Decreto legislativo - 2/07/2010 - n. 104 art. 133 - Materie di giurisdizione esclusiva1Materie di giurisdizione esclusiva1
1. Sono devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, salvo ulteriori previsioni di legge: a) le controversie in materia di: 1) risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento amministrativo; 2) formazione, conclusione ed esecuzione degli accordi integrativi o sostitutivi di provvedimento amministrativo e degli accordi fra pubbliche amministrazioni; 3) silenzio di cui all'articolo 31, commi 1, 2 e 3, e provvedimenti espressi adottati in sede di verifica di segnalazione certificata, denuncia e dichiarazione di inizio attività, di cui all'articolo 19, comma 6-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 2412; 4) determinazione e corresponsione dell'indennizzo dovuto in caso di revoca del provvedimento amministrativo; 5) nullità del provvedimento amministrativo adottato in violazione o elusione del giudicato; 6) diritto di accesso ai documenti amministrativi e violazione degli obblighi di trasparenza amministrativa 3; a-bis) le controversie relative all'applicazione dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 2414; b) le controversie aventi ad oggetto atti e provvedimenti relativi a rapporti di concessione di beni pubblici, ad eccezione delle controversie concernenti indennità, canoni ed altri corrispettivi e quelle attribuite ai tribunali delle acque pubbliche e al Tribunale superiore delle acque pubbliche; c) le controversie in materia di pubblici servizi relative a concessioni di pubblici servizi, escluse quelle concernenti indennità, canoni ed altri corrispettivi, ovvero relative a provvedimenti adottati dalla pubblica amministrazione o dal gestore di un pubblico servizio in un procedimento amministrativo, ovvero ancora relative all'affidamento di un pubblico servizio, ed alla vigilanza e controllo nei confronti del gestore, nonché afferenti alla vigilanza sul credito, sulle assicurazioni e sul mercato mobiliare, al servizio farmaceutico, ai trasporti, alle telecomunicazioni e ai servizi di pubblica utilità; d) le controversie concernenti l'esercizio del diritto a chiedere e ottenere l'uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con le pubbliche amministrazioni e con i gestori di pubblici servizi statali; e) le controversie: 1) relative a procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi, forniture, svolte da soggetti comunque tenuti, nella scelta del contraente o del socio, all'applicazione della normativa comunitaria ovvero al rispetto dei procedimenti di evidenza pubblica previsti dalla normativa statale o regionale, ivi incluse quelle risarcitorie e con estensione della giurisdizione esclusiva alla dichiarazione di inefficacia del contratto a seguito di annullamento dell'aggiudicazione ed alle sanzioni alternative; 2) relative al divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici di lavori, servizi, forniture, relative alla clausola di revisione del prezzo e al relativo provvedimento applicativo nei contratti ad esecuzione continuata o periodica, nell'ipotesi di cui all'articolo 115 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché quelle relative ai provvedimenti applicativi dell'adeguamento dei prezzi ai sensi dell'articolo 133, commi 3 e 4, dello stesso decreto; f) le controversie aventi ad oggetto gli atti e i provvedimenti delle pubbliche amministrazioni in materia urbanistica e edilizia, concernente tutti gli aspetti dell'uso del territorio, e ferme restando le giurisdizioni del Tribunale superiore delle acque pubbliche e del Commissario liquidatore per gli usi civici, nonché del giudice ordinario per le controversie riguardanti la determinazione e la corresponsione delle indennità in conseguenza dell'adozione di atti di natura espropriativa o ablativa; g) le controversie aventi ad oggetto gli atti, i provvedimenti, gli accordi e i comportamenti, riconducibili, anche mediatamente, all'esercizio di un pubblico potere, delle pubbliche amministrazioni in materia di espropriazione per pubblica utilità, ferma restando la giurisdizione del giudice ordinario per quelle riguardanti la determinazione e la corresponsione delle indennità in conseguenza dell'adozione di atti di natura espropriativa o ablativa; h) le controversie aventi ad oggetto i decreti di espropriazione per causa di pubblica utilità delle invenzioni industriali; i) le controversie relative ai rapporti di lavoro del personale in regime di diritto pubblico; l) le controversie aventi ad oggetto tutti i provvedimenti, compresi quelli sanzionatori ed esclusi quelli inerenti ai rapporti di impiego privatizzati, adottati dalla Banca d'Italia, dagli Organismi di cui agli articoli 112-bis, 113 e 128-duodecies del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, [dalla Commissione nazionale per le società e la borsa,] dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, e dalle altre Autorità istituite ai sensi della legge 14 novembre 1995, n. 481, dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, dalla Commissione vigilanza fondi pensione, dalla Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità della pubblica amministrazione, dall'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private, comprese le controversie relative ai ricorsi avverso gli atti che applicano le sanzioni ai sensi dell'articolo 326 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 5; m) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti in materia di comunicazioni elettroniche, compresi quelli relativi all'imposizione di servitù, nonché i giudizi riguardanti l'assegnazione di diritti d'uso delle frequenze, la gara e le altre procedure di cui ai commi da 8 a 13 dell'articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220, incluse le procedure di cui all'articolo 4 del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75 6; n) le controversie relative alle sanzioni amministrative ed ai provvedimenti adottati dall'organismo di regolazione competente in materia di infrastrutture ferroviarie ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188; o) le controversie, incluse quelle risarcitorie, attinenti alle procedure e ai provvedimenti della pubblica amministrazione concernenti la produzione di energia, [ivi comprese quelle inerenti l'energia da fonte nucleare,] i rigassificatori, i gasdotti di importazione, le centrali termoelettriche e quelle relative ad infrastrutture di trasporto ricomprese o da ricomprendere nella rete di trasmissione nazionale o rete nazionale di gasdotti 7; p) le controversie aventi ad oggetto le ordinanze e i provvedimenti commissariali adottati in tutte le situazioni di emergenza dichiarate ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, nonché gli atti, i provvedimenti e le ordinanze emanati ai sensi dell'articolo 5, commi 2 e 4 della medesima legge n. 225 del 1992 e le controversie comunque attinenti alla complessiva azione di gestione del ciclo dei rifiuti, seppure posta in essere con comportamenti della pubblica amministrazione riconducibili, anche mediatamente, all'esercizio di un pubblico potere, quand'anche relative a diritti costituzionalmente tutelati 8; q) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti anche contingibili ed urgenti, emanati dal Sindaco in materia di ordine e sicurezza pubblica, di incolumità pubblica e di sicurezza urbana, di edilità e di polizia locale, d'igiene pubblica e dell'abitato; r) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti relativi alla disciplina o al divieto dell'esercizio d'industrie insalubri o pericolose; s) le controversie aventi ad oggetto atti e provvedimenti adottati in violazione delle disposizioni in materia di danno all'ambiente, nonché avverso il silenzio inadempimento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per il risarcimento del danno subito a causa del ritardo nell'attivazione, da parte del medesimo Ministro, delle misure di precauzione, di prevenzione o di contenimento del danno ambientale, nonché quelle inerenti le ordinanze ministeriali di ripristino ambientale e di risarcimento del danno ambientale; t) le controversie relative all'applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari; u) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti in materia di passaporti; v) le controversie tra lo Stato e i suoi creditori riguardanti l'interpretazione dei contratti aventi per oggetto i titoli di Stato o le leggi relative ad essi o comunque sul debito pubblico; z) le controversie aventi ad oggetto atti del Comitato olimpico nazionale italiano o delle Federazioni sportive non riservate agli organi di giustizia dell'ordinamento sportivo ed escluse quelle inerenti i rapporti patrimoniali tra società, associazioni e atleti. z-bis) le controversie aventi ad oggetto tutti i provvedimenti, compresi quelli sanzionatori ed esclusi quelli inerenti i rapporti di impiego, adottati dall'Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale di cui alla lettera h) del comma 2 dell'articolo 37 della legge 4 giugno 2010, n. 96 9. z-ter) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti dell'Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua istituita dall'articolo 10, comma 11, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 10; z-quater) le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti adottati ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149 11 ; z-quinquies) le controversie relative all'esercizio dei poteri speciali inerenti alle attività di rilevanza strategica nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni 12; z-sexies) le controversie relative agli atti ed ai provvedimenti che concedono aiuti di Stato in violazione dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e le controversie aventi ad oggetto gli atti e i provvedimenti adottati in esecuzione di una decisione di recupero di cui all'articolo 16 del regolamento (UE) 2015/1589 del Consiglio, del 13 luglio 2015, a prescindere dalla forma dell'aiuto e dal soggetto che l'ha concesso13. z-septies) le controversie relative ai provvedimenti di ammissione ed esclusione dalle competizioni professionistiche delle società o associazioni sportive professionistiche, o comunque incidenti sulla partecipazione a competizioni professionistiche.14 z-octies) le controversie relative alle procedure di risanamento e risoluzione delle controparti centrali di cui al regolamento (UE) 2021/2315. [1] Articolo inizialmente modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera b), del D.L. 5 ottobre 2018, n. 115. Successivamente a norma del Comunicato del Ministero della Giustizia 6 dicembre 2018 (in Gazz. Uff. 6 dicembre 2018, n. 284), il predetto D.L. 115/2018 non è stato convertito in legge nel termine di sessanta giorni. [2] Numero sostituito dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 1), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. [3] Numero modificato dall'articolo 52, comma 4, lettera e), del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33. [4] Lettera inserita dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 2), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. [5] Lettera modificata dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 3), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. La Corte Costituzionale, con sentenza 27 giugno 2012, n. 162 (in Gazz. Uff., 4 luglio, n. 27), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della presente lettera nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo con cognizione estesa al merito e alla competenza funzionale del TAR Lazio - sede di Roma, le controversie in materia di sanzioni irrogate dalla Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB). Successivamente, la presente lettera è stata nuovamente modificata dall'articolo 1, comma 1, lettera t), numero 1), del D.Lgs. 14 settembre 2012, n. 160. Da ultimo, la Corte Costituzionale, con sentenza 15 aprile 2014, n. 94 (in Gazz.Uff., 23 aprile, n. 18), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della presente lettera, nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, con cognizione estesa al merito, e alla competenza funzionale del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio - sede di Roma le controversie in materia di sanzioni irrogate dalla Banca d'Italia. [6] Lettera modificata dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 4), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. [7] Lettera modificata dall'articolo 5, comma 4, del D.L. 31 marzo 2011, n. 34. [8] Lettera modificata dall'articolo 1, comma 1, lettera t), numero 2), del D.Lgs. 14 settembre 2012, n. 160 [9] Lettera aggiunta dall'articolo 2, comma 2, lettera b), del D:Lgs. 31 marzo 2011, n. 58. [10] Lettera aggiunta dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 5), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. [11] Lettera aggiunta dall'articolo 1, comma 1, lettera ll), numero 5), del D.Lgs. 15 novembre 2011, n. 195. [12] Lettera aggiunta dall'articolo 3, comma 7, del D.L. 15 marzo 2012, n. 21. [13] Lettera aggiunta dall'articolo 49, comma 2, della Legge 24 dicembre 2012, n. 234, come modificato dall'articolo 35, comma 3, della Legge 7 luglio 2016, n, 122. [14] Lettera aggiunta dall’articolo 1, comma 649, lettera b) della legge 30 dicembre 2018, n. 145. [15] Lettera aggiunta dall'articolo 22, comma 2, lettera b), del D.Lgs. 6 dicembre 2023, n. 224. InquadramentoL'art. 133, comma 1, lett. a), c.p.a. devolve «alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo: a) le controversie in materia di: 1) risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento amministrativo». La disposizione deve essere letta in combinato disposto con l'art. 2-bis della l. n. 241/1990 il quale, al primo comma, stabilisce che «le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all'art. 1, comma 1-ter, sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento». Se ne evince, dunque, un particolare bene della vita rappresentato dal tempo dell'agire amministrativo, considerato autonomo rispetto a quello correlato all'esercizio del potere. Dal novero delle controversie devolute alla giurisdizione amministrativa deve essere tuttavia operato uno scernimento riguardante le ipotesi in cui la p.a. agisca nell'esercizio del potere pubblico stabilito ex lege rispetto ai casi in cui l'amministrazione realizzi un comportamento ricadente nell'ambito dell'esercizio di poteri privati. La giurisdizione esclusiva.La giurisprudenza (Cass. S.U. , n. 13659 e 13660/2006) e la dottrina (Chieppa, 2010, 202) hanno pacificamente sostenuto la tesi della sussistenza della giurisdizione amministrativa per le domande di risarcimento del danno della P.A. Si è evidenziato, infatti, che la scissione della tutela reale e della tutela risarcitoria del silenzio davanti a due giurisdizioni si porrebbe in contrasto, oltre che con il valore dell'effettività, anche con il principio della ragionevole durata del processo ex art. 111 Cost., tenuto conto che il giudizio sul silenzio della P.A. è strettamente connesso con il sindacato sul potere pubblico ed anche il giudizio risarcitorio è legato alle successive manifestazioni del potere pubblico. Tale soluzione ha trovato conferma nella norma in commento che devolve alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie in materia di «risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento». La giurisprudenza è, ad esempio, intervenuta sul tema prevedendo che la domanda di risarcimento del danno non patrimoniale derivante dal ritardo con cui l'Ente pubblico (nel caso di specie INAIL) ha evaso l'istanza per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto, ai fini dei benefici ex art. 13 della l. n. 257/1992, in quanto fattispecie prevista e disciplinata dall'art. 133, comma 1, lett. a) n.1, del d.lgs. n. 104/2010, appartiene alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, atteso che non è dedotta la violazione del diritto soggettivo ai suddetti benefici ma il ritardo con cui l'ente vi ha provveduto (Cass. S.U., n. 18173/2017). Le fattispecie di danno da ritardo.Il risarcimento del c.d. danno da ritardo comprende fattispecie fra loro diverse e, fra le quali, possono essere individuate le tre seguenti tipologie: a) in alcuni casi il ritardo, produttivo del danno, deriva dal fatto che l'amministrazione ha dapprima adottato un provvedimento illegittimo, sfavorevole al privato (ad es., diniego di permesso di costruire), ed ha poi emanato altro provvedimento, legittimo e favorevole, a seguito dell'annullamento in sede giurisdizionale del primo atto; b) in altre ipotesi, pur in assenza di un provvedimento illegittimo, il privato invoca la tutela risarcitoria per i danni conseguenti al ritardo con cui l'amministrazione ha adottato un provvedimento a lui favorevole, ma emanato appunto con ritardo rispetto al termine previsto per quel determinato procedimento (es., permesso di costruire rilasciato in notevole ritardo; c) il ritardo procedimentale, di cui alla precedente fattispecie, viene ritenuto da alcuni potenzialmente produttivo di danno risarcibile, anche nell'ipotesi in cui il provvedimento amministrativo, legittimo ma adottato con ritardo, sia sfavorevole per il privato, potendo quest'ultimo aver subito dei danni per non aver ottenuto il tempestivo esame della propria istanza e per non aver quindi appreso, entro i termini previsti, della non accoglibilità della stessa (es., diniego di permesso di costruire, legittimo, ma adottato ben oltre il termine previsto, oppure mancata definizione dell'istanza del privato in assenza di un accertamento della spettanza del bene della vita). È evidente che le tre fattispecie sono nettamente diverse fra loro: nel primo caso si rientra nella c.d. responsabilità da provvedimento, in quanto il danno è provocato dal primo diniego (illegittimo) e dal conseguente ritardo nel rilascio del provvedimento richiesto; le altre due ipotesi attengono invece a danni (da ritardo procedimentale) non direttamente causati da provvedimenti illegittimi (anzi in entrambi i casi i provvedimenti sono legittimi) (Chieppa, 2011, 302). La risarcibilità del c.d. danno da «ritardo mero» prima dell'introduzione dell'art. 2-bis della l. n. 241/1990Le questioni più delicate si pongono, come vedremo, nell'ipotesi sub c). In quest'ultima ipotesi, infatti, è discussa l'ammissibilità del c.d. danno da «ritardo mero», da identificarsi come il danno derivante al privato dalla lesione dell'interesse procedimentale alla tempestiva definizione del procedimento nel termine previsto ai sensi dell'art. 2, della l. n. 241/1990, indipendentemente dalla lesione del bene finale della vita. Il problema si pone proprio nelle ipotesi in cui l'Amministrazione adotti un provvedimento negativo in ritardo (o non emani alcun provvedimento) e il privato, in base al principio dispositivo, invece di far valere l'interesse all'ottenimento del bene finale della vita, al quale avrebbe condotto il corretto esercizio dell'azione amministrativa, chieda il ristoro del pregiudizio subito per effetto della mancata eliminazione delle incertezze in ordine alla realizzabilità o meno di una propria iniziativa. Lo stesso discorso vale se il ricorso per annullamento risulti infondato ma l'interessato rivendichi il risarcimento per il ritardo in sé considerato lesivo dell'affidamento del privato circa il rispetto della certezza dei tempi come bene in sé rilevante (Caringella, 220). Prima delle modifiche alla legge sul procedimento amministrativo introdotte dalla l. n. 69/2009 due sono gli orientamenti registratisi sul punto. Secondo un primo indirizzo il «danno da mero ritardo» sarebbe risarcibile a prescindere dall'indagine sulla spettanza del bene della vita o dell'utilità finale. Ogni violazione di principi e di regole che riguardino qualsiasi aspetto dell'azione amministrativa (in quanto impedisca, complichi o ritardi l'azione pubblica), per ciò solo, lede l'interesse legittimo e quindi va risarcito. L'inerzia, il ritardo nell'adozione di un provvedimento, infatti, provoca la lesione dell'interesse legittimo al pari di un provvedimento finale sfavorevole: non deve essere confusa la natura procedimentale della regola violata con gli interessi che quella stessa regola vuole proteggere. Sul piano teorico il fondamento della risarcibilità del danno da «mero ritardo» viene rintracciato o nell'adesione alla tesi della natura contrattuale della responsabilità della P.A., che, come si è visto, non richiede il giudizio prognostico sulla spettanza del bene della vita, ammettendo la risarcibilità dei meri interessi procedimentali, o nella individuazione tra le norme che disciplinano il procedimento, di quelle volte a tutelare interessi sostanziali del privato, qualificabili essi stessi «beni della vita» (tra le quali andrebbero annoverate quelle che scandiscono la tempistica procedimentale). L'orientamento prevalente è stato invece condiviso dall'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che ha tuttavia escluso la risarcibilità del danno da ritardo mero, riaffermando il principio per cui può parlarsi di danno ingiusto solo qualora emerga la spettanza del bene della vita, non essendo diversamente risarcibile il pregiudizio derivante dal mero decorso del tempo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la tutela risarcitoria per il ritardo nella adozione di provvedimenti amministrativi è ammissibile solo quando si tratti della mancata emanazione o del ritardo nella emanazione di un provvedimento vantaggioso per l'interessato, suscettibile di attribuire una utilità sostanziale ovvero il bene della vita richiesto. Non è pertanto risarcibile il danno da “mero ritardo” per il superamento dei termini fissati per la conclusione del procedimento, che prescinde dalla spettanza del bene della vita. Dunque, secondo l'orientamento del Consiglio d Stato il danno da ritardo è suscettibile solo se il privato provi di avere titolo al rilascio del provvedimento finale e che quest'ultimo non è stato emanato nei termini (Cons. St., Ad. plen., n. 7/2005). Dunque, secondo il citato orientamento dell'Adunanza Plenaria, la risarcibilità richiede non soltanto il previo accertamento giurisdizionale della illegittimità dell'inerzia della P.A. su un'istanza del privato, ma anche l'effettiva spettanza al privato del bene che il medesimo intendeva conseguire (Corradino, 124). All'indirizzo interpretativo avviato dell'Adunanza Plenaria ha aderito, in maniera pressoché univoca, la successiva giurisprudenza amministrativa (ex multis: Cons. St. IV, n. 2564/2008; T.A.R. Lazio, Roma I-bis, n. 32382/2010; T.A.R. Sicilia, Palermo I, n. 582/2010; T.A.R. Lombardia, Milano II, n. 3859/2009; T.A.R. Campania, Napoli VII, n. 9313/2008; T.A.R. Campania, Napoli II, n. 5815/2008; T.A.R. Puglia, Bari III, n. 212/2008; T.A.R. Friuli I, n. 246/2008; T.A.R. Lazio, Roma II-ter, n. 6687/2007; T.A.R. Sicilia, Palermo I, n. 2061/2007). L'art. 2-bis della l. n. 241/1990La giurisprudenza amministrativa è stata chiamata tuttavia a riconsiderare la validità dell'orientamento dell'Adunanza Plenaria n. 7/2005 a seguito dell'entrata in vigore dell'art. 2 -bisdella l. n. 241/1990, introdotto dall'art. 7 della l. n. 69/2009 e in seguito modificato dall'art. 28 del d.l. n. 69/2013, che disciplina le conseguenze per il ritardo dell'amministrazione nella conclusione del procedimento amministrativo. Con tale legge, infatti, è stato riscritto l'art. 2 della l. n. 241/1990 e il termine generale per la conclusione del procedimento è stato nuovamente fissato in 30 giorni (in luogo dei 90 precedenti) nei casi in cui disposizioni di legge o di regolamento non prevedono un termine diverso (Chieppa, 2010, 204). Inoltre, l'art. 2-bis della l. n. 241/1990 ha stabilito, al comma 1, che «le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all'art. 1, comma 1-ter (ossia i privati investiti di pubblici poteri), sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento». L'art. 2-bis, comma 1, della l. n. 241/1990 disciplina, pertanto, il c.d. risarcimento del danno da ritardo, espressione con la quale la giurisprudenza fa riferimento sia all'ipotesi in cui l'amministrazione abbia tardivamente adottato il provvedimento richiesto, sia all'ipotesi in cui il procedimento si sia concluso (tardivamente) con l'emanazione di un provvedimento negativo, pur se legittimo; sia, infine, all'ipotesi di mera inerzia dell'amministrazione, ossia il caso in cui l'inerzia dell'amministrazione si sia protratta oltre la durata del termine normativamente previsto per la conclusione del procedimento (le due ultime ipotesi integrano le figure del c.d. danno da “mero ritardo”) (Cons. St. V, n. 5648/2021). La dottrina ha rilevato che la nuova norma prevede il risarcimento del «danno ingiusto», senza specificare alcun criterio di computo e senza prevedere alcun automatismo forfettario (come un indennizzo parametrato ai giorni di ritardo). Si applicheranno, quindi, i normali criteri di valutazione dei danni di cui agli artt. 1223,1226 e 1227 c.c., che l'art. 2056 c.c. rende applicabili anche all'illecito aquiliano. La disposizione, poi, sembra attestare la natura aquiliana dell'illecito perpetrato dalla P.A. (archiviando le tesi contrattualistiche basate sul contatto sociale qualificato): si parla, infatti, di danno ingiusto e di inosservanza dolosa o colposa. La norma sembra inoltre chiarire che la lesione di una situazione giuridica soggettiva di interesse legittimo produca comunque una situazione giuridica di diritto soggettivo al risarcimento del danno, superando i dubbi espressi dalle sentenze della Corte Costituzionale nn. 204/2004 e 191/2006 (laddove si definiva il risarcimento come tecnica di tutela dell'interesse legittimo e di mezzo di completamento della tutela stessa). A sostegno della ricostruzione in termini di diritto soggettivo gioca, oltre al dato testuale, anche l'attribuzione delle controversie alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, che non si renderebbe necessaria se si fosse trattato di mera tecnica di tutela dell'interesse legittimo, in quanto già ricompresa nella giurisdizione generale di legittimità. Infine, per quanto riguarda l'onere della prova, deve rimarcarsi che al privato spetta la prova dell'elemento soggettivo in capo alla P.A. che potrà essere fornita anche tramite presunzioni, ai sensi degli artt. 2727 e 2729 c.c. (Caringella, 222). Tali considerazioni hanno trovato conferma nella giurisprudenza del Consiglio di Stato, secondo la quale il riferimento al «danno ingiusto» di cui all'art. 2-bis della l. n. 241/1990 induce a ritenere che anche la fattispecie di responsabilità per la violazione del termine fissato per la conclusione del procedimento sia inquadrabile nel modello aquiliano di cui all'art. 2043 c.c., che rappresenta il punto di riferimento fondamentale per la responsabilità civile dell'amministrazione in tema di danni cagionati dall'illegittima attività amministrativa. Inquadrato nell'illecito extracontrattuale, la giurisprudenza ha dichiarato che la risarcibilità del “danno da ritardo”, derivante dalla violazione del termine per provvedere, presuppone la sussistenza dei presupposti di carattere oggettivo e soggettivo. La valutazione di questi ultimi (dolo o colpa della p.a.) non può essere fondata soltanto sul dato oggettivo del superamento del termine di conclusione del procedimento amministrativo; in ogni caso, infatti, occorre quantomeno verificare se il comportamento dell'apparato amministrativo abbia travalicato i canoni della correttezza e della buona amministrazione, ovvero sia trasmodato in negligenza, omissioni o errori interpretativi di norme, ritenuti non scusabili. Inoltre, il riferimento allo schema della responsabilità extracontrattuale di cui all'art. 2-bis della l. n. 241/1990 comporta il richiamo ai principi che regolano la distribuzione dell'onere della prova, con la conseguenza che, ai fini dell'accoglimento della domanda di risarcimento del danno extracontrattuale, incombe al ricorrente l'onere di dimostrare la sussistenza di tutti gli elementi tipici della fattispecie di responsabilità (Cons. St. II, n. 106/2022; Cons. St. V, n. 5648/2021; Cons. St. II, n. 2960/2021). Ne deriva che l'ingiustizia e la sussistenza del danno da ritardo della pubblica amministrazione non possono, in linea di principio, presumersi iuris tantum, in meccanica ed esclusiva relazione al ritardo nell'adozione del provvedimento amministrativo favorevole, dovendo essere provata, ex art. 2697 c.c., la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della relativa domanda; dovendosi dunque verificare, in particolare, la sussistenza dei presupposti di carattere sia oggettivo (prova del danno e del suo ammontare, ingiustizia dello stesso, nesso causale) che soggettivo (dolo o colpa del danneggiante). (C.G.A.S., n. 243/2021). La giurisprudenza ha poi dichiarato il principio della non risarcibilità dei danni evitabili attraverso la condotta del danneggiato. In particolare, in conformità ai doveri di ordinaria diligenza nelle relazioni intersoggettive che informano l'ordinamento e che richiedono di responsabilmente attivarsi nel limite di un apprezzabile sacrificio al fine di evitare che la situazione produttiva del danno si aggravi con il passare del tempo – anche in tema di danno da ritardo occorre valutare non il solo comportamento dell'Amministrazione, ma anche la condotta del danneggiato, il quale è parte essenziale ed attiva del procedimento; e, in tale veste, dispone di capacità idonee ad incidere sulla tempistica e sull'esito del procedimento stesso, attraverso il ricorso ai rimedi amministrativi e giurisdizionali offertigli dall'ordinamento. L'indifferenza manifestata in ordine a tali rimedi rileva come comportamento causalmente orientato ai sensi dell'art. 1227 c.c. in ordine all'accertamento della spettanza del risarcimento, nonché alla quantificazione del danno risarcibile (Cons. St. IV, n. 1625/2022; Cons. St. IV, n. 6351/2020; Cons. St. V, n. 1737/2019). I principi della Plenaria sono stati, da ultimo, ribaditi da Cons. St. V 10633/2022 in tema di giurisdizione sui finanziamenti pubblici e proporzionalità delle sanzioni Tesi favorevole alla risarcibilità del c.d. danno da «ritardo mero»A seguito dell'entrata in vigore del codice e delle modifiche introdotte alla l. n. 241/1990, la giustizia amministrativa ha effettuato alcune significative aperture sulla risarcibilità del danno da mero ritardo. In particolare, in un caso il privato aveva lamentato davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa il ritardo della p.a., di oltre tre anni, nel rilascio di un provvedimento autorizzatorio alle emissioni in atmosfera per la costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili. Siffatto ritardo aveva causato al privato la revoca di un contributo comunitario previamente concesso. A fronte della domanda di risarcimento, il Cons. Giust. Amm. Sic. ha ritenuto di dover superare la tradizionale tesi incentrata sulla questione della spettanza del bene della vita, affermando per converso che il ritardo imputabile alla P.A., nella conclusione di un qualunque procedimento amministrativo, se incidente su interessi pretensivi agganciati a programmi di investimento di cittadini o imprese, è sempre un costo che va risarcito, dal momento che il fattore tempo rappresenta una variabile nella predisposizione e nell'attuazione di piani finanziari relativi a qualsiasi intervento, condizionandone la relativa convenienza economica. Quindi, ogni incertezza sui tempi di realizzazione di un determinato investimento si traduce nell'aumento del c.d. «rischio amministrativo» e, quindi, in maggiori costi, attesa l'immanente dimensione diacronica di ogni operazione di investimento e di finanziamento (C.G.A.S., n. 1368/2010). Più di recente, l'Adunanza Plenaria ha condiviso la tesi favorevole alla risarcibilità del danno da mero ritardo. In particolare, il Supremo Consesso ha dichiarato che, secondo l'interpretazione più accreditata, con l'art. 2-bis della l. n. 241/1990 il legislatore – superando per tabulas il diverso orientamento in passato espresso dalla sentenza dell'Adunanza Plenaria 15 settembre 2005, n. 7 – ha introdotto la risarcibilità (anche) del c.d. danno da mero ritardo, che si configura a prescindere dalla spettanza del bene della vita sotteso alla posizione di interesse legittimo su cui incide il provvedimento adottato in violazione del termine di conclusione del procedimento (ad esempio, il diniego di autorizzazione o di altro provvedimento ampliativo adottato legittimamente, ma violando i termini di conclusione del procedimento). La Plenaria ha chiarito che il danno deriva dalla lesione del diritto soggettivo di autodeterminazione negoziale: il ritardo nell'adozione del provvedimento genera, infatti, una situazione di incertezza in capo al privato e può, dunque, indurlo a scelte negoziali (a loro volta fonte di perdite patrimoniali o mancati guadagni) che non avrebbe compiuto se avesse tempestivamente ricevuto, con l'adozione del provvedimento nel termine previsto, la risposta dell'amministrazione. Anche in questo caso viene, quindi, in rilievo un danno da comportamento, non da provvedimento: la violazione del termine di conclusione sul procedimento di per sé non determina, infatti, l'invalidità del provvedimento adottato in ritardo (tranne i casi eccezionali e tipici di termini «perentori»), ma rappresenta un comportamento scorretto dell'amministrazione, comportamento che genera incertezza e, dunque, interferisce illecitamente sulla libertà negoziale del privato, eventualmente arrecandogli ingiusti danni patrimoniali. È infatti onere del privato fornire la prova, oltre che del ritardo e dell'elemento soggettivo, del rapporto di causalità esistente tra la violazione del termine del procedimento e il compimento di scelte negoziali pregiudizievoli che non avrebbe altrimenti posto in essere. La tesi secondo cui quello configurato dall'art. 2-bis, comma 1, rappresenti un'ipotesi tipica di danno da comportamento scorretto (il ritardo) lesivo di un diritto soggettivo (la libertà negoziale) trova, del resto, conferma nella previsione dell'art. 133, comma 1, lett.a), n. 1, c.p.a., che devolve alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie in materia di «risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento». Alla luce della concezione c.d. rimediale del risarcimento del danno da lesione di interesse legittimo (abbracciata dalla Corte costituzionale nella storica sentenza n. 204/2004 e ripresa dall'art. 7 del Codice del processo amministrativo), la previsione per il danno da ritardo della giurisdizione esclusiva implica necessariamente la (e si giustifica alla luce della) qualificazione in termini di diritto soggettivo della situazione giuridica lesa dal ritardo dell'amministrazione. La tesi trova ulteriore conferma nell'art. 2 della l. n. 241/1990, che sottrae il tempo del procedimento alla disponibilità dell'amministrazione e, di conseguenza, riconosce che la pretesa al rispetto del termine assume la consistenza di un diritto soggettivo (un modo di essere della libertà di autodeterminazione negoziale) a fronte della quale l'amministrazione non dispone di un potere ma è gravata da un obbligo (Cons. St., Ad. plen., n. 5/2018). Pertanto, in applicazione delle nuove coordinate normative parte della dottrina ha sostenuto che il risarcimento da ritardo amministrativo prescinde dalla fondatezza dell'istanza del privato e dalla eventuale spettanza del bene della vita a questa sotteso considerando il tempo quale bene della vita autonomo, la cui lesione è ex se rilevante ai fini risarcitori. A tale conclusione conducono sia la formulazione dell'art. 2-bis della l. 241 n. 1990, che la devoluzione della giurisdizione esclusiva al G.A. delle relative controversie (art. 133, comma 1, lett. a), c.p.a.), oltre che la stessa possibilità, del cumulo tra azione avverso il silenzio e azione risarcitoria, oggi esperibili anche congiuntamente exartt. 32 e 117, comma 6, c.p.a. Ne consegue che sono ristorabili tutte le conseguenze dannose, ivi compresi i danni non patrimoniali subiti dal ricorrente in ragione dell'illegittimo ritardo dell'amministrazione. Non potranno essere, invece, considerati ingiusti i danni conseguenti a un ritardo in relazione ad istanze palesemente infondate o meramente pretestuose (Caringella, 222-224). Il fondamento della risarcibilità del danno da «mero ritardo» è nella considerazione che il tempo assurga a bene della vita autonomo la cui lesione è rilevante ex se ai fini risarcitori. Pertanto, il ritardo nella conclusione di un qualunque procedimento, è sempre un costo, dal momento che il fattore tempo costituisce una essenziale variabile nella predisposizione dei piani finanziari relativi a qualsiasi intervento, condizionandone la relativa convenienza economica. In questa prospettiva ogni incertezza sui tempi di realizzazione di un investimento si traduce nell'aumento del c.d. rischio amministrativo e, quindi, spetta il risarcimento del danno da ritardo a condizione ovviamente che tale danno sussista, sia ingiusto (ovvero incida su un interesse materiale sottostante), venga provato e sia escluso che vi sia stato il concorso del fatto colposo del creditore ex art. 1227 c.c. (Cons. St. V, n. 3405/2013; Cons. St. V, n. 1271/2011; T.A.R. Lazio, Roma III, n. 109/2018). Tesi contraria alla risarcibilità del c.d. danno da «ritardo mero»Sennonché, l'orientamento espresso dall'Adunanza Plenaria è stato discutibilmente ridimensionato dalla successiva giurisprudenza del Consiglio di Stato che continua ad esprimere una tesi contraria alla risarcibilità del danno da mero ritardo. Viene rifiutata quindi l'idea di una qualificazione del valore «tempo» come ex se rilevante. Secondo questo opposto orientamento, in particolare, il risarcimento del danno da ritardo è condizionato, oltre che alla sussistenza di un obbligo di provvedere in capo alla p.a., allo scrutinio sulla fondatezza dell'istanza. Dunque, il riconoscimento del danno da ritardo, relativo ad un interesse legittimo pretensivo, non è avulso da una valutazione di merito della spettanza del bene sostanziale della vita e, dunque, dalla dimostrazione che l'aspirazione al provvedimento fosse probabilmente destinata ad un esito favorevole, posto che l'ingiustizia e la sussistenza del danno non possono presumersi iuris tantum in relazione al mero fatto temporale del ritardo o del silenzio nell'adozione del provvedimento. L'ingiustizia del danno non può prescindere dal riferimento alla concreta spettanza del bene sostanziale al cui conseguimento il procedimento è finalizzato (Cons. St. IV, n. 4897/2021; Cons. St. II, n. 2960/2021; Cons. St. IV, n. 6351/2020; Cons. St. IV, n. 20/2019; Cons. St. V, n. 3920/2016; Cons. St. V, n. 3059/2016). Alla luce di questo secondo orientamento, si è pertanto evidenziato che il danno da ritardo non può, di regola, prescindere dalla spettanza del bene della vita, atteso che è solo la lesione di quest'ultimo che qualifica in termini di ingiustizia il danno derivante tanto dal provvedimento illegittimo e colpevole dell'amministrazione, quanto dalla sua colpevole inerzia e lo rende risarcibile (Cons. St. IV, n. 4880/2021; C.G.A.S., n. 61/2021). L'ingiustizia del danno e dunque la sua risarcibilità per il ritardo dell'azione amministrativa è configurabile solo ove il provvedimento favorevole sia stato adottato, sia pure in ritardo, dall'autorità competente, ovvero avrebbe dovuto essere adottato, sulla base di un giudizio prognostico effettuabile sia in caso di un provvedimento negativo sia in caso di inerzia reiterata, in esito al procedimento (Cons. St. V, n. 3079/2021; Cons. St. IV, n. 1923/2021; Cons. St. IV, n. 7622/2020; Cons. St. III, n. 6755/2020). La valutazione che viene effettuata dal Consiglio di Stato circa la fondatezza nel merito della spettanza del bene sostanziale della vita oggetto del procedimento conclusosi in ritardo non è censurabile in Cassazione per motivi inerenti alla giurisdizione ai sensi dell'art. 110 c.p.a., risolvendosi nella denuncia di un error in iudicando (Cass. S.U., n. 32620/2018). La giurisprudenza ha inoltre precisato che l'interessato può ottenere il risarcimento del danno subito qualora l'inerzia o il ritardo nell'azione amministrativa abbiano causato un ingiusto pregiudizio patrimoniale. In sostanza, la disposizione introdotta non ha previsto il diritto al risarcimento in ogni caso in cui si verifichi un ritardo per il solo fatto dell'inadempimento nell'azione amministrativa, ma che l'inerzia o il ritardo giustifica il risarcimento soltanto se si prova che il danno è diretta conseguenza della disfunzione che si è verificata nel procedimento amministrativo. Il Consiglio di Stato ha altresì chiarito che il danno da ritardo è risarcibile a prescindere dalla prova della spettanza del bene della vita soltanto nei casi in cui il soggetto, leso dal ritardo dell'amministrazione, abbia natura imprenditoriale (Cons. St. IV, n. 358/2019). I termini per proporre la domanda di risarcimento.In relazione ai termini per proporre la domanda di risarcimento, va ricordato che l'art. 2-bis della l. n. 241/1990 originariamente prevedeva, al secondo comma, l'attribuzione di tali controversie alla giurisdizione esclusiva del G.A. e l'assoggettamento della relativa azione al termine prescrizionale di 5 anni; tuttavia il comma in parola è stato abrogato dal Codice del processo amministrativo, che dedica l'art. 30 alla risarcibilità del danno da omesso o ritardato esercizio del potere amministrativo. Più precisamente, l'art. 30, dopo aver fissato, al terzo comma, in 120 giorni il termine di decadenza per la proposizione della domanda risarcitoria, al quarto comma prescrive che «per il risarcimento dell'eventuale danno patrimoniale che il ricorrente comprovi di aver subito in conseguenza dell'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento, il termine di cui al comma 3 non decorre fintanto che perdura l'inadempimento. Il termine inizia comunque a decorrere dopo un anno dalla scadenza del termine per provvedere». A tal riguardo, nella relazione governativa al codice si evidenzia che per il risarcimento dell'eventuale danno che il ricorrente comprovi di aver subito per l'inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento è stato previsto che, fintanto che perdura l'inadempimento, non possa decorrere alcun termine per l'esercizio dell'azione risarcitoria, in quanto l'inosservanza del termine di conclusione del procedimento costituisce un illecito di carattere permanente, in relazione al quale non vi è alcuna ragione di certezza delle posizioni giuridiche che giustifichi il consolidamento di una (illecita) situazione di inerzia. Il termine di decadenza inizia a decorrere solo al momento in cui tale situazione di inadempimento viene meno. Nondimeno, in accoglimento di un'osservazione formulata dalla Commissione Affari costituzionali del Senato si è stabilito – anche in ragione e considerazione di ciò che già in atto prevede l'art. 2 della l. 8 agosto 1990, n. 241 – che il termine decadenziale inizi comunque a decorrere con lo spirare di un anno dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento in esito al quale si sarebbe dovuto provvedere (Relazione al c.p.a., 24). L'indennizzo da ritardo nella conclusione del procedimento.Da ultimo, va ricordato che il comma 1-bis dell'art. 2-bis della l. n. 241/1990, (inserito dall'art. 28, comma 9, del d.l. 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla L. 9 agosto 2013, n. 98) ha introdotto, in via sperimentale, il c.d. «indennizzo da ritardo nella conclusione del procedimento» prevedendo che «fatto salvo quanto previsto dal comma 1 e ad esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, in caso di inosservanza del termine di conclusione del procedimento ad istanza di parte, per il quale sussiste l'obbligo di pronunziarsi, l'istante ha diritto di ottenere un indennizzo per il mero ritardo alle condizioni e con le modalità stabilite dalla legge o, sulla base della legge, da un regolamento emanato ai sensi dell'art. 17, comma 2, della l. 23 agosto 1988, n. 400. In tal caso le somme corrisposte o da corrispondere a titolo di indennizzo sono detratte dal risarcimento». L'indennizzo forfetario previsto dalla citata disposizione costituisce un ristoro automatico collegato alla mera violazione del termine e va dunque distinto dal risarcimento del danno da ritardo. L'indennizzo è infatti dovuto per il solo fatto del superamento del termine; nel danno da ritardo invece l'inosservanza del termine costituisce presupposto causale del danno ingiusto eventualmente cagionato con dolo o colpa della p.a. dovendo ricorrere i presupposti della responsabilità ex art. 2043 c.c. (Mari, in Cassano, Posteraro, 106). In particolare, l'art. 28 della d.l. n. 69/2013, dispone che la pubblica amministrazione procedente o, in caso di procedimenti in cui intervengono più amministrazioni, quella responsabile del ritardo e i soggetti di cui all'art. 1, comma 1-ter, della l. 7 agosto 1990, n. 241, in caso di inosservanza del termine di conclusione del procedimento amministrativo iniziato ad istanza di parte, per il quale sussiste l'obbligo di pronunziarsi, con esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, corrispondono all'interessato, a titolo di indennizzo per il mero ritardo, una somma pari a 30 euro per ogni giorno di ritardo con decorrenza dalla data di scadenza del termine del procedimento, comunque complessivamente non superiore a 2.000 euro. II secondo comma prevede inoltre che al fine di ottenere l'indennizzo, l'istante è tenuto ad azionare il potere sostitutivo previsto dall'art. 2, comma 9-bis, della l. n. 241/1990 nel termine perentorio di venti giorni dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento. Nel caso di procedimenti in cui intervengono più amministrazioni, l'interessato presenta istanza all'amministrazione procedente, che la trasmette tempestivamente al titolare del potere sostitutivo dell'amministrazione responsabile del ritardo. I soggetti di cui all'art. 1, comma 1-ter, della medesima legge individuano a tal fine il responsabile del potere sostitutivo. Nel caso in cui anche il titolare del potere sostitutivo non emani il provvedimento nel termine di cui all'art. 2, comma 9-ter, della l. 7 agosto 1990, n. 241, o non liquidi l'indennizzo maturato fino alla data della medesima liquidazione, l'istante può proporre ricorso ai sensi dell'art. 117 c.p.a. di cui all'Allegato 1 al d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104, e successive modificazioni, oppure, ricorrendone i presupposti, dell'art. 118 dello stesso codice. Nel giudizio di cui all'art. 117 del codice di cui all'Allegato 1 al d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104, e successive modificazioni, può proporsi, congiuntamente al ricorso avverso il silenzio, domanda per ottenere l'indennizzo. In tal caso, anche tale domanda è trattata con rito camerale e decisa con sentenza in forma semplificata. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la Direttiva 9 gennaio 2014, ha chiarito quale sia il procedimento di corresponsione dell'indennizzo. Pertanto la domanda di indennizzo ex art. 2-bis della l. n. 241/1990 presuppone che il ricorrente che la propone abbia dato corso alla procedura di cui all'art. 28, d.l. n. 69/2013, la quale subordina l'indennizzo all'attivazione del potere sostitutivo previsto dall'art. 2, comma 9-bis, della l. n. 241/1990 nel termine perentorio di venti giorni dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento (T.A.R. Molise I, n. 59/2021; T.A.R. Campania, Napoli V, n. 5785/2019). Questioni applicative.1) Quali presupposti devono essere accertati ai fini del riconoscimento del danno da ritardo? Ai fini dell'accoglimento della domanda di risarcimento del danno da ritardo, incombe al ricorrente l'onere di dimostrare la sussistenza di tutti gli elementi tipici della fattispecie di responsabilità (Cons. St. V, n. 5648/2021; Cons. St. II, n. 2960/2021). Ne deriva che l'ingiustizia e la sussistenza del danno da ritardo della pubblica amministrazione non possono, in linea di principio, presumersi iuris tantum, in meccanica ed esclusiva relazione al ritardo nell'adozione del provvedimento amministrativo favorevole, dovendo essere provata, ex art. 2697 c.c., la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della relativa domanda; dovendosi dunque verificare, in particolare, la sussistenza dei presupposti di carattere sia oggettivo (prova del danno e del suo ammontare, ingiustizia dello stesso, nesso causale) che soggettivo (dolo o colpa del danneggiante) (C.G.A.S., n. 243/2021). 2) Quali danni sono risarcibili in caso di ritardo della pubblica amministrazione? Sono ristorabili tutte le conseguenze dannose, ivi compresi i danni non patrimoniali subiti dal ricorrente in ragione dell'illegittimo ritardo dell'amministrazione. Non potranno essere, invece, considerati ingiusti i danni conseguenti a un ritardo in relazione ad istanze palesemente infondate o meramente pretestuose. BibliografiaCaringella, Manuale di diritto amministrativo, Roma, 2020; Cassano, Posteraro, La responsabilità della pubblica amministrazione, Sant'Arcangelo di Romagna (RN), 2020; Cerulli Irelli, Giurisdizione esclusiva e azione risarcitoria nella sentenza della Corte costituzionale n. 204 del 6/07/04, in Diritto proc. amm., 2004, n. 3, 799; Chibè, I nuovi confini delle giurisdizioni: quale futuro per la giurisdizione (esclusiva) del giudice amministrativo, Giur. It., 2005, n. 5, 917; Chieppa, Il codice del processo amministrativo, Milano, 2010; Chieppa, Il danno da ritardo (o da inosservanza dei termini di conclusione del procedimento), in giustizia-amministrativa.it, aprile 2011; Chieppa, in Quaranta, Lopilato (a cura di), Il processo amministrativo, Milano, 2011; Corradino, La responsabilità della Pubblica Amministrazione, Torino, 2011; Garofoli, Ferrari, Manuale di diritto amministrativo, Roma, 2010; Ledda, La giurisdizione esclusiva del Consiglio di Stato, N. Rass. 1971, 2717; Macario, Accordi sostitutivi di provvedimento amministrativo e tutela contrattuale del privato: il punto delle Sezioni Unite, in I Contratti, n. 4/2021, 369; Police, in Scoca (a cura di), Giustizia amministrativa, Torino, 2017; Ramajoli, in Sassani, Villata (a cura di), Il codice del processo amministrativo, Torino, 2012; Travi, Lezioni di giustizia amministrativa, Torino, 2021. |