Decreto del Presidente della Repubblica - 24/11/1971 - n. 1199 art. 14 - Decisione del ricorso straordinario.Decisione del ricorso straordinario. Art. 14 La decisione del ricorso straordinario è adottata con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministero competente, conforme al parere del Consiglio di Stato. [Questi, ove intenda proporre una decisione difforme dal parere del Consiglio di Stato, deve sottoporre l'affare alla deliberazione del Consiglio dei Ministri.] (1) [Qualora il Ministro competente per l'istruttoria del ricorso non intenda proporre al Consiglio dei Ministri una decisione difforme dal parere del Consiglio di Stato, la decisione del ricorso deve essere conforme al parere predetto.] (2) Qualora il decreto di decisione del ricorso straordinario pronunci l'annullamento di atti amministrativi generali a contenuto normativo, del decreto stesso deve essere data, a cura dell'Amministrazione interessata, nel termine di trenta giorni dalla emanazione, pubblicità nelle medesime forme di pubblicazione degli atti annullati. Nel caso di omissione da parte dell'amministrazione, può provvedervi la parte interessata, ma le spese sono a carico dell'amministrazione stessa (A). (1) Comma modificato dall'articolo 69, comma 2, lettera a), punti 1) e 2), della legge 18 giugno 2009, n. 69. (2) Comma abrogato dall'articolo 69, comma 2, lettera b), della legge 18 giugno 2009, n. 69. (A) In riferimento al presente articolo vedi: Circolare Ministero dell'Interno 27 marzo 2013 n. 9/2013. InquadramentoLa più volte citata riforma del 2009, riscrivendo l'art. 14, ai commi 1 e 2, del d.P.R. n. 1199/1971, ha eliminato la possibilità governativa, originariamente prevista, di discostarsi dal parere del Consiglio di Stato sottoponendo la questione al Consiglio dei Ministri. Il parere del Consiglio di Stato ha così acquisito natura vincolante rispetto alla proposta del Ministro e alla conseguente decisione del Capo dello Stato; la novella sposta, quindi, sul Consiglio di Stato, organo terzo e giurisdizionale, il peso esclusivo della decisione, attribuendo conseguentemente a tale parere veste decisoria finale, pur se formalmente endoprocedimentale. Per converso, il decreto del Presidente della Repubblica, che definisce il ricorso, degrada da provvedimento amministrativo sostanzialmente decisorio ad atto di mera esternazione della decisione giurisdizionale assunta dal Consiglio di Stato, suffragando in tal modo il carattere giurisdizionale del rimedio (Cons. St. V, n. 2186/2018). Ne consegue che la decisione presidenziale conforme al parere del Consiglio di Stato ha assunto, al pari del parere stesso, natura di atto giurisdizionale, spogliandosi delle vesti di atto amministrativo che tradizionalmente lo avevano caratterizzato. L'istituto opera, pertanto, quale ricorso giurisdizionale per saltum al Consiglio di Stato, con rinuncia al doppio grado di giudizio, sulla scorta di un accordo implicito delle parti, che si attua per effetto della mancata opposizione della P.A. e dei controinteressati all'iniziativa giustiziale del ricorrente. La richiesta di riesame e la revocabilità del parere.La decisione sul ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, definitivamente adottata ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. n. 1199/1971, è irrevocabile e immodificabile, oltre che insindacabile da parte di ogni altra autorità amministrativa e giurisdizionale (Cons. St.V, n. 4801/2018; Cons. St. II, parere n. 1144/2018; Cons. St. III, n. 6738/2021. Ne deriva che non è ammessa la richiesta di riesame, con finalità meramente revisionali, della pronuncia già espressa dalla sezione consultiva del Consiglio di Stato, poiché essa si tramuterebbe in una sorta di auto-annullamento del parere già espresso, snaturando la funzione giustiziale dello stesso, per ciò stesso assistito da quella naturale e tendenziale stabilità insita nelle pronunce giurisdizionali, suscettibili di modifica solo nel rispetto di appositi rimedi processuali revisionali, limitati e tipici; al più potendo essere possibile la correzione di eventuali errori del parere su ricorso straordinario espressamente consentiti dall'ordinamento processuale, ai sensi dell'art. 15 del d.P.R. n. 1199/1971 (Cons. St. II, n. 5000/2011). Tanto, per un triplice ordine di ragioni: oltre al dato testuale, che non contempla tale ipotesi, si osserva che il potere consultivo si consuma una volta esercitato in relazione alla singola fattispecie, e che l'autotutela è istituto proprio dell'Amministrazione attiva e non degli organi di consulenza. In via eccezionale, secondo parte della giurisprudenza, la richiesta di riesame può essere ritenuta ammissibile, ove vi sia un irrimediabile contrasto con indirizzi giurisprudenziali consolidati, ovvero una evidente ed obiettiva non conformità a legge, specie in caso di ius superveniens (Cons. St.II, n. 1179/2010). BibliografiaBenvenuti, Appunti di diritto amministrativo, 115, e Autotutela, in Enc. dir., 541; Caringella, Manuale di diritto amministrativo ragionato, Roma, 2021, parte 12, capitoli 1 e 5; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2020; D'angelo, La «giurisdizionalizzazione» del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica: profili critici di un orientamento che non convince, in giustiziaamministrativa.it, 2013; De Roberto, Tonini, I ricorsi amministrativi, Milano, 1984, 78; Freni, Il nuovo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, Roma, 2010; Jaricci, Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, Bologna, 2011; Mazza Laboccetta, Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Un rimedio per la «tutela della giustizia nell'amministrazione», Napoli, 2017; Pignataro, Riflessioni sulla natura del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e sulle sue dirette implicazioni, in federalismi.it, 2017; Sandulli, Manuale di Diritto Amministrativo, Napoli, 1989; Tanda, Le nuove prospettive del ricorso straordinario al capo dello Stato, Torino, 2014. |