Legge - 24/11/1981 - n. 689 art. 26 - Pagamento rateale della sanzione pecuniaria 1.

Alessandra Petronelli

Pagamento rateale della sanzione pecuniaria 1.

L'autorità giudiziaria o amministrativa che ha applicato la sanzione pecuniaria può disporre, su richiesta dell'interessato che si trovi in condizioni economiche disagiate, che la sanzione medesima venga pagata in rate mensili da tre a trenta; ciascuna rata non può essere inferiore a euro 15. In ogni momento il debito può essere estinto mediante un unico pagamento.

Decorso inutilmente, anche per una sola rata, il termine fissato dall'autorità giudiziaria o amministrativa, l'obbligato è tenuto al pagamento del residuo ammontare della sanzione in un'unica soluzione.

[1] Vedi inoltre, l'articolo 8, comma 8, del D.L. 28 dicembre 2013, convertito con modificazioni dalla Legge 21 febbraio 2014, n. 13.

Inquadramento

Il fondamento giuridico della possibilità di un pagamento rateale della sanzione amministrativa pecuniaria si rinviene nell'art. 26, comma 1, rubricato «Pagamento rateale della sanzione pecuniaria».

Tale norma riconosce la possibilità per l'autorità giudiziaria o amministrativa che ha applicato la sanzione pecuniaria di disporre – su richiesta dell'interessato che si trovi in condizioni economiche disagiate – che la sanzione medesima venga pagata in rate mensili da tre a trenta.

Il legislatore ha individuato l'Autorità competente (ovvero quella «che ha applicato la sanzione pecuniaria») avendo come riferimento la devoluzione dei proventi: una volta, infatti, avanzata la richiesta di rateazione, essa equivale ad implicita accettazione dell'obbligo del pagamento della sanzione e, di conseguenza, alla rinuncia ad avvalersi del ricorso.

In ogni momento il debito può essere estinto dal trasgressore mediante un unico pagamento.

Decorso inutilmente, anche per una sola rata, il termine fissato dall'autorità giudiziaria o amministrativa, l'obbligato è tenuto al pagamento del residuo ammontare della sanzione in un'unica soluzione.

Pur tenendo conto, come ampiamente evidenziato nel commento all'art. 1 della l. n. 689/1981, della preminente funzione di deterrenza svolta dall'irrogazione della sanzione, si evidenzi come – secondo la giurisprudenza – la concessione della rateizzazione della sanzione amministrativa «non appare idonea a far venir meno il relativo effetto di deterrenza» (T.A.R. Lazio, Roma I, ord. caut. 18 novembre 2015 n. 5134).

Per quanto concerne, inoltre, l'effetto punitivo, anch'esso non viene frustrato dall'accoglimento dell'istanza di rateizzazione, a condizione però che il rapporto tra finalità afflittiva della sanzione pecuniaria e pregiudizio patrimoniale derivante dall'applicazione della stessa sia stato valutato dall'amministrazione secondo un criterio di stringente proporzionalità (Borriello, 6).

Il procedimento di rateizzazione

Dal dispositivo dell'articolo in commento si ricavano una serie di elementi che caratterizzano il procedimento di rateizzazione della sanzione, procedimento che è distinto ed ulteriore rispetto a quello finalizzato all'applicazione della sanzione.

Tale procedimento:

- si avvia unicamente su istanza di parte;

- prevede che l'interessato debba trovarsi in condizioni economiche disagiate;

- prevede che l'amministrazione procedente possa essere soltanto quella che ha applicato la sanzione.

Chi fa richiesta di rateizzazione (entro trenta giorni dalla data di contestazione o notifica della violazione), rinuncia ad avvalersi della facoltà di ricorso al prefetto e di ricorso al giudice di pace.

Entro novanta giorni dalla presentazione dell'istanza, l'Autorità adotta il provvedimento di accoglimento o di rigetto. Decorso detto termine, l'istanza si intende respinta.

In caso di accoglimento della domanda di rateizzazione, l'importo della sanzione deve essere diviso in un numero di rate non inferiore a tre e non superiore a trenta e ciò in quanto «non appare in alcun modo compromissivo dell'interesse pubblico al soddisfacimento dell'obbligazione pecuniaria» (T.A.R. Lazio, Roma I, ord. caut. 8 ottobre 2014 n. 4855)

Secondo la dottrina, la rateizzazione dei pagamenti dovrebbe avvenire «entro un ragionevole arco temporale» (Ghezzi, 449).

Il debito può comunque essere estinto con un unico pagamento. In caso di omesso pagamento, anche di una sola rata, entro il termine stabilito, l'obbligato perde il beneficio della rateizzazione ed è, quindi, tenuto ad estinguere il debito in un'unica soluzione. Il mancato pagamento di una sola rata comporta, dunque, la perdita del beneficio e l'immediato avvio del procedimento di riscossione coattiva. La pregressa morosità in relazione a piani di rateazioni comporta il divieto di concessione di un nuovo beneficio di rateazione.

Sulla dilazione di pagamento si applicano gli interessi legali al tasso previsto dall'art. 21, comma 1, del d.P.R. n. 602/1973 e successive modificazioni.

Le condizioni economiche disagiate

La rateazione, come anticipato, viene concessa a chi si trovi in condizioni economiche disagiate.

In particolare, può avvalersi della facoltà, il trasgressore o coobbligato in solido che sia titolare di un reddito imponibile, ai fini IRPEF risultante dall'ultima dichiarazione, non superiore ad euro 10.628,16.

Se l'interessato convive con il coniuge o altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei redditi conseguiti nello stesso periodo da tutti i componenti, ed i limiti di reddito sono elevati di euro 1.032,91 per ogni convivente.

In questo caso è necessario presentare l'attestazione del reddito imponibile di ciascun soggetto componente, o la dichiarazione ISEE con specifica evidenza della somma dei redditi del nucleo familiare.

Nel caso delle persone giuridiche, la rateazione viene concessa sulla base dell'ultima dichiarazione dei redditi (mod. Unico) o bilancio approvato, per redditi imponibili non superiori ad euro 10.628,16. La situazione reddituale può essere resa (ai sensi dell'art. 46 del d.P.R. 445/2000) con dichiarazione sostitutiva di certificazione che attesti la condizione economica disagiata del trasgressore/coobbligato in solido.

Le mendaci dichiarazioni rese sono perseguibili, ai sensi dell'art. 76 del d.P.R. 445/2000, in relazione al codice penale e alle leggi speciali in materia.

Con riferimento, in particolare, alle persone giuridiche, la giurisprudenza ha chiarito che l'art. 26 l. n. 689/1981 deve essere interpretato in conformità con la Comunicazione della Commissione 2006/C 2010/02, recante «Orientamenti per il calcolo delle ammende inflitte in applicazione dell'art. 23, par. 2, lett. a), del Regolamento CE n. 1/2003», attribuendo all'espressione «condizioni economiche disagiate» un contenuto idoneo a superare la precedente giurisprudenza nazionale secondo cui le difficoltà finanziarie dell'impresa non costituiscono presupposti per la concessione della rateizzazione ove non siano ridondate in perdite negli ultimi tre esercizi (T.A.R. Lazio, Roma I, n. 8930/2016).

Questioni applicative

1) La rateizzazione può essere concessa, secondo equità, dal Giudice investito dal giudizio di opposizione?

È illegittima la dilazione di pagamento delle sanzioni pecuniarie, comminate per violazioni al Codice della Strada, che sia stata disposta dal Giudice secondo equità se questi, nel corso del giudizio di opposizione, non ne ha rideterminato l'importo ex art. 204-bis C.d.S. Il pagamento rateale di tali sanzioni può, infatti, aver luogo solo su disposizione dell'autorità che le applica e, comunque, la rateizzazione non può essere stabilita secondo equità essendo legata all'esistenza di condizioni economiche disagiate del soggetto obbligato (Cass. II, n. 26932/2009).

2) Le Autorità Amministrative Indipendenti possono disporre il pagamento rateale ai sensi dell'art. 26 della l. n. 689/1981?

Il fondamento giuridico del potere di disporre un pagamento rateale della sanzione pecuniaria applicata dalle Autorità indipendenti si rinviene, per quanto concerne la legislazione primaria, nell'art. 26, comma 1, l. n. 689/1981. E ciò anche in quanto, «in linea con l'indirizzo giurisprudenziale della Corte di cassazione, il capo I della l. n. 689/1981 è di generale applicazione a tutte le ipotesi di illecito amministrativo per le quali è comminata una sanzione amministrativa pecuniaria, ad eccezione delle violazioni disciplinari» (Cons. St. VI, n. 2548/2008).

Bibliografia

Ancillotti, Carpenedo, La riscossione delle sanzioni amministrative, Santarcangelo di Romagna, 2013; Bartolini, Il codice delle violazioni amministrative, Piacenza, 2005; Bellè, Il sistema sanzionatorio amministrativo del codice della strada, Padova, 2001; Borriello, Il potere di rateizzazione del pagamento della sanzione pecuniaria esercitato dalle Autorità Amministrative Indipendenti. Tra giurisdizione di merito e riduzione della discrezionalità amministrativa, in Diritto, Mercato, Tecnologia, 2020; Bricola, La depenalizzazione nella legge 24 novembre 1981 n. 689: una svolta «reale nella politica criminale, in Pol. dir, XIII n. 3, 1982; Capaccioli, Principi in tema di sanzioni amministrative: considerazioni introduttive, in Aa.Vv., Le sanzioni in materia tributaria: atti del Convegno tenuto a San Remo nel 1978, Milano, 1979; Carmagnini, Il pagamento delle sanzioni pecuniarie del codice della strada, 2013; Carrato, L'opposizione alle sanzioni amministrative, Milano, 2003; Cerbo, Le sanzioni amministrative, in Trattato di diritto amministrativo, a cura di Sabino Cassese, II Edizione, Milano 2003; Dolcini, Paliero, I «principi generali» dell'illecito amministrativo nel disegno di legge «Modifiche al sistema penale», in Riv. it. dir. e proc. pen., 1980; Di Gioia, Le sanzioni amministrative, Torino 2009; Ghezzi, Verso un diritto antitrust comune? Il processo di convergenza delle discipline statunitense e comunitaria in materia di intese, in Rivista delle società, fasc. 2-3, 2002; Girola, Sanzioni penali e sanzioni amministrative, in Riv. dir. pubbl., 1929; Padovani, La distribuzione delle sanzioni penali e sanzioni amministrative secondo l'esperienza italiana, in Riv. it. dir. Pen. 1984; Sandulli, Le sanzioni amministrative pecuniarie. Principi sostanziali e procedimentali, Napoli, 1983; Sandulli, Sanzione (Sanzioni amministrative), in Enc. giur. Treccani, Roma, 1992; Sandulli, Le sanzioni amministrative e principio di specialità: riflessioni sulla unitarietà della funzione afflittiva, in giustiamministrativa.it n. 7/2012.

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