza dell'azione amministrativa. A tale fine, l'articolo 12 apporta significative e modifiche alla l. n. 241/1990, volte a rendere effettivi alcuni istituti e alcune finalità già insite nella legge, tenendo conto delle criticità emerse in fase applicativa, nonché a ridurre i tempi dei procedimenti.

Le principali azioni riformatrici

Rinviando ai commenti ai corrispondenti articoli della l. n. 241/1990, si rileva solo che il comma 1 interviene sugli articoli 1,2,3-bis, 5, comma 3, 8, comma 2,10-bis, 16, comma 2, 17-bis, 18,21-octies, comma 2, e 29, comma 2-bis, della l. n. 241/1990.

Con il nuovo comma 2 -bis dell'articolo 1 si registra il significativo inserimento del principio per cui i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione sono improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede;

Il nuovo comma 4 -bis dell'articolo 2 affronta le problematiche connesse alla conoscibilità, da parte degli interessati, dei termini di conclusione del procedimento. Si dispone, infatti, che le pubbliche amministrazioni misurino e rendano pubblici i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi ritenuti di maggior impatto per la collettività, raffrontandoli con i termini normativamente previsti. Si prevede, inoltre, che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e previa intesa in Conferenza unificata, siano definite le modalità ed i criteri di misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti di cui al primo periodo della disposizione.

Il nuovo comma 8 -bis dell'articolo 2 è volto, invece, a garantire certezza giuridica riguardo alla mancata adozione, nei termini previsti, dei provvedimenti di competenza, allo scopo di rendere effettivo il provvedimento ovvero l'atto di assenso comunque denominato, acquisito «per silentium» sia nell'ambito della conferenza di servizi sia ai sensi degli articoli 17-bis e 20 della l. n. 241/1990, nonché nei casi di cui all'articolo 19, commi 3 e 6-bis, qualora i provvedimenti di divieto di prosecuzione dell'attività e di rimozione degli eventuali effetti siano adottati dopo la scadenza dei termini ivi previsti.

Tale previsione mira a risolvere il problema degli «atti tardivi» e a garantire la piena efficacia della regola del silenzio assenso. Ciò al fine di evitare che l'attesa illimitata di un atto di dissenso espresso, reso dalle amministrazioni nell'ambito della Conferenza di servizi, ovvero ai sensi degli articoli 17-bis e 20 della citata legge, pur se sopravvenuto oltre i termini prefissati, vanifichi ogni funzione acceleratoria. Viene pertanto chiarito che nei casi già previsti dalla l. n. 241/1990, la scadenza dei termini fa venire meno il potere postumo di dissentire – fatto salvo il potere di annullamento d'ufficio ai sensi dell'articolo 21-nonies, qualora ne ricorrano i presupposti e le condizioni – con conseguente espressa declaratoria di inefficacia dell'atto che sia adottato dopo la già avvenuta formazione del silenzio assenso.

Le lettere b ), c ) e d ) del comma 1 introducono misure atte a favorire la partecipazione di cittadini e imprese al procedimento amministrativo telematico.

In particolare:

La modifica dell'articolo 3-bis è volta ad affermare, in via di principio generale, che le pubbliche amministrazioni agiscono mediante strumenti informatici e telematici sia nei rapporti interni che nei rapporti con i privati;

all'articolo 5, comma 3, si prevede che, oltre all'unità organizzativa competente e al nominativo del responsabile, sia comunicato ai soggetti di cui all'articolo 7 della medesima legge anche il domicilio digitale;

si introducono, poi, delle semplificazioni con riferimento alla comunicazione di avvio del procedimento, l'atto che segna l'inizio del percorso partecipativo dei soggetti che vengono incisi dall'esercizio del potere amministrativo e di quelli che per legge possono intervenirvi. In questa direzione, la modifica all'articolo 8, che reca la disciplina delle modalità e dei contenuti della comunicazione suddetta, intende precisare che nella stessa deve essere indicato il domicilio digitale dell'amministrazione di riferimento. Inoltre, il più generale potenziamento dell'uso degli strumenti telematici, già dalla fase partecipativa del procedimento, consente l'ulteriore modifica, in forza della quale la visione degli atti avviene di regola attraverso il punto di accesso di cui all'articolo 64-bis del d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82 o con altre modalità telematiche. Consentendo la visione degli atti in forma digitale, nonché l'esercizio degli altri diritti di accesso e partecipazione previsti dalla stessa l. n. 241/1990, si offre una misura di semplificazione del procedimento amministrativo e dell'esercizio dell'attività amministrativa, garantendo effettività al principio di cittadinanza digitale e realizzando il diritto di cittadini e imprese a pretendere ed ottenere l'utilizzo delle nuove tecnologie nei rapporti con l'amministrazione.

La modifica dell'articolo 10 -bis della l. n. 241/1990 sulla comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza è volta a sostituire l'interruzione dei termini del procedimento, attualmente prevista, con la sospensione degli stessi. In particolare, si prevede che, in caso di preavviso di diniego, i termini del procedimento sono sospesi e ricominciano a decorrere dieci giorni dopo la presentazione delle osservazioni da parte dell'interessato. La disposizione inoltre è finalizzata a evitare che l'annullamento conseguente al mancato accoglimento delle osservazioni del privato a seguito della predetta comunicazione dia luogo a plurime reiterazioni dello stesso esito sfavorevole con motivazioni sempre diverse, tutte ostative, parcellizzando anche il processo amministrativo; in sostanza si vuole cercare di ricondurre a un'unica impugnazione giurisdizionale l'intera vicenda sostanziale evitando che la parte sia costretta a proporre tanti ricorsi quante sono le ragioni del diniego, perché non comunicate tutte nel medesimo atto.

Anche all'articolo 16 della l. n. 241/1990 è prevista una modifica volta ad accelerare l'adozione dei provvedimenti, prevedendo che l'amministrazione richiedente proceda indipendentemente dall'espressione del parere, facoltativo ovvero obbligatorio, se questo non viene reso nei termini.

All'articolo 17 -bis si introduce un meccanismo volto a superare l'inerzia delle amministrazioni proponenti nei casi in cui l'adozione di provvedimenti normativi e amministrativi sia di competenza di altre pubbliche amministrazioni. Si prevedono termini analoghi a quelli previsti per il silenzio assenso dalla disposizione vigente e si dà facoltà all'amministrazione competente, in caso di mancata trasmissione della proposta nei termini di cui al comma 1 del medesimo art. 17-bis, di procedere comunque all'adozione dell'atto. In tal caso, sullo schema di provvedimento è acquisito l'assenso dell'amministrazione che avrebbe dovuto formulare la proposta.

La disposizione sub h) novella l'articolo 18, aggiornandolo alle disposizioni vigenti in materia di autocertificazione, di cui al d.P.R. n. 445/2000. In particolare, si prevede che le dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47 del d.P.R. n. 445/2000, ovvero l'acquisizione d'ufficio di dati e documenti da parte delle pubbliche amministrazioni, sostituiscano ogni tipo di documentazione comprovante tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla normativa di riferimento, fatto comunque salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159.

Connessa alla modifica dell'articolo 10-bis è la novella all'articolo 21-octiesdella l. n. 241/1990, tesa a specificare che è sempre annullabile il provvedimento adottato in violazione della normativa sul preavviso di diniego.

La legge di conversione ha poi introdotto il nuovo articolo 21 -decies, dedicato al delicato tema della riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali

in tema di autorizazione o di valutazione di impatto ambientale, prevedendosi un procedimento di riedizione del potere più celere in quanto semplificato rispetto a quello che si sarebbe dovuto seguire (come, infatti, sarebbe stato doveroso in assenza della disposizione in esame) qualorafosse stata necessaria la ripetizione delle fasi del procedimento originario interessate dalla pronuncia della sentenza di annullamento.

All'articolo 29 della l. n. 241/1990 è previsto invece l'inserimento, tra le disposizioni che attengono ai livelli essenziali delle prestazioni di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), Cost., di quelle concernenti l'obbligo per la pubblica amministrazione di «misurare i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti», in linea con quanto previsto al nuovo comma 4-bis dell'articolo 2 della l. n. 241/1990.

Bibliografia

Caringella, Manuale ragionato di diritto amministrativo, Roma, 2021.

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